Sembra incredibile ma traffico mobile costa in Italia come in India, ovvero 0,09$ al GB. Siamo di fronte alla tariffa più bassa d’Europa ed alla seconda tariffa più bassa del mondo. La spesa finale degli utenti è passata da 14 miliardi circa del 2016 a meno di 10 miliardi nel 2023. Di conseguenza gli investimenti in rete mobile “registrano una marcata flessione” (-16,4%) con TIM in calo del 18,9% e del 15,5% osservabile per gli altri operatori.
Ci si interroga su come fermare la guerra dei prezzi. Solo che la soluzione non è semplice stavolta e forse proprio per questo non viene presa in considerazione.
La domanda giusta da porsi è: Perchè una SIM con traffico illimitato in Germania costa 85 euro al mese e da noi 4,99? Chi sta sbagliando?
Le teorie dogmatiche hanno fallito
Ad esempio si dice che “i clienti non sono disposti a pagare di più”. Ma questa è un’ovvietà: gli utenti chiaramente non hanno mai interesse a pagare di più se non sono costretti a pagare di più. Pensiamo all’inflazione dove tutti i prezzi salgono ma le tariffe TLC scendono. Tra il dicembre 2019 ed il dicembre 2023 l’indice dei prezzi per l’intera collettività (NIC) è cresciuto di 18,2 punti mentre quello dei servizi e terminali per telecomunicazioni è sceso di 11,6.
Credo che nessuno sia disposto a pagare di più neanche per l’energia elettrica, la benzina, l’assicurazione, l’olio d’oliva. Quindi non c’è alcuna correlazione tra il declino dell’ARPU (average revenue per user) e il fatto che il cliente non sarebbe disposto a spendere di più. In questo caso, semmai, accade l’opposto, ovvero che il cliente italiano è felicissimo di pagare un prezzo minimo ed una tariffa in costante ribasso per fruire di un traffico su rete mobile che aumenta.
Secondo alcuni analisti, visto che il cliente non è disposto a pagare di più, allora si dovrebbero efficientare i costi. E’ un’altra teoria dogmatica che è vera solo sulla carta, ma di fatto non può aiutare adesso il settore. La riduzione dei costi infrastrutturali e l’efficientamento con il network sharing, possono creare nuovi spazi si manovra, ma non possono risolvere la situazione attuale. Questo perchè l’efficientamento parte sempre da una base di spesa ampia che – se ridotta – consente di liberare alcune risorse. Ma qui la spesa non è ampia a sufficienza per creare un extra-gettito sufficiente da reinvestire in rete di nuova generazione (5G SA).
Si perde di vista il problema con soluzioni creative
E allora che succede? Si dà la colpa al costo delle frequenze, alla scarsa potenza del 5G o al numero degli operatori. E’ vero che le aste per le frequenze dovrebbero essere “investment friendly” ovvero capaci di non prosciugare il pozzetto degli operatori che però sono i primi a giocare la partita arrischiando capitali che spesso non hanno, per accaparrarsi frequenze perfino laddove non le sfruttano fino in fondo (es. le millimetriche).
E si chiede che venga introdotto il consolidamento (che non è vietato). E infatti ci sono stati e continuano ad esserci fenomeni di acquisizione a cui possono seguire o meno rimedi di natura competitiva. Non si può stravolgere questa regola se si vuole rimanere in un’economia di mercato. Oppure si chiede il “fair share” come contribuzione dei fornitori di servizi e contenuti online (o di alcunni di essi) alterando la struttura stessa del mercato. E’ come se si volesse far pagare pagare l’acqua ad alcuni produttori di lavatrici.
E ancora: si chiede sempre più potenza per le antenne 5G, per metterne di meno e coprire aree più estese. Sono tutti blandi rimedi per falsi problemi. Soluzioni creative ad un problema complesso.
Perché le teorie tradizionali hanno fallito
Tutti gli operatori si lamentano per i ricavi decrescenti, i margini che si assottigliano e non consentono nuovi investimenti. La mano invisibile ha portato il mercato ad un passo dalla dissolvenza. Perchè i problemi del settore delle telecomunicazioni non si risolvono mai da soli. Siamo di fronte ad un fallimento di mercato, serve un intervento correttivo. La pressione competitiva è una forza positiva se fa scendere le tariffe. Ma cessa i suoi effetti benefici se produce come esternalità una flessione degli investimenti tale da non poter raggiungere gli obiettivi europei. Le Autorità preposte non agiscono d’ufficio e non sembrano affatto sensibili alla sopravvivenza degli operatori telefonici più di quanto siano sensibili al benessere dei consumatori. Ma è un benessere fittizio pagare poco per accedere ad Internet mobile, visto che non abbiamo una copertura di reti 5G (Stand Alone) adeguata a far nascere i servizi che dovrebbero sostenerla (ad es. edge, slicing, verticals).
Ecco cosa si dovrebbe fare: l’analisi dei costi di un operatore efficiente
Le teorie tradizionali quindi hanno fallito. Ecco allora cosa si dovrebbe fare. Partiamo dalla relazione annuale che è disponibile sul sito dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Consideriamo adesso la quota di mercato dei singoli operatori, i ricavi decrescenti e gli investimenti asfittici.
Sempre sul sito dell’Autorità si evince che Iliad, ad otto anni dalla delibera che ne ha favorito l’ingresso in Italia, non è più da considerarsi operatore “nuovo entrante”. Questo fatto giuridico non è da poco, ed infatti ha permesso all’operatore francese di ricollocarsi sul mercato italiano e di chiudere ad esempio accordi di spectrum sharing con WindTre e di affitto di frequenze millimetriche ad Open Fiber. Accordi che probabilmente, fino a novembre 2022 le sarebbero stati vietati, proprio per difenderla in quanto “new entrant”. Ma oggi non è più cosi, ed infatti Iliad è una realtà rafforzata e ben consolidata. Lo scrive l’Agcom e lo approva l’Antitrust. Al netto di quanto possa decidere la Commissione Europea, Iliad non è più nuovo entrante. Bene.
Adesso occorre guardare al mercato nella sua interezza. Abbiamo una situazione estremamente competitiva, con tutti e quattro gli operatori mobili in piena concorrenza. Anche a fronte dell’acquisto delle attività di Vodafone Italia da parte di Swisscom per unirle con le attività di Fastweb, non emergono sconvolgimenti tali da imporre remedies sul mercato mobile. Salvo sorprese, il volume d’affari complessivo rappresentato dai due operatori nel 2023 risulta superiore al 30% del mercato italiano. Eventualmente si potrebbe considerare il procedimento antitrust, ma solo per rilevare il nuovo assetto di mercato post-concentrazione.
E’ sufficiente a questo punto confrontare i dati italiani (costi/margini/ricavi) con la best practice europea. Prendiamo i dati di un operatore efficiente in Germania, in Belgio o in Grecia e vediamo a quanto arriva a tariffare il GB di traffico. I dati ci sono già tutti, la regolamentazione europea è omogenea e gli indicatori sono tutti pubblici.
Raccogliendo tutte le offerte degli operatori mobili pubblicate sui rispettivi siti internet nella trasparenza tariffaria e considerando “le migliori tariffe” cosi come dettagliate dalle regole della trasparenza contrattuale, otterremmo la cornice perfetta del quadro. Poi passando ad un’analisi dei costi degli operatori, finalmente arriveremmo al cuore del problema che è quello da cui siamo partiti: Perchè una SIM con traffico illimitato in Germania costa 85 euro al mese e da noi 4,99? Chi sta sbagliando?