Città sempre più grandi, abitate ed inquinate, potrebbe essere questo il panorama urbano di diversi Paesi nel mondo, da qui al 2030, se non si decide ‘ora’ di intervenire ed in che modo. Contro i cambiamenti climatici e le emissioni inquinanti, l’Europa delle città ha deciso di lanciare un piano ambizioso quanto inevitabile: tagliare la CO2 emessa del 40% da qui al 2030.
Il prossimo 15 ottobre a Bruxelles si riunirà il nuovo Patto dei sindaci per lanciare la strategia delle città europee e per riproporre i temi della resilienza in ambito urbano e delle nuove soluzioni per l’efficienza energetica e l’ottimizzazione dei consumi (cioè consumare meno e risparmiare le risorse), soprattutto se si considera che l’80% dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 è associato alle attività urbane.
Un’iniziativa che non riguarda solo le città d’Europa, ma tutto il mondo. Il Patto dei sindaci, partito dalla Francia nel 2008, conta oggi 5.880 Comuni di piccole e grandi dimensioni, di cui oltre 3.000 italiani.
Sono infatti ben 3.300 gli enti locali italiani che hanno aderito al Patto, seguiti a grande distanza da spagnoli (1.455) e belgi (245). Il risultato di questa maxi-mobilitazione è che quasi 130 milioni di cittadini europei, cioè un quarto della popolazione dell’Ue, vive in centri urbani che hanno messo a punto un piano d’azione per l’energia sostenibile (Paes), con interventi in chiave smart city che vanno da trasporti più sostenibili (smart mobility) ad un maggiore utilizzo di energia verde ed alternativa (dalle rinnovabili alle risorse della smart energy), fino ad edifici più efficienti nei consumi energetici (smart buildings).
Entro il 23 settembre prossimo, inoltre, sarà possibile per tutti i cittadini dell’Unione europea esprimere la propria opinione sui temi della sostenibilità ambientale e suggerire così nuove idee e strategie al Patto dei sindaci tramite una consultazione pubblica online.
Al momento, gli sforzi congiunti hanno permesso di porsi come obiettivo possibile un taglio di 189 milioni di tonnellate di CO2 per il 2020, più di quelle prodotte oggi dal Belgio e Lussemburgo, il che equivale ad un target del 28% di riduzione di CO2, ben oltre gli obiettivi fissati dall’Ue (20% entro il 2020).