Il REPORT

Pay tv, il business del calcio minacciato dai siti illegali di streaming

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La Premier League ha perso il 19% degli ascolti a ottobre per colpa dello streaming illegale. Un milione di persone al mese segue le partite sui siti pirata.

Stiamo vivendo nel periodo d’oro della tv in streaming illegale? E’ così?

La risposta preoccupa e non poco un settore, quello audiovisivo europeo, agitato già dalla riforma Ue che ha rimesso in discussione il tradizionale principio di territorialità su cui l’industria aveva costruito il proprio business con il rischio che le novità introdotte vadano a impattare negativamente non solo sui player ma anche sui consumatori.

Il problema pirateria esiste ancora purtroppo e mancano i giusti strumenti per contrastarlo in maniera efficace e alla radice. E adesso sta colpendo ancora più pesantemente su un settore, quello dello sport, dove la concorrenza è più agguerrita che mai tra i broadcaster, pronti a investimenti da capogiro per assicurarsi i diritti tv delle principali competizione, spesso quelle calcio.

La nuova conferma di quanto sta accadendo arriva dall’ultimo studio di BI Intelligence che evidenzia un dato significativo: nelle ultime settimane è successo qualcosa di improvviso e molto strano per lo sport in tv, gli spettatori hanno smesso di guardarlo.

Nel Regno Unito dall’inizio di ottobre l’audience della Premier League è diminuita del 19%.

Negli USA stessa cosa per le partite di NFL che hanno perso il 10% nelle prime quattro settimane della stagione.

Su BT Sport, il pubblico della Champions League è crollato di meno di un quinto e anche di più rispetto allo scorso anno.

Due sono gli indicatori per analizzare la situazione: il lento calo degli abbonati alla tv via cavo e satellitare e contemporaneamente l’esplosione degli ascolti della tv via streaming illegale su siti come Putlocker, 123Movies, SportStreamTV, FirstRow, Rojadirecta, Live TV, Drakulastream e Cricfree e attraverso dispositivi come il Kodi Android box.

E’ di oggi tra l’altro la notizia dell’arresto Igor Seoane, capo di Rojadirecta.

Lo scorso anno è stato il tribunale di Milano a pronunciarsi contro il sito Rojadirecta chiedendone l’oscuramento perché trasmetteva illegalmente le partite della Serie A e della Champions. Un caso importante per il nostro Paese in quanto per la prima volta è stato obbligato un Isp a inibire l’accesso a un sito illegale. Negli ultimi anni Rojadirecta è stato oscurato diverse volte, non solo in Italia, ma è poi sempre riapparso, cambiando dominio.

La pirateria dello sport comincia a diffondersi, producendo pesanti perdite per i player del settore, visto quanto spendono per garantirsi i diritti tv delle principali competizioni.

La tv in streaming illegale una minaccia seria per le pay tv?

E’ difficile poter quantificare precisamente la dimensione dello streaming illegale, ma è sicuramente molto ampia.

La BBC riferiva all’inizio di quest’anno che alcuni siti pubblicavano circa 8 milioni di contenuti televisivi in streaming al mese.

Secondo il Daily Mail, sono circa 1 milione le persone che ogni mese guardano illegalmente la Premier League su siti di streaming.

Ma non è solo il calcio il nuovo business dei pirati, anche la politica.

Un esempio ci arriva direttamente dagli USA dove nella seconda parte dell’anno il 41% dei testa a testa tra Hillary Clinton e Donald Trump, candidati alle presidenziali, sono stati seguiti in streaming su piattaforme pirata, stando ai dati forniti da VFT Solutions, compagnia che tutela i diritti di proprietà intellettuale dei media.

Si tratta di siti ormai evoluti che forniscono servizi di qualità, dove la visione e il suono sono nitidi e chiari; è possibile trovare anche le ultime serie tv e offrono all’utente anche servizi come il restart.

In un mese a campione Friend MTS ha individuato oltre 12 mila canali HD di noti network televisivi forniti da siti pirata.

Questa è la ragione per cui tra i broadcaster serpeggia la paura.

Per lo sport il discorso è differente. I servizi di streaming pirata non garantiscono una visione di alta qualità. La risoluzione è bassa e ci sono tante, troppe, interruzioni pubblicitarie, molte delle quali contengono malware.

Eppure funzionano lo stesso.

Nel 2014 la Premier League ha bloccato 45 mila streaming illegali, secondo i dati forniti da Friend MTS, questo non ha però fermato il sistema. Anzi. Alcuni siti di quelli – come 123Movies – esistono anno e lavorano per migliorare la quality experience.

Il punto è che se i pacchetti sport continuano a costare così tanto, ci sarà sempre più gente che si orienterà verso l’offerta pirata.

Il pesce puzza però dalla testa.

Se per garantirsi i diritti tv dello sport, le pay tv devono spendere cifre da capogiro, è molto difficile che sia loro dato margine di manovra sui prezzi.

E’ tutto il business che gravita intorno ai diritti tv dello sport, specie quello del calcio, che va necessariamente rivisto.

Per i diritti tv si spende troppo.

Questo è un dato di fatto.

E molti broadcaster ci hanno rimesso le penne.

Senza dover andare lontano basti pensare alle difficoltà in cui si è trovata Mediaset Premium in Italia dopo aver speso circa 700 milioni per i diritti tv della Champions.

Si dovrebbe partire da qui se si vuole contrastare efficacemente la pirateria. Le autorità fanno infatti il loro dovere ma è un po’ come giocare al gatto e al topo: i siti pirata vengono individuati, poi oscurati e dopo un tornano online con un URL leggermente diversi da qualche altra parte dell’immenso web.

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