Isei sera, alle 22:00 circa, ora italiana, abbiamo avuto conferma dalla Nasa che la missione su Marte di Perseverance è ufficialmente iniziata. Il lander con a bordo il rover dell’operazione Mars 2021 ha toccato il suolo del pianeta rosso, inviando una prima foto del luogo scelto per l’ammartaggio, il cratere Jezero.
Passati quindi i celebri “7 minuti di terrore”, come li ha definiti l’agenzia spaziale americana, in cui tutto poteva andare storto (mandando in fumo un progetto da 2 miliardi di dollari complessivi), inizia ora la fase più operativa della missione, cioè l’utilizzo di tutti gli strumenti tecnologici di cui è dotato il rover.
Su Marte con tecnologie avanzate
Innanzi tutto c’è un computer di bordo molto avanzato, in grado sempre di prendere decisioni autonome, come è stato per la scelta del luogo dell’atterraggio. Ci sono poi tecnologie software altamente evolute, per la gestione e il controllo delle operazioni, con capacità di apprendimento autonomo.
Altra tecnologia a bordo di Perseverance è il drone “Ingenuity”, un elicottero guida autonoma (Ingenuity Mars Helicopter) in grado di volare in un’atmosfera molto più rarefatta di quella terrestre.
Oltre a un set di obiettivi per le fotografie e le video riprese di Marte, Perseverance è dotato di sensori audio molto sofisticati, per catturare tutti i suoni del pianeta.
In prospettiva di una missione con a bordo esseri umani, il robot avrà anche il compito di sfruttare tecnologie di cattura del carbonio (CO2) e di generazione invece di ossigeno.
Il contributo italiano
In questa missione, comunque, c’è anche molto made in Italy. Ad esempio, tra l’equipaggiamento tecnologico troviamo il microriflettore LaRA, realizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).
“Simile allo strumento che si trova sul lander della Nasa InSight, LaRA consentirà di aggiungere tasselli importanti alla conoscenza della struttura interna del pianeta rosso”, si legge sul sito dell’Asi.
Non solo, i dati inviati da Perseverance nella fase di atterraggio sono stati monitorati anche dal Sardinia Deep Space Antenna (SDSA), l’unità scientifica dell’Agenzia italiana, situata nella località di San Basilio, in provincia di Cagliari.
“I segnali sono stati ricevuti grazie al Sardinia Radio Telescope (SRT) dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), con il quale SDSA condivide parte delle dotazioni e delle infrastrutture pur avendo un suo equipaggiamento ed un centro di controllo specifico per comunicare con i veicoli spaziali”, è spiegato dall’Asi.
L’SDSA è entrata a far parte del Deep Space Network nel settembre 2017.