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Pensiero strategico, complessità, sicurezza. Quale futuro per la tecnologia?

Il futuro è tra noi ma fatichiamo a vederlo. Non ci caliamo nei “segni dei tempi”, alcuni dei quali sono già molto evidenti agli occhi di chi vuole vedere, e non ci esercitiamo nel compito, da classi dirigenti, del pre-vedere. Il mondo non ha bisogno di veggenti ma certamente non può fare a meno dei visionari. 

Ciò che più di tutto sta radicalmente trasformando i nostri paradigmi culturali e operativi è la rivoluzione tecnologica. Lo sappiamo, molti lo dicono, ma ciò che manca è il coraggio di guardare oltre le nostre certezze culturali. Evocare un pensiero strategico significa stare profondamente immersi negli interstizi strategici dei mondi-che-evolvono e, al contempo, aprire nuovi orizzonti, nuove vie. 

Il pensiero strategico, potremmo dire, si sviluppa dall’alto e nel profondo: le dinamiche storiche, non solo quelle tecnologiche, si calano nei contesti viventi. Per questo, il pensiero strategico è “glocale”: è un pensiero visionario perché ci racconta come evolve il mondo ed è un pensiero di mediazione tra i flussi transnazionali e i processi di vita di ciascuno di noi. 

Quando parliamo di sostenibilità sistemica del mondo e dei singoli Stati non possiamo non introdurre il tema della sicurezza. Il rischio si trasforma, cambia “natura”, e la sicurezza intesa come ordine non è più sufficiente. La sostenibilità sistemica deve guardare alla coesione sociale, elemento centrale per la qualità delle democrazie. Se la pandemia ha aggravato molti problemi, è anche vero che le disuguaglianze, per fare un esempio, erano ben presenti già prima della pandemia. 

La sicurezza, nel pensiero strategico, è transdimensionale. Laddove la composizione sociale cambia, soprattutto in funzione delle migrazioni, la fiducia (tra i cittadini, tra i cittadini e le Istituzioni, tra i cittadini e i partiti, tra i partiti e le Istituzioni) rischia di frantumarsi, il capitalismo evolve “a prescindere” dai bisogni reali delle persone, come possiamo ri-declinare la sicurezza? Ci vuole pensiero strategico, occorre un grande ri-pensamento per la ri-fondazione. 

La decisione strategica, infine, deve tenere conto del paradigma della complessità. L’assolutizzazione della linearità e il dogma quasi religioso della certezza e della misurabilità hanno fatto il loro tempo. L’incertezza caratterizza il mondo nel quale viviamo e un nuovo approccio può fare la differenza: per decidere in maniera pertinente.

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