Facebook sceglie le notizie che fanno tendenza? E quanto e in che modo questo fa ‘notizia’?
La ‘bomba’ l’ha sganciata il sito Gizmodo che ha riferito di come diversi ‘news curator’ si occupino di aggiungere nella sezione trending news (disponibile sono nella versione in lingua inglese del social network) notizie selezionate ad arte. Storie anche prive di quella popolarità che dovrebbe essere alla base della scelta delle cosiddette news di tendenza. Storie segnalate. Storie che si ha un interesse a ‘gonfiare’.
Allo stesso modo, dunque, venivano anche rimosse notizie che – stando a quanto riferito dalla fonte a Gizmodo – spesso e volentieri erano di interesse dell’area politica conservatrice.
Insomma, alla base della scelta delle news che compaiono nella sezione notizie popolari di Facebook, non c’è un algoritmo ma una vera e propria redazione che riflette le scelte istituzionali della società.
Ora, sottolinea Gizmodo, non è che la brutta cosa sia che Facebook disponga di un team che impone valori editoriali ‘umani’ alle liste di news selezionate da un algoritmo, ma il fatto che questo sia in netto contrasto con le affermazioni dell’azienda secondo cui nella lista delle notizie di tendenza vanno a finire “gli argomenti e gli hashtag che di recente sono stati più popolari su Facebook”.
Scrive Mathew Ingram su Fortune che per molte persone Facebook è ormai una presenza talmente costante nella vita quotidiana, da non percepirla quasi più, “…è sempre lì, come l’atmosfera perciò smettiamo di pensarci”. E, soprattutto, si smette di pensare a quanto “possa influenzare il nostro modo di vedere il mondo e alle implicazioni di questa influenza”.
Un conto è, però, che un qualsiasi utente Facebook sia indotto a cambiare idea od opinione su un argomento ‘allineandosi’ a una notizia popolare perché condivisa da molti altri utenti e quindi per questo finita in cima alla lista delle news di tendenza. Altro conto è che invece dietro questo posizionamento ci sia una vera e propria scelta editoriale, per di più tenuta nascosta agli utenti, che di fatto sono totalmente all’oscuro del perché – sulla base di quali convinzioni – avvenga questa manipolazione della gerarchia delle notizie.
Perché quando Facebook rimuove l’immagine di una mamma che allatta al seno o censura una pagina che inneggia all’odio razziale possiamo non condividere quella scelta ma quantomeno possiamo comprenderla.
Non è la stessa cosa se, a nostra insaputa, inietta nella sezione delle notizie più popolari storie che li non dovrebbero starci. Ricordiamo infatti che ogni giornale che si rispetti ha una propria linea editoriale e decide cosa sia appropriato mandare in stampa e cosa no. Il punto è che innanzitutto chi compra un quotidiano è più o meno informato di qual sia la sua linea e il suo ‘lato politico’ e in secondo luogo che Facebook raggiunge ogni giorno un pubblico di oltre 1 miliardo e mezzo di persone e non può quindi essere paragonato a nessun altro media. Negli Usa, più di sei ragazzi su 10 affermano di informarsi sulla politica attraverso le news che compaiono su Facebook.
In un comunicato diramato ieri pomeriggio, il responsabile del team che si occupa delle ‘Trending News’, Tom Stocky, ha smentito le dichiarazioni degli ex news curator, e ha precisato che “…ci sono linee guida molto rigide in fatto di coerenza e di neutralità. Queste linee guida non consentono la soppressione delle visioni politiche. E non consentono di dare priorità a un punto di vista rispetto a un altro o a una testata rispetto a un’altra. Non inseriamo storie nei trend topic artificialmente e non chiediamo ai curatori di farlo”.
Ma lo stesso queste dichiarazioni non risolvono il problema vero che è l’opacità del sistema, la mancanza di trasparenza su quella che è una consapevole linea editoriale mascherata da processo automatizzato.