Tempo di autunno e tempo di legumi come le lenticchie che anticamente (vengono menzionate ne La Genesi) erano definite la carne povera per la loro ricchezza di proteine. Ed è proprio ne La Genesi che si racconta la storia di Isacco che ama tanto suo figlio Esaù, cacciatore provetto che a volte torna a casa a mani vuote. Non cosi invece Giacobbe che è il gemello di Esaù e che è agricoltore. Un giorno Esaù torna a casa affamato ed a mani vuote e Giacobbe prepara una minestra calda. Esaù chiede a Giacobbe un piatto ma Giacobbe ha una sola richiesta: la primogenitura, ed Esaù gliela vende in cambio appunto della minestra di lenticchie rosse e di un po’ di pane.
Non è difficile capire da dove sia arrivato il famoso detto vendersi per un piatto di lenticchie. Lenticchie, ceci, fagioli e farro sono portatori di proteine e sono pressoché privi di grassi ed oramai sono divenuti anche prodotti con indicazione geografica protetta come la lenticchia di Castelluccio dalla buccia sottile e tenera che possiede delle notevoli qualità nutritive adatta per una dieta ricca di ferro, potassio e fosforo. Nel medioevo le lenticchie si usavano anche per fare la farina per il pane oltre che per essere mangiate in minestra. La lenticchia che si mangia a capodanno serve a propiziare felicità abbondanza e ricchezza la sua forma (denaro sonante) e la tradizione che la accompagna ( la carne dei poveri) la rende molto democratica ed interclassista. Alla lenticchia fa da contraltere il farro visto come più elitario, infatti è un ingrediente di preparazioni speciali come pani e biscotti che lo posizionano come un alimento sano e pertanto venduto a prezzi più alti. In realtà con la farina farro si faceva il pane almeno fino almeno fino al secondo secolo AC quando a roma comparvero i fornai pubblici che sostituirono il frumento al farro per la farina.
In Toscana le lenticchie si mangiano come minestra preparata con carote, cipolle, sedano, patate e pasta. Ma anche con il farro che unisce la bontà del farro e delle lenticchie a quella delle carote e patate, la minestra gustata calda d’inverno e tiepida d’estate.
Nel Lazio soprattutto a Viterbo il piatto tipico è lenticchia con salsicce. La salsiccia una volta rosolata con un tocco di vino rosso viene cotta con le lenticchie. In lombardia le lenticchie diventano lenticchie alla lombarda e vengono cotte con il soffritto di pancetta per poi accompagnarsi allo zampone e, di certo, non si mangiano solo a Capodanno.
Milano
– Minestrone di Farro della Garfagnana, La tavernetta di Elio Via Fatebenefratelli 30, Milano
www.appetitoso.it/milano/tavernetta_da_elio/minestrone_di_farro_della_garfagnana
Firenze
– Zuppa di farro, Gustavino Via della Condotta 37, Firenze
www.appetitoso.it/firenze/gustavino/zuppa_di_farro_con_cavolo_e_fagioli__
Roma
– Zuppa di orzo perlato con lenticchie, funghi porcini, tartufo nero di Norcia e pomodoro, Armando al Pantheon, salita de’ Crescenzi 31, Roma.