Perché Netflix non fa in tempo ad annunciare un rincaro che subito ne ha già pronto un altro? Risposta semplice: perché vuole fare più soldi. Risposta un po’ più complessa: perché vuole spingere gli utenti a passare al piano meno caro. Detta così, il comportamento sembrerebbe paradossale: ma l’abbonamento più economico di Netflix è quello ad-supported, cioè con la pubblicità, ed è proprio nei cari, vecchi spot che sembra esserci il capitale necessario per affrontare e superare una congiuntura economica complessa come quella che stiamo vivendo.
Lo ha detto neanche troppo tra le righe la stessa azienda nell’ultima lettera agli azionisti: «La nostra priorità immediata è costruire una audience di utenti col piano con gli sport, così da far diventare Netflix una piattaforma essenziale per i pubblicitari, il che è essenziale per far diventare la pubblicità parte integrante del nostro business». Più chiaro di così.
La strategia di Netflix: o spendere meno, o spendere (molto) di più
Pertanto, negli scorsi giorni, Netflix ha annunciato che il suo piano base – che non può più essere sottoscritto né in USA né in Italia, ma vale solo per chi l’aveva scelto in passato, a 9,99 dollari al mese – salirà a 11,99 dollari al mese. A questo punto l’offerta per Netflix con la pubblicità, che costa 6,99 dollari al mese, diventa ancora più appetibile, con un doppio effetto: da una parte chi era sul piano base – giovani o comunque famiglie interessate al risparmio, senza particolari pretese per quanto riguarda la qualità video o la trasmissione in contemporanea su più schermi – passerà con tutta probabilità a quello ad-supported; chi invece ha qualche esigenza in più, come il full HD o il 4K, vedrà il suo abbonamento avvicinarsi come prezzo a quelli Standard e Premium, i più costosi ma anche quelli che offrono di più (niente pubblicità, due dispositivi supportati alla volta, Full HD, download su due dispositivi per lo Standard, in Italia a 12,99 euro al mese; 4 dispositivi supportati e download su 6 dispositivi, più l’Ultra HD e l’audio spaziale di Netflix, a 17,99 dollari al mese, per il Premium). A quel punto sarà quindi più conveniente fare uno sforzo di una manciata di euro in più e godersi di più film e serie. (Per confrontare i costi delle migliori offerte di tv streaming disponibili oggi in Italia, c’è sempre a disposizione il comparatore di SOSTariffe.it).
Due account? Meglio condividere
Il piano si intreccia anche con una delle ultime novità di Netflix, introdotta per dare un giro di vite alla pratica di condividere l’abbonamento allo streaming tra più utenti che non fanno parte dello stesso nucleo familiare: la possibilità di aggiungere un utente extra, a 4,99 euro ciascuno al mese (uno per abbonamento per il piano Standard, due per quello Premium). Un risparmio non da poco, soprattutto se si tiene conto che questa condivisione “legalizzata” permette al secondo utente di godere di tutti i vantaggi dell’account principale, pur avendo il proprio account con password, nonché un motivo in più per scegliere verso quale polo dirigersi: quello a basso costo con le pubblicità o quello con tutti i possibili benefit, a un prezzo superiore. Anzi, decisamente superiore, visto che il piano basic non è stato l’unico ad aumentare: se il piano standard continua a costare 15,49 dollari al mese, il premium infatti è salito a 22,99 dollari al mese, e gli stessi aumenti sono stati annunciati anche per il Regno Unito e la Francia. L’Italia per ora rimane fuori, ma è prevedibile che prima o poi il nuovo rincaro tocchi anche a noi, a solo un anno da quello precedente: una spesa che comincia a diventare non indifferente in un momento di crisi globale, soprattutto per tutti quegli abbonati che, iscritti a più piattaforme, prima o poi si rendono conto che continuano a sottoscrivere per mesi un servizio di cui usufruiscono solo occasionalmente.
E i rincari forse non si fermano
Si dirà: per giustificare un simile aumento, ci possiamo aspettare una grande quantità di contenuti di qualità per i prossimi mesi, che rendano Netflix indispensabile per chi ama serie tv e film originali. Non sarà però così, visto che, sebbene gli sceneggiatori siano tornati al lavoro dopo aver raggiunto un accordo con le case di produzione per il miglioramento delle condizioni di lavoro e dei contratti, lo sciopero degli attori continua, e senza attori – fino a quando l’intelligenza artificiale arriverà anche lì, e non a caso i diritti sul proprio aspetto e sull’eventuale replica digitale sono uno dei punti del contendere – tutto è fermo. Come se non bastasse, qualche settimana fa il Wall Street Journal aveva fatto capire che potranno esserci ulteriori aumenti quando lo sciopero degli attori finirà, e non si è del tutto sicuri che si riferisse a quelli appena annunciati. Secondo l’analista Brandon Katz di Parrot Analytics, è invece probabile che il costo del piano con pubblicità rimanga fisso per qualche tempo, fino a quando non sarà stata raggiunta la massa critica di abbonati, e ci potrebbe volere parecchio.
Netflix: dietro il fatturato c’è di nuovo la pubblicità
Uno dei fattori su cui Netflix può contare per non temere l’abbandono dei suoi abbonati (che, anzi, continuano ad aumentare, secondo gli ultimi dati, con nove milioni di nuovi abbonati a livello globale e ricavi relativi al terzo trimestre del 2023 a 8,5 miliardi di dollari, +8% rispetto all’anno scorso) è sicuramente l’oligopolio di fatto nel settore. Se Netflix infatti aumenta in prezzi, di certo non stanno a guardare né Disney, né Warner Bros, né Paramount. E i risultati attesi per gli introiti pubblicitari, per quanto un po’ vintage, fanno gola a tutti: secondo gli analisti di Wedbush, è possibile che ogni abbonamento ad-supported generi 10 dollari al mese o più, con un guadagno netto per Netflix assai facile da calcolare (al momento, l’azienda ricava circa 8 euro al mese da questi abbonamenti). E così le azioni del colosso di Los Gatos continuano a salire, con il plauso di Wall Street; un po’ meno gli abbonati, molti dei quali, presto, dovranno decidere a quali servizi di streaming rinunciare per non infierire troppo sul già traballante bilancio familiare di questi mesi.