Il progetto di un Dispositivo Universale di Accesso pan-Europeo
Questa presentazione vuole essere un primo passo verso la realizzazione di un Dispositivo Universale di Accesso pan-Europeo (UAD, Universal Access Device) o, più semplicemente di un nuovo tipo di portafoglio digitale (digital wallet).
Le prime versioni di questi prodotti consentivano di memorizzare dati riservati e di condividerli con terzi. Ad esempio, si potevano utilizzare per negoziare scambi tra valute digitali, ad esempio bitcoin (BTC) contro tezos (XTZ). L’evoluzione di questo concetto ha suggerito la realizzazione di un Dispositivo Universale di Accesso, capace di realizzare una interazione sicura tra due utenti, come lo scambio di un importo in Valuta Digitale emessa da Banca Centrale (CBDC, Central Bank Digital Currency) o in qualsiasi altra Valuta Digitale.
Nell’Unione Europea sono già disponibili tutte le tecnologie (hardware e software) necessarie a realizzare un prodotto del genere, ma le risorse richieste dal progetto sono superiori a quelle che una singola azienda può mettere in campo. Per raggiungere questo risultato occorre un coordinamento a livello di Unione Europea.
Un po’ di storia
Gia da prima dell’Impero Romano, le monete non servivano solo a facilitare il commercio, ma erano anche il modo utilizzato da Re ed Imperatori per proclamare la sovranità. Successivamente, l’invenzione delle banconote ha dato agli artisti ancora più spazio per rappresentare le loro glorie nazionali. Dopo le incertezze iniziali, anche la diffusione dell’Euro ha dimostrato come la moneta unica sia in grado di ricordare agli Stati dell’EuroZona le loro radici comuni.
Quindi la proposta di una infrastruttura comune (piattaforma hardware e servizi) per le applicazioni FinTech (ad esempio le valute digitali e le CBDC) non è fantascienza, ma la logica evoluzione di un processo durato migliaia di anni.
Ad esempio, pochi sanno che il Consorzio Galileo gestisce una versione europea del GPS, il sistema di posizionamento globale satellitare introdotto dagli Stati Uniti negli anni ’70. Galileo è considerato una tappa fondamentale nella costruzione della sovranità digitale europea, e collabora con il suo fratello maggiore GPS a fare in modo che i nostri smartphone conoscano la nostra posizione geografica.
A fortiori, un oggetto di uso comune come un UAD potrebbe diventare un simbolo dell’integrazione europea. Inoltre, la diffusione di uno strumento standard per le transazioni digitali servirebbe a ridurre le diseguaglianze (fisiche, di reddito e di cultura), nello stesso modo con cui le monete e le banconote possono essere utilizzate indistintamente dai cittadini dell’Eurozona e dai loro ospiti.
Come funziona un digital wallet?
Nella sua forma più semplice, un digital wallet consente di memorizzare in sicurezza le informazioni necessarie ad operare su una blockchain. Chiaramente, potremmo scrivere queste informazioni su di un foglio di carta (o su qualche altro supporto), ma si tratta di soluzioni poco pratiche o poco sicure.
I prodotti di fascia bassa ricordano una chiavetta USB, e necessitano di un personal computer o di uno smartphone per interagire con l’utente. Soluzioni più complesse utilizzano un approccio a due componenti, uno che assomiglia ad una calcolatrice da tasca (su cui va digitato l’importo) ed una carta di credito contactless, per confermare l’identificazione dell’utente. Uno UAD rappresenta una soluzione ancora più evoluta, e può implementare anche altre funzioni, come il trasferimento di valuta digitale tra due utenti o l’accesso a servizi FinTech.
Un approccio sistemico all’infrastruttura UAD
Il presente documento propone la realizzazione di una infrastruttura pan-Europea per la gestione degli UAD, basata su una piattaforma hardware standard e su un servizio per la distribuzione automatica del software (OTA, over-the-air). A differenza di uno smartphone, il Dispositivo Universale di Accesso può eseguire solo i programmi che gli sono assegnati dal servizio di distribuzione, in modo da eliminare le contraffazioni. In base al software che gli viene assegnato, lo stesso dispositivo potrebbe essere utilizzato per applicazioni specifiche, ad esempio per scambiare una CBDC o una specifica valuta digitale, oppure per un progetto di Finanza Decentralizzata (DeFI).
L’esperienza degli smartphone dimostra che solo un’infrastruttura integrata di hardware e servizi (in grado di garantire una sicurezza adeguata) può stimolare lo sviluppo di una industria del software che sia al tempo stesso vitale ed innovativa. Le infrastrutture attualmente disponibili per gli smartphone (Android, sviluppato da Google, ed iOS, sviluppato da Apple) sono sotto inchiesta sia da parte del Governo Federale U.S.A. che dalla Commissione Europea. Le pratiche commerciali messe in atto da queste infrastrutture sembrerebbero già un motivo sufficiente per valutare delle alternative.
La sovranità digitale europea è basata sul concetto di complementarietà e non deve essere confusa con il protezionismo. Lo scopo di un’infrastruttura pan-Europea è quello di offrire a tutte le aziende del settore FinTech una soluzione UAD a basso costo iniziale, in grado di facilitare lo sviluppo di nuove soluzioni di Finanza Decentralizzata (DeFi). Al contrario, se l’Unione Europea perdesse l’opportunità di realizzare un’infrastruttura comune, le aziende dell’Unione dovrebbero sopportare costi aggiuntivi ed aumenterebbe il contenzioso legale tra tutti i componenti del mercato.
Il processo per la definizione di una CBDC a livello di EuroZona richiederà un tempo adeguato: al momento si stanno ancora valutando le alternative di base. In pratica, vogliamo una CBDC destinata ai consumatori (retail), oppure una versione limitata ai regolamenti interbancari (wholesale)? la nuova valuta funzionerà come un conto corrente (account) oppure come una banconota (token)? Questa è un’opportunità da non perdere: se si iniziasse adesso lo sviluppo di una infastruttura UAD pan-Europea, essa potrebbe essere raffinata e collaudata sui progetti attualmente in corso, in modo da raggiungere la maturità del prodotto in tempo per supportare le prime implementazioni dell’Euro come CBDC.
Le architetture disponibili per gli UAD condividono gli stessi componenti elettronici, ma problemi di proprietà intellettuale e di segreto industriale hanno frammentato il mercato ed hanno disperso le attività di sviluppo, impedendo lo sviluppo armonico del settore. Allo stesso modo, tutti concordano sul valore strategico dei servizi di distribuzione automatica del software, ma pochissime aziende hanno la massa critica per gestirli su basi attive: Google, Apple, Microsoft, Amazon. Solo un progetto di cooperazione europea potrebbe superare queste difficoltà.
Il fattore umano
I paesi nordici sono all’avanguardia nei pagamenti elettronici: non a caso sia la Svezia che il Canada stanno lavorando ad una CBDC (valuta digitale emessa da banca centrale). Garantire la movimentazione fisica del contante in una zona a bassa densità di popolazione è un’attività rischiosa e antieconomica. Inoltre tra le giovani generazioni è diventato di moda pagare con la carta di credito: una tendenza che si è già diffusa in altre Nazioni (Giappone, Corea, Singapore). Le Banche Centrali si sono accorte che l’immagine della moneta nazionale sta perdendo il suo fascino, e stanno prendendo provvedimenti.
Esistono però motivi più interessanti per sviluppare uno UAD. Le calamità naturali (inondazioni, terremoti, pandemie) possono mettere fuori uso le reti elettriche e telefoniche, impedendo l’accesso al denaro contante anche per lunghi periodi di tempo. Nel caso i servizi bancari non siano disponibili, un sistema di UAD sarebbe comunque in grado di gestire piccole transazioni in maniera autonoma, o di recapitare un reddito a chi ha problemi di mobilità.
Alcuni componenti meno avvantaggiati della nostra società, non si possono permettere un conto in banca, oppure non possiedono o non possono utilizzare uno smartphone, ma anch’essi hanno diritto di accedere alla valuta digitale. Secondo la Costituzione Italiana, [ art. 117, comma 1, lett. e) ]: “Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: … moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; perequazione delle risorse finanziarie”.
Grazie alla sua forte specializzazione, uno UAD presenterebbe sensibili vantaggi rispetto ad uno smartphone, che per forza di cose deve svolgere più funzioni contemporaneamente. In particolare, costerebbe e peserebbe di meno, pur avendo maggiore autonomia e migliore usabilità. Tutto questo andrebbe a vantaggio di tutti gli utenti: ad esempio, un display a lettura facilitata progettato per gli ipovedenti risulterebbe utile anche a chiunque si trovasse ad usare il dispositivo in ambienti poco illuminati.
Un’analisi di mercato
Lo scorso anno, il mercato globale dei portafogli digitali aveva raggiunto i 160 milioni di dollari. La crescita media annua del mercato viene stimata tra il 12 ed il 24 %. Secondo queste previsioni, tra cinque anni il mercato degli UAD potrebbe arrivare ad un valore compreso tra i 290 ed i 700 milioni di dollari.
La società francese Ledger è senza dubbio uno dei leader del mercato dei portafogli elettronici: fondata nel 2014, è ora presente in 165 Nazioni. I suoi prodotti (più di un milione di dispositivi venduti) sono basati su un chip (circuito integrato) proprietario che esegue le funzioni crittografiche in un ambiente ad elevata sicurezza e da un comune microcontroller che gestisce tutto il resto del software ed in particolare le interazioni con l’utente. Il suo sistema operativo BOLOS (Blockchain Open Ledger Operating System) rappresenta il primo tentativo europeo di standardizzare una piattaforma hardware per i portafogli digitali. Un accordo tra Ledger e Gemalto (l’azienda del gruppo Thales che si occupa di identità digitale e cybersecurity) ha consentito di realizzare un digital wallet a grande capacità basato su BOLOS. Questo prodotto viene ora utilizzato dalle banche europee per la custodia delle chiavi digitali del clienti.
Lo scorso anno, IOTA Foundation e STMicroelectronics hanno annunciato un’alleanza per portare il software della fondazione sui microcontroller di STM. La Fondazione IOTA ha sede a Berlino e sviluppa il software della blockchain omonima (una soluzione scalabile, gratuita e decentralizzata). STMicroelectronics è un produttore italo-francese di circuiti integrati, specializzato nel campo dell’elettronica di consumo. Per intenderci, all’interno della nostra lavatrice o della nostra automobile potremmo trovare i chip prodotti da STM.
Gli smartphone: ecco la vera concorrenza dei portafogli elettronici e degli UAD. Queste soluzioni a bassa tecnologia sono diffuse sia nel Nord Europa che nell’Estremo Oriente. Esse si basano sull’idea di fotografare un QR-code con lo smartphone, allo scopo di inviare le istruzioni di pagamento ad un elaboratore centrale. Purtroppo, il consumatore non ha modo di verificare chi sia il vero destinatario del pagamento. Si tratta quindi di una soluzione non molto sicura e che ha già consentito centinaia di truffe.
Affidabilità e sicurezza
Il panorama della Sicurezza Digitale è animato da discussioni continue, ma le controversie sull’affidabilità dei portafogli digitali sono un caso a parte. Alle fughe di notizie sull’inaffidabilità di un prodotto fanno seguito rabbiose smentite. D’altronde l’evoluzione del settore è uno dei migliori esempi di progresso turbolento: la tecnologia cambia continuamente, mentre si discute contemporaneamente di finanza, diritto, politica e filosofia.
Gli esperti concordano sul principio generale che occorre aggiornare frequentemente il software, e che questo vada fatto mediante una rete di distribuzione sicura ed affidabile. Di recente, è stato proposto che questo servizio venga svolto da una piattaforma blockchain specializzata.Si tratta di una soluzione interessante, ma ancora una volta le risorse necessarie sono al di sopra delle possibilità della singola azienda.
A mio parere, l’architettura degli smartphone ed i loro servizi di distribuzione del software (Google Play ed Apple Store) non sono abbastanza sicuri per la diffusione delle applicazioni FinTech. Chiedere a queste aziende di garantire la sicurezza delle applicazioni che distribuiscono non appare una buona idea. Il loro obiettivo è quello di offrire ai consumatori quanti più prodotti possibile, con l’unica condizione che questa concorrenza non danneggi la redditività dei loro prodotti proprietari. Non dovremmo sorprenderci di trovare in questi “negozi digitali” sofisticati prodotti per le intercettazioni, assieme ad un gruppo sempre crescente di applicazioni che accedono ai nostri dati personali a nostra insaputa e poi li condividono in rete senza alcun controllo.
La EBSI (Infrastruttura Europea dei Servizi Blockchain) è un possibile candidato per un servizio di distribuzione del software. La European Blockchain Partnership (EBP), fondata nell’aprile del 2018, riunisce tutti gli Stati dell’Unione ed altre due Nazioni dell’Area Economica Europea (Norvegia e Liechtenstein). La EBSI è l’emanazione tecnica della EBP, e gestisce una rete di 21 nodi, articolata su 19 Stati, mentre altri 14 nodi dovrebbero aggiungersi alla rete entro la fine dell’anno.
La strada dell’integrazione
Non è un segreto che l’industria elettronica europea sia insidiata dalla concorrenza internazionale, facilitata da bassi costi di produzione e da cospicui investimenti di capitale. Una possibile risposta consiste nel concentrarsi sulle tecnologie di punta e sull’innovazione.
Come esposto, le tecnologie alla base di un UAD pan-Europeo sono disponibili, ma non sono integrate tra loro. Lo sviluppo di un UAD appare una mossa strategica, alla portata delle risorse dell’Unione, ed anche remunerativa (maggior gettito fiscale). In particolare, ove venisse approvata la proposta di una sandbox pan-Europea per l’intero FinTech, l’infrastruttura qui presentatata sarebbe lo strumento ideale per mantenere il controllo del settore.
Il settore bancario europeo ha deciso di investire nella Finanza Decentralizzata: l’augurio è che anche l’industria elettronica sappia fare altrettanto.