In un recente articolo di questa rubrica parlando dell’importanza di diffondere la cultura digitale nelle scuole per preparare i giovani alle professioni del futuro, ho accennato all’iniziativa Programma il Futuro messa in campo dal MIUR e realizzata dal CINI per fornire a studenti e insegnanti strumenti per l’introduzione strutturale nelle scuole dei concetti di base dell’informatica.
Si tratta di un progetto che mira ad estendere il lato scientifico-culturale dell’informatica, il cosiddetto pensiero computazionale, utilizzando strumenti didattici semplici e di qualità, e che è riuscito fin dal suo primo anno di attività, 2014-2015, a coinvolgere un numero considerevole di scuole.
Al suo terzo anno, infatti, sono più di un milione e 300mila gli studenti e oltre 23.000 che hanno partecipato al progetto, con più di 5.400 scuole, circa 78mila classi, e un totale di quasi 10.700.000 ore di informatica svolte, corrispondenti a 8 ore per ogni studente.
Il monitoraggio, curato dal Centro Ricerche Themis che realizza dal 2015 report dettagliati sull’iniziativa, illustra l’andamento del progetto nel periodo settembre 2016 e gennaio 2017 rilevato mediante un questionario inviato a tutti i 35.484 iscritti a Programma il Futuro alla data del 20 dicembre 2016. Complessivamente, sono state fornite 3.830 risposte complete, pari ad un tasso medio di risposta del 10,8%, con percentuali di risposta più elevata da parte degli insegnanti (il 14,4%).
Riguardo la composizione del campione di insegnanti partecipanti alle attività didattiche, emerge una maggioranza di coloro che operano nella scuola primaria, seguiti da quelli della secondaria di primo grado e con una partecipazione non trascurabile della scuola secondaria di secondo grado. Da rilevare, inoltre, la partecipazione degli insegnanti della scuola dell’infanzia, in aumento rispetto ai dati degli anni precedenti (da 0,91% all’attuale 3,48%).
Fonte: Report di Monitoraggio “Programma il Futuro” settembre 2016- gennaio2017
La rilevazione è stata effettuata subito dopo la manifestazione internazionale dell’Ora del Codice (Hour of Code) dove l’Italia è stato il primo paese in assoluto al mondo per densità di eventi rispetto alla popolazione: 502 eventi per milione di abitanti.
Molti gli aspetti analizzati nel rapporto consultabili nella sua versione completa, in questa sede si vuole in particolare sottolineare la dimensione culturale del progetto, la cui finalità, appunto, non è tanto la conoscenza degli elementi tecnologici, quanto la comprensione delle basi culturali del mondo digitale. È dunque interessante osservare che, anche se le materie più insegnate dai docenti che hanno iscritto le proprie classi al progetto sono quelle dell’area matematica/ scientifica/ tecnologica, emerge una significativa presenza di insegnanti di italiano (29,8%) e storia/geografia (25,4%).
La conferma dell’importanza di tali aspetti trova riscontro anche nella scelta del materiale didattico utilizzato per le attività. Dal momento che è possibile usufruire sia di lezioni di tipo tecnologico, cioè da svolgere con il PC e la connessione ad Internet, sia di lezioni di tipo tradizionale, da svolgere in aula senza l’ausilio di dispositivi informatici, è significativo che gran parte degli insegnanti abbia usato entrambi in varia misura. Circa un quarto degli insegnanti ha utilizzato esclusivamente il materiale tecnologico, ma è in crescita l’uso delle lezioni tradizionali.
Fonte: Report di Monitoraggio “Programma il Futuro” settembre 2016- gennaio2017
In generale, emerge una valutazione positiva da parte degli insegnanti che reputano le attività del progetto utili e, soprattutto, in grado di attrarre l’interesse degli studenti.
Insomma, un’iniziativa che cresce, conosciuta in Italia ma anche in Europa. È stata infatti riconosciuta come un’eccellenza europea per l’istruzione digitale nell’ambito degli European Digital Skills Awards 2016.
E si prevede un incremento della partecipazione di insegnanti e studenti, dal momento che è stato attivato il concorso “Programma le Regole” con scadenza 15 aprile, finalizzato a far comprendere attraverso la programmazione l’importanza delle regole per determinare l’evoluzione di qualunque situazione, sia che si tratti ambiente, di relazioni sociali o di sport.