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Petrolio sempre più caro. Tamburi (ENEL): “Solo con le rinnovabili si abbassa il costo della transizione”

Petrolio alle stelle e crisi dei prezzi

Sono giorni che il prezzo del petrolio al barile sta aumentando. Ogni tanto sembra ci sia una battuta di arresto, poi torna a salire più di prima, spinto in alto dalla domanda globale di energia e dalla ripartenza generale delle attività produttive ed economiche dopo il grande blocco dovuto alla pandemia di Covid.

Oggi il petrolio ha toccato gli 84 dollari al barile, secondo la Reuters, quasi un record negli ultimi anni, sostenuto da un rimbalzo della domanda globale che sta contribuendo alla carenza di energia per tutte le grandi economie, tra cui la Cina e l’Unione europea.

Crisi energetica e bollette più pesanti

Si crea così una crisi energetica (energy crunch) che è quasi mondiale, da cui derivano altre crisi, come quella delle materie prime (che costano di più e sono al momento scarse sul mercato), in parte frutto di un cambiamento degli equilibri sui mercati e in parte risultato delle solite campagne speculative (che non mancano mai).

L’aumento dei costi dell’energia è il risultato di un quadro molto ampio, quindi, perché determina un aumento dei prezzi generalizzato delle materie prime in molti settori, dalle bollette delle famiglie e delle imprese ai beni alimentari, passando per i trasporti, i carburanti e altri prodotti di consumo.

Nel mezzo ci siamo noi, i cittadini e le imprese, la società e il tessuto economico-produttivo, che non possono che andare avanti e cercare di spingere i Governi a fare le scelte migliori (se si è fortunati di essere ascoltati).

Più fonti rinnovabili per ridurre i costi, più indipendenza energetica

I combustibili fossili hanno questo potere, quello di incidere enormemente sul costo dell’energia, ovviamente, più in generale della vita.

Lo ha spiegato bene in un’intervista al Giornale il direttore Italia del Gruppo Enel, Carlo Tamburi: “L’aumento dei costi è dovuto all’andamento del mercato dell’energia, il quale dipende dai prezzi delle materie prime come il gas, che sono ai massimi storici per la ripresa delle economie.

“In Italia – ha aggiunto il Direttore Italia di Enel – l’aumento delle bollette elettriche di questi mesi è legato in gran parte alle quotazioni del gas, che spiegano oltre l’80% dell’incremento. Il restante è dovuto al prezzo dei permessi di emissione della CO2. Questo perché oggi la maggior parte dell’energia elettrica è prodotta tramite fonti convenzionali e solo il gas pesa per circa il 50%”.

Per uscire fuori da questa tenaglia dei mercati c’è solo una strada ed è quella di una maggiore indipendenza energetica che passa necessariamente per le fonti energetiche rinnovabili, che non ci espongono ai rischi legati all’estrema variabilità del prezzo.

Un kWh prodotto da energia rinnovabile ha un costo legato solo all’ammortamento dell’investimento iniziale per la realizzazione dell’impianto, più la sua manutenzione; valori facilmente prevedibili e che non subiscono variazioni nel tempo. Questo perché risorse come il sole ed il vento sono disponibili in natura e quindi il costo marginale degli impianti è zero”, ha sottolineato Tamburi.

Meno burocrazia per favorire l’energia da fonti rinnovabili

Oggi nel nostro Paese il 37% circa dell’energia è prodotta da fonti rinnovabili. L’obiettivo stabilito dall’Unione europea è arrivare al 70% di energia pulita entro il 2030. Abbiamo poco tempo e molte cose da fare per cercare di rimanere allineati a tale percorso virtuoso.

C’è quindi bisogno di accelerare sulla strada della decarbonizzazione favorendo e promuovendo l’energia pulita da sole, acqua, vento e calore terrestre (geotermia), a partire da azioni concrete, come la semplificazione burocratica per ottenere l’autorizzazione a realizzare impianti per le rinnovabili.

Il ritorno del nucleare? L’UE deciderà entro fine anno

I Governi di molti Paesi (tra cui Francia, Finlandia, Bulgaria, Croazia, Slovenia, Ungheria e Romania), infine, stanno tentando di inserire anche l’energia nucleare tra le fonti rinnovabili.

Un’operazione che al moment non trova sponde istituzionali a Bruxelles, ma che potrebbe riservare sgradite sorprese agli ambientalisti/ecologisti entro la fine dell’anno, quando la Commissione europea prenderà una posizione ufficiale.

Il nucleare è costoso e inquina molto. Produrre un kWh di energia elettrica con il fotovoltaico è costato nel 2020 circa 3,7 dollari in tutto il mondo, 4 dollari con l’eolico, 6 dollari con il gas, 11,2 dollari con il carbone, ben 16,3 dollari con il nucleare, secondo dati del World Nuclear Industry Status Report.

Altre stime ci indicano chiaramente che costruire nuova capacità nucleare costa molto di più che quella eolica o solare. il costo medio del nucleare è compreso tra 129 e 198 dollari MWh, mentre quello dell’eolico offshore, ad esempio, è compresa tra 26 e 54 dollari MWh, mentre il solare scende a 29-42 dollari MWh.

Senza considerare, infine, che il nucleare produce scorie che vanno smaltite in appositi siti di contenimento, molto costosi e allo stesso tempo molto pericolosi per l’ambiente e la salute umana.

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