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Perché Google e Facebook hanno “demonetizzato” i canali russi?

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Allo scoppio della guerra e prima che gli eventi precipitassero, c’è chi si è sorpreso della scelta, da parte di Google e Meta, di impedire la monetizzazione dei principali gruppi media governativi russi, RT e Sputnik, ospitando sui propri siti la pubblicità raccolta grazie alle soluzioni offerte da tali piattaforme.

Nel corso dei giorni successivi, i canali sono stati poi sospesi in Europa così che non potessero diffondere informazioni propagandistiche e, del resto, Facebook, insieme a Twitter, è stata oscurata in Russia.

La “demonetizzazione” dei canali governativi da Google a Meta, nonostante all’apparenza potesse sembrare una sanzione leggera, ha voluto produrre:

I media digitali hanno reagito allo scoppio della guerra con scelte a volte inquietanti a volte capaci di generare iniziative commoventi: la sospensione in Ucraina della funzionalità di Google Maps che permette di vedere dove ci sono più persone per ragioni di sicurezza come la sospensione delle commissioni su Airbnb che hanno fatto scaturire prenotazioni presso strutture ucraine per sostenerne gli host rimarranno nella storia di Internet.   

Nel corso dei giorni della scorsa settimana tali iniziative sono poi cresciute e diventate sempre più radicali, ma la demonetizzazione non è stata la meno rilevante e, al contempo, meno simbolica.    

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