la bozza

Per favorire la Space Economy un fondo da circa 300 milioni fino al 2026. E il satellite anti-digital divide: ecco la bozza del disegno di legge

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Key4biz ha visionato l’ultima bozza del disegno di legge in materia di Space Economy, di competenza della presidenza del CdM e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che oggi, 20 giugno, sarà sul tavolo della riunione preparatoria del Consiglio dei Ministri delle ore 10.

Un Fondo per l’economia dello Spazio, con una dotazione iniziale pari a 85 milioni di euro per l’anno 2024, 160 milioni per l’anno 2025 e 50 milioni per l’anno 2026

In totale sono previsti 295 milioni di euro da qui ai prossimi due anni per favorire la Space Economy nell’ultima bozza, visionata da Key4biz, del disegno di legge in materia dell’economia dello Spazio. 

Il testo, di competenza della presidenza del CdM e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è oggi sul tavolo del Consiglio dei Ministri convocato alle ore 17:00.

Ecco le principali novità contenute nel testo che punta a regolamentare l’accesso allo Spazio da parte degli operatori. E, allo stesso tempo, a promuovere gli investimenti nella nuova economia dello Spazio “al fine di accrescere la competitività nazionale, la ricerca scientifica e lo sviluppo di competenze nel settore spaziale”. 

Satellite anche come anti-digital divide

Balza subito all’occhio l’obiettivo di utilizzare anche il satellite come tecnologia anti digital divide.

Infatti, si legge nel testo “l’accesso ai dati, ai servizi e alle risorse delle infrastrutture spaziali nazionale è garantito in modo equo e non discriminatorio, anche al fine di contribuire a uno sviluppo sostenibile e sfruttare il potenziale dello Spazio nella gestione delle risorse ambientali e degli effetti locali del cambiamento climatico, nella facilitazione delle telecomunicazioni e della gestione logistica”.

In merito alle telecomunicazioni, nella bozza sono previste “iniziative per l’uso efficiente dello spettro proprio per le comunicazioni via satellite”.

Nel dettaglio, si punta alla: 

  • riduzione delle interferenze tra reti satellitari diverse operanti sul territorio nazionale per consentirne uno sviluppo armonizzato al crescere del traffico satellitare e dei nuovi servizi avanzati offerti. 
  • E a effettuare studi e ricerche volti alla armonizzazione dei criteri di localizzazione dei gateways terreni, volti ad individuare aree con caratteristiche orografiche e di uso del suolo adatte ad ospitare siti multipli in grado di garantire la simultanea operatività di stazioni terrene afferenti anche a costellazioni diverse, minimizzando l’interferenza aggregata verso stazioni terrestri e le aree di esclusione complessiva per i sistemi terrestri.

Il disegno di legge vorrà aprire la strada alla copertura satellitare delle aree rurali e meno coperte del Paese. In pole position c’è Starlink di Elon Musk, che vuole connettere gli smartphone direttamente alla sua rete Starlink, attraverso una nuova generazione di satelliti. Il tutto senza passare dalle antenne degli operatori.

Elon Musk, infatti, vuole rivoluzionare il settore collegando gli smartphone direttamente alla sua rete Starlink. Mercoledì 3 gennaio 2024, un razzo Falcon di SpaceX ha consegnato un nuovo lotto di satelliti ad alto rendimento. E di recente Starlink ha concluso l’accordo con Telespazio, la joint venture tra Leonardo (67%) e Thales (33%), tra i principali operatori al mondo nel campo delle soluzioni e dei servizi satellitari. Il deal è con SpaceX per la commercializzazione dei servizi satellitari della flotta di Elon Musk.

L’accordo riguarda in particolare la copertura delle aree rurali, laddove si fa fatica a portare le tecnologie tradizionali – in primo luogo la fibra.


Per approfondire: Ddl Spazio, il doppio “assist” a Musk

Le altre novità: verrà creata un’Autorità ad hoc che sarà affiancata dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI)?

Le disposizioni del Ddl si applicano alle attività spaziali condotte da operatori di qualsiasi nazionalità, nel territorio italiano, nonché alle attività spaziali condotte da operatori nazionali al di fuori del territorio italiano.

Il testo introduce l’obbligo di autorizzazione all’esercizio di attività spaziali e i requisiti oggettivi delle attività spaziali. Nella bozza si fa riferimento all’”Autorità responsabile” che autorizza l’operatore spaziale all’esercizio delle attività spaziali. Verrà creata un’Autorità ad hoc che sarà affiancata dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI)?

Cybersecurity e sostenibilità ambientale tra i requisiti per le attività spaziali

Ritornando ai requisiti oggettivi delle attività spaziali, sono:

1) resilienza dell’infrastruttura satellitare rispetto ai rischi informatici, fisici e di interferenza, con conseguente capacità di identificare e gestire gli oggetti spaziali, rilevare gli incidenti, garantire il controllo dei diritti di accesso, assicurare la protezione degli assetti, in particolare attraverso misure di crittografia, back-up e patch, test e gestione degli incidenti; 

2) sostenibilità ambientale delle attività spaziali attraverso la verifica dell’impronta ambientale di tutte le attività svolte durante l’intero ciclo di vita, dalle fasi di progettazione, sviluppo e produzione, alle fasi operative e di fine vita.

È previsto anche l’obbligo di garanzia assicurativa o altra garanzia finanziaria. Infatti, gli operatori autorizzati, si legge nel testo, stipulano contratti assicurativi o altra idonea garanzia finanziaria a copertura dei danni derivanti dall’attività spaziale con massimale pari a 100 milioni di euro per sinistro.  Il massimale non è comunque inferiore a 50 milioni di euro o, nel caso di operatore autorizzato che persegue esclusiva finalità di ricerca o che è qualificato come start-up innovativa, 20 milioni di euro. Inoltre, occorre prevedere anche un servizio di prevenzione dalle collisioni provvisto da un fornitore abilitato.

Sanzioni fino a mezzo milione di euro

Infine, l’operatore spaziale e il proprietario che non forniscono le informazioni o i documenti richiesti o non adottano le misure necessarie a consentire le ispezioni, ostacolando l’attività di vigilanza, vanno incontro alla sanzione amministrativa che varia da 150mila a 500mila euro.

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