La determinazione di Vincent Bolloré spaventa il governo francese. I sistemi utilizzati dal presidente di Vivendi, che negli ultimi mesi ha rivoluzionato i vertici della pay tv CanalPlus per avere un board più vicino alle proprie posizioni, turbano l’Esagono.
E non solo.
Il finanziere bretone, noto per essere uno che non va tanto per il sottile, sta inquietando anche i piani alti di Telecom Italia dopo che nel giro di pochi mesi ha iniziato la scalata al gruppo tlc passando in poco tempo dal 15% al 20%.
Il suo obiettivo è ormai chiaro: fare di Vivendi la media company più importante del sud d’Europa.
Poco importa, a questo punto, se per perseguire i propri scopi Bolloré abbia dovuto far volare più di una testa in CanalPlus.
Audito nei giorni corsi dal Consiglio superiore dell’audiovisivo (CSA), il top manager ha dato serie garanzie sull’indipendenza delle redazioni, ma è evidente che il governo nutre ancora dei dubbi.
Ecco quindi l’emendamento anti-Bolloré.
Il Ministro della Cultura francese, Fleur Pellerin, sta lavorando a una norma sulla legge che regola la proprietà audiovisiva per aggiungere maggiori obblighi di pluralismo, fornendo più poteri al Consiglio superiore dell’audiovisivo nei confronti di “interessi privati” che potrebbero “mettere in pericolo l’indipendenza delle redazioni”.
La norma dovrebbe contenere l’obbligo di inserire in tutte le convenzioni delle emittenti televisive, pubbliche e private, una clausola che le vincoli alla tutela dell’indipendenza dei produttori di contenuti, soprattutto informativi. C’è inoltre l’ipotesi di istituire l’obbligo di creare in seno alle imprese audiovisive dei comitati per l’etica e la deontologia, che vegli sulla tutela di questi principi.
L’emendamento servirà a fermare Bolloré? Difficile crederlo.