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Piano banda ultralarga: in arrivo la mappatura delle aree bianche

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Il Governo prosegue con il ‘dopo consultazione’, in previsione di nuove iniziative, ancora nelle fasi preliminari, con il coinvolgimento di altri Ministeri. Per il premier Renzi, ‘Oggi la grande opera di cui si ha bisogno come il pane è la banda larga’.

Entra nel vivo la fase propedeutica all’attuazione del Piano banda ultralarga del Governo: sarà infatti pubblicata a breve, nel giro di una decina di giorni, la mappatura delle aree bianche effettuata da Infratel e che permetterà agli operatori di ‘prenotare’ entro il 31 marzo le singole zone in cui vorranno investire e di presentare i loro piani di investimento nella banda ultra larga a 30 Mbps e 100Mbps entro il 31 maggio. L’assegnazione dei lotti di intervento dovrebbe essere finalizzata entro il 15 giugno.

Grazie al recente decreto Milleproroghe (art. 3), gli operatori avranno comunque un paio di mesi in più rispetto alla precedente scadenza del 31 gennaio per prenotare le aree in cui investire, e cominciare così a dare forma ai piani del Governo sulla banda ultralarga.

I costi del Piano Strategico 

Tenuto conto dell’impostazione tecnologica adottata, l’investimento per raggiungere la completa attuazione del piano strategico è di 12,3 miliardi di euro.

Il ricorso a risorse pubbliche a fondo perduto per almeno 1 miliardo di euro sembra inevitabile per garantire il servizio di connettività a più di 30 Mbps in almeno 4.300 comuni – ossia 9,4  milioni di persone residenti soprattutto al Sud – inclusi nel ‘Cluster D’ che identifica le aree a fallimento di mercato.

Per portare le connessioni a 100 Mbps entro il 2020 nelle principali 15 città italiane incluse nel ‘Cluster A’ del Piano strategico, i privati dovranno investire, senza il concorso di finanziamenti pubblici, ma avvalendosi delle misure di defiscalizzazione descritte, circa 1 miliardo di euro per raggiungere 571 mila edifici ancora non raggiunti a 100 Mbps, in cui risiedono circa 9,4 milioni di persone, ovvero il 17% della popolazione.

6,1 mld di euro di provenienza pubblica a debito e solo in minima parte a fondo perduto saranno invece necessari per completare il salto di qualità da 30 a 100 Mbps nelle 1.122 città del ‘Cluster B’, in cui risiede il 47% della popolazione dislocati in 4,5 milioni di edifici

Infine, per portare la banda ultralarga da 2 a 100 Mbps in circa 2.650 città in cui risiede il 22% della popolazione, dislocata in 3,5 milioni di edifici (Cluster C) sono necessari 4,2 miliardi di euro, in parte di provenienza pubblica a debito e a fondo perduto.

La mappatura

La mappatura, di per sé un fatto innovativo, prevede un numero elevato di aree molto piccole e sarà pubblicata online sul sito del Mise appena il ministero delle Finanze darà il suo via libera  al decreto ministeriale, dopo aver valutato la compatibilità del credito d’imposta fino al 50% previsto dallo Sblocca Italia con le finanze pubbliche. Gli operatori dovranno registrarsi e comunicare le zone in cui vorranno investire.

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Aree a fallimento di mercato Fonte: Infratel, luglio 2014

Terminata la fase di consultazione sul Documento Strategia italiana per la banda ultralarga (qui il report del MISE), bisogna ora necessariamente accelerare sull’attuazione del Piano, per allineare l’Italia agli obiettivi europei (100 Mb effettivi al 50% della popolazione entro il 2020). Un obiettivo ‘ambizioso’ per l’Italia, ancora troppo indietro in quanto a copertura in fibra ottica, ma che si spera sarà centrato grazie anche agli investimenti delle Regioni.

Quel che è certo è che ora urge uno sblocco ‘serio’ degli investimenti e delle iniziative collaterali per uscire dallo stallo che ci relega in fondo alle classifiche europee, mentre il Governo prosegue con il ‘dopo consultazione’, in previsione di nuove iniziative, ancora nelle fasi preliminari, con il coinvolgimento di altri Ministeri oltre al Mise e l’obiettivo di spingere la domanda di banda larga oltre che l’offerta.

In attesa del nuovo scoreboard della Commissione europea sugli avanzamenti degli Stati membri in tema di Agenda digitale, comunque, il Governo si ritiene soddisfatto dei risultati ottenuti, almeno sul fronte della ‘comunicazione’: sembrerebbe essere stato colto, anche dagli operatori, un ‘cambio’ di passo e lo dimostrano sia i risultati positivi del coordinamento tra Ministeri, presidenza del Consiglio, e Agid – non scontati visto il notorio livello di competitività tra i dicasteri – ma anche il fatto che le Regioni, incontrate dal Governo tutte insieme, abbiano deciso di rivedere in ‘chiave digitale’ i piani di investimento dei Fondi Feasr e Fesr.

I fondi pubblici e privati

I Fondi strutturali europei dedicati al settore per il periodo 2014-2020 ammontano a 2,1 miliardi di euro di cui, il grosso (1,84 miliardi) dal FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale) e  257,9 milioni di euro di FEASR (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale). A questi si aggiungono i 4 miliardi di fondi FSC da anticipare con la Banca europea degli investimenti (BEI).

I privati, secondo quanto riportato dal Piano Strategico, hanno messo sul piatto 2 miliardi nel triennio 2014-2016.

Stamani il premier Matteo Renzi,  partecipando alla presentazione di un libro, ha affermato che un Paese moderno ha bisogno di opere infrastrutturali all’altezza e sottolineato come “…Oggi la grande opera infrastrutturale di cui si ha bisogno come il pane è la banda larga” .

Il messaggio, che il Governo sta cercando di fare sul serio dopo anni di promesse non mantenute e che gli obiettivi dell’Agenda 2020 siano diventati una priorità, insomma, è passato, ma da qui a ottenere risultati  ce ne passa. Staremo a vedere se questo 2015 sarà davvero l’anno buono.

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