Ieri pomeriggio, giovedì 5 ottobre 2023, si è concretizzato quel che era stato annunciato a Venezia qualche settimana fa dalla iperattiva Sottosegretaria leghista alla Cultura, la senatrice Lucia Borgonzoni, ovvero la pubblicazione della nuova edizione (2023) dei bandi co-gestiti dal Ministero della Cultura (Mic) e dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (Mim) destinati alla promozione dell’immaginario audiovisivo nelle scuole: si tratta degli avvisi pubblici ormai noti con l’acronimo “Cips”, che sta per “Cinema e Immagini per la Scuola”, edizione questa nuovo destinata all’anno scolastico 2023-2024 (di fatto alla seconda parte dell’anno scolastico) ed all’anno scolastico successivo (2024-2025).
“Cinema e Immagini per la Scuola” è una iniziativa sulla quale abbiamo speso molto inchiostro, perché si tratta oggettivamente di un progetto prezioso per la alfabetizzazione audiovisiva (ed in parte anche digitale) dei giovani, in un sistema scolastico che purtroppo ancora non accoglie nei curricula e nei piani formativi il cinema e l’audiovisivo. Si rimanda al nostro intervento di poco più di un mese fa, in occasione dell’annuncio durante la kermesse veneziana: si veda “Key4biz” del 29 agosto 2023, “Nuovi bandi “Cips”: 22 milioni di euro per l’edizione 2023 dei progetti per stimolare cinema e audiovisivo nelle scuole”. Il budget annunciato corrisponde a quello previsto nei bandi pubblicati ieri: 22,4 milioni di euro, a cui però si potranno aggiungere ulteriori risorse non spese nella precedente edizione.
Questa specifica “educazione alle immagini” è fondamentale, nella società attuale, e dovrebbe essere accompagnata anche dalla promozione di una “cultura critica del digitale”.
E dovrebbe essere affiancata anche dalla promozione della cultura teatrale: sul teatro, in particolare, rimandiamo alla nostra denuncia di qualche giorno fa su queste colonne, perché è in verità vigente una norma di legge che prevede anche la promozione del teatro nelle scuole, ma resta incredibilmente inattuata: vedi “Key4biz” del 22 settembre 2023, “‘Teatro e Scuola’, belle intenzioni ma tante contraddizioni delle politiche culturali”.
“Cips”: Borgonzoni e Sangiuliano sviluppano l’eredità lasciata loro da Renzi e Franceschini
Va sempre ricordato che questa iniziativa “Cips” nasce dalla convergenza tra la volontà di Matteo Renzi, con la sua legge del 2015 (la n. 107), cosiddetta “Buona Scuola”, e di Dario Franceschini, che, nella sua legge del 2016 (la n. 220), la cosiddetta giustappunto “Legge Franceschini” su cinema e audiovisivo, ha previsto che il 3 % dei fondi annuali a favore del settore (ormai giunti a quota quasi 800 milioni di euro) vengano destinati giustappunto alla promozione dell’audiovisivo nelle scuole…
La Sottosegretaria leghista ha attraversato governi a maggioranza… variabile ed ha dato continuità a previsioni di legge che pure erano state determinate da partiti altri rispetto al centro-destra: apprezzabile dimostrazione di indipendenza rispetto a logiche faziose (che caratterizzano spesso la politica italiana).
I “numeri” di “Cips” sono interessanti, ha ricordato ieri il Direttore Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura (Dgca Mic), Nicola Borrelli, che guida il settore da oltre dieci anni: “quasi 1.500 i progetti promossi da scuole ed enti sostenuti dal Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola dal 2018 ad oggi. Nelle prime tre edizioni, abbiamo coinvolto su tutto il territorio nazionale più di dodicimila plessi e un milione e trecentomila studenti e studentesse”.
Va comunque segnalato che purtroppo soltanto una piccola parte delle scuole italiane (sono oltre 8.000) è stata coinvolta nelle iniziative di “Cinema e Immagini per la Scuola”: sarebbe necessario, ed urgente ormai, modificare i piani di studi ed innovare i programmi per dedicare al cinema, all’audiovisivo, al digitale, al teatro, qualche ora a settimana, in tutte le scuole. Questo obiettivo (che queste tematiche divengano materie obbligatorie) è comunque stato ben identificato dalla Sottosegretaria, che l’ha evocato come auspicio in varie occasioni.
“Alimentare pensiero critico e consapevolezza nelle donne e negli uomini di domani – ha dichiarato Lucia Borgonzoni – utilizzando il linguaggio cinematografico e audiovisivo come lente d’ingrandimento sul mondo: con la pubblicazione dei nuovi bandi sulla piattaforma web cinemaperlascuola.istruzione.it entra nel vivo la quarta edizione del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola, un’iniziativa promossa con l’obiettivo di potenziare il percorso di formazione degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado grazie all’introduzione di strumenti educativi propri della cultura audiovisiva, ma validi per comprendere ed affrontare le altre materie e la realtà che li circonda”.
Il progetto è co-curato dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Mic (retta da Nicola Borrelli) e dalla Direzione Generale per la Progettazione Organizzativa, l’Innovazione dei Processi Amministrativi, la Comunicazione e i Contratti del Ministero dell’Istruzione e del Merito (guidata da Antonino Di Liberto).
Apprezzabili criteri di “premialità” nella valutazione dei progetti “Cinema e Immagini per la Scuola”
La Sottosegretaria ha voluto rimarcare un aspetto dei nuovi bandi: “a proposito del nostro impegno per la formazione di un pubblico di giovani preparati e consapevoli, mi preme sottolineare che da quest’anno anche il tema della lotta alla violenza sulle donne rientra tra quelli che se affrontati nelle attività che saranno svolte dai ragazzi daranno diritto ad una premialità nel processo di assegnazione dei fondi stanziati dal Piano. Tra gli altri temi che danno diritto a premialità anche contrasto al bullismo e alla dispersione scolastica, educazione alla legalità e al rispetto per l’ambiente”.
Molto ampio, in effetti, e commendevole decisione, lo spettro delle sensibilità mostrate nei 3 avvisi pubblici pubblicati ieri: “contrasto al bullismo; dispersione scolastica; educazione alla legalità; educazione ambientale; inclusione studenti in situazione di disabilità e alunni stranieri; pari opportunità, sensibilizzazione contro la violenza sulle donne e di genere”.
Eccellente attenzione a dinamiche delicate a livello sociologico e psicologico, rispetto a varie dimensioni del “disagio” che attraversa ed attanaglia parte significativa della cittadinanza (basti leggere i diversi rapporti di ricerca che produce Save The Children, rispetto alle varie forme di malessere nell’ambito scolastico).
L’edizione 2023 di “Cips” prevede, come nella precedente, tre linee di intervento: una dedicata alle scuole (che debbono essere capo-fila del progetto), intitolata “Il linguaggio cinematografico e audiovisivo come oggetto e strumento di educazione e formazione” (finanziamento massimo di 80mila euro a progetto); e due dedicate ad enti del settore, che possano dimostrare adeguata esperienza nella formazione, sia a livello nazionale, per progetti di “rilevanza nazionale” (finanziamento massimo di 300mila euro a progetto), sia a livello locale, giustappunto di “rilevanza territoriale” (finanziamento massimo di 150mila euro a progetto).
Sarà possibile presentare le istanze a partire da venerdì 20 ottobre 2023, con termine del 12 gennaio 2024 per le scuole e del 15 dicembre 2023 per gli enti.
Le proposte progettuali per tutti e tre i bandi devono prevedere iniziative da svolgersi negli anni scolastici 2023/2024 ed anche 2024/2025.
Le richieste di partecipazione ai bandi potranno essere inviate attraverso la sezione “Bandi” presente all’interno del sito web cinemaperlascuola.istruzione.it, che si conferma assai ricco di materiali, e documentazione testuale ed audiovideo anche delle centinaia esperienze fin qui maturate nelle varie edizioni di “Cips”.
Va segnalato che il progetto “Cips” può farsi vanto di un apprezzabile processo di trasparenza, anche grazie ad una notevole disseminazione pubblica dei risultati, con una reale valutazione di impatto, che consente di correggere la rotta allorquando emergano criticità. Questa dinamica – “rara avis” nella P. A. italica – è dovuta in buona parte all’impegno convinto di Bruno Zambardino (che è Responsabile Affari Ue e Coordinamento Istituzionale Italy for Movies della Dgca Mic – Cinecittà, oltre che docente universitario).
Plauso convinto alla Sottosegretaria Borgonzoni per “Cips”, ma censure rinnovate per l’overdose di entusiasmo rispetto alla campagna “Cinema Revolution”: i film italiani in sala vanno a picco
Se il plauso alla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni (ed indirettamente al Ministro Gennaro Sangiuliano), che le ha accordato grandi deleghe) su questa iniziativa è assolutamente doveroso, riteniamo altrettanto doveroso (da ricercatori, da giornalisti, da organizzatori culturali, da cittadini…) tornare – una volta ancora – a voler stemperare gli entusiasmi della stessa senatrice (e dello stesso Ministro) rispetto all’andamento dei film italiani nelle sale cinematografiche.
Nonostante la grancassa intorno alle iniziative promozionali a favore del cinema “in estate”, il “box office” italico continua a segnalare risultati disastrosi, e quindi questo ottimismo ad oltranza va moderato.
La situazione è brutta, molto brutta.
L’intero sistema di intervento pubblico a favore del cinema e dell’audiovisivo richiede una riforma, radicale, e ormai urgente: l’allarme rispetto alle conseguenze di un uso improprio (senza qui approfondire gli abusi, che dovrebbero essere oggetto di indagini della magistratura) dello strumento tanto decantato del “tax credit” si diffonde sempre più.
La stessa Sottosegretaria e lo stesso Ministro hanno annunciato mesi fa l’avvio di un processo di riforma, ma la tempistica si allunga inspiegabilmente.
Il Ministro Sangiuliano: fare meno film e elevare la qualità
Lo stesso Gennaro Sangiuliano ha sintetizzato così: fare meno film ed elevare la qualità. Semplice. Che alle parole facciano seguito decreti concreti.
Lunedì prossimo 9 ottobre, durante la prima giornata del romano Mia – Mercato Internazionale dell’Audiovisivo (una kermesse sulla quale peraltro sarebbe necessario realizzare una valutazione di impatto…), la Sottosegretaria annuncia un’analisi delle iniziative promozionali “Cinema Revolution” e “Cinema in Festa” e la presentazione del dossier di dati della Dgca “Tutti i numeri del cinema italiano 2022”.
Non vogliamo passare per menagrami, ma i film italiani nelle sale stanno andando malissimo, non male.
E l’entusiasmo a tutti i costi non è un bel modo per governare un sistema che richiede correzioni radicali.
Facciamo nostre le parole di uno dei più accurati (e appassionati) analisti economici del mercato “theatrical” italico, Robert Bernocchi, pubblicate pochi giorni fa sul sito specializzato indipendente “CineGuru” (sottotitolo “Cinema 2.0, innovazione e business”), in un commento critico di lunedì 2 ottobre, intitolato “Un settembre notevole” (notevole per i film non italiani, va precisato!): “e passiamo al cinema italiano, partendo dal buon risultato (anche ottimo, se consideriamo le difficoltà di un’uscita in lingua originale con sottotitoli, con una strategia di uscita iniziale molto misurata e attenta, che ha tenuto conto di queste problematiche oggettive) di ‘Io capitano’, che ha ottenuto già 2,3 milioni (e dovrebbe superare i 3 milioni totali a fine corsa). Qui ci sono due aspetti molto interessanti da sottolineare. Intanto, che il film è partito incassando meno di ‘Dogman’ e che anche il premio a Venezia (benché abbia migliorato un po’ i dati) non aveva spostato molto i risultati. Il grosso cambiamento è arrivato dopo che ‘Io capitano’ è diventato il candidato italiano agli Oscar, tanto che nel primo weekend (il terzo assoluto) dopo la candidatura ha conquistato uno stupefacente +66 % rispetto al secondo fine settimana. Inoltre, seconda considerazione importante, è che questi aumenti sono arrivati dopo due settimane di prezzo ridotto a 3,5 euro (prima per ‘Cinema Revolution’, poi per ‘Cinema in Festa’). Non amo mai fare considerazioni generali basandomi su un unico titolo, ma penso proprio che per questa tipologia di prodotto non sposti quasi nulla un biglietto meno caro, visto il pubblico a cui ci si rivolge”.
Lo sostiene Robert Bernocchi, non il terribile Angelo Zaccone Teodosi dell’eretico Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult… E si faccia almeno un cenno al curriculum di Bernocchi: è stato Head of Productions a Onemore Pictures e Data and Business Analyst at Cineguru.biz & BoxOffice.Ninja, Responsabile Marketing e Acquisizioni di Microcinema, Responsabile Distribuzione, Marketing e Acquisizioni presso MyMovies. Sufficit, per poterlo considerare un esperto altamente qualificato (ed indipendente)?!
Non esiste dimostrazione alcuna che agire soltanto sulla leva del prezzo sia lo strumento per riportare il pubblico in sala.
E non è sufficiente che i dati delle campagne “Cinema Revolution” e “Cinema in Festa” per l’edizione 2023 siano migliori rispetto alle precedenti edizioni, per dimostrare che è stata innescata una vera inversione di marcia rispetto all’andamento, disastroso, del cinema italico in sala.
Continua Bernocchi: “il problema è che ‘Io capitano’ rappresenta addirittura il 50 % degli incassi di tutto il cinema italiano di questo mese. In effetti, dopo il film di Garrone, gli altri migliori risultati sono stati ‘L’ordine del tempo’ (436.504 euro), ‘Felicità’ (402.660 euro), ‘Il più bel secolo della mia vita’ (301.187 euro) e ‘Una commedia pericolosa’ (221.243). Tutto questo dopo un festival di Venezia in cui ci sono stati ben sei titoli in concorso e solo uno di questi (peraltro il più premiato e apprezzato, ci si chiede quanto possa aiutare il passaggio al Lido per chi uscirà in seguito e senza premi) è arrivato in sala questo settembre”.
2023. Quota di mercato dei film italiani in sala: l’11 %… Un po’ pochino, a fronte di 800 milioni di euro che lo Stato inietta nel settore ogni anno
E, dati alla mano (incontrovertibili), conclude: “in totale, il cinema italiano a settembre 2023 ha ottenuto 4,7 milioni di euro e una quota dell’11 %. Nel 2022 i dati erano di 3,8 milioni e il 18,30 %, nonostante fosse stato un mese brutto. Nel settembre 2019, eravamo a 8,4 milioni e il 16,7 % (…)”.
Riportiamo nuovamente le “quote di mercato” dei film italiani in sala: quest’anno 11 % (undici per cento), nel 2022 18 % (diciotto per cento), lasciamo perdere il 2020 “pandemico” ed il 2021 “post-pandemico”… Nel 2019 (anno pre-pandemia), la quota di mercato era del 17 % (diciassette per cento).
Sufficit per stimolare nella Sottosegretaria e nel suo staff un conato di autocoscienza, ovvero una sana frenata rispetto a questa corsa pazza verso un entusiasmo irragionevole?!
La metafora dell’orchestrina del Titanic è forse eccessiva, ma ci si dovrebbe dare – come s’usa dire a Roma – “… ‘na regolata”.
E questa coscienza della crisi profonda in atto dovrebbe in verità scaturire anche in altri “player” del “sistema”, dal Presidente dei produttori e distributori dell’Anica Francesco Rutelli al Presidente degli esercenti dell’Anec Mario Lorini, passando per Cinecittà e la sua Presidente Chiara Sbarigia (ormai ritenuta da alcuni la prima consigliera del “Principe” ovvero della Sottosegretaria delegata). Ed invece tutti appaiono assai sorridenti. Alcuni malignano che questi “player” rappresentano soggetti che beneficiano – alla grande – sia del generoso tax credit sia di altre sovvenzioni statali non meno generose. Varrà per Anica (ed i suoi associati) e varrà per Cinecittà (grazie alla manna dei famosi 300 milioni di euro del Pnrr), ma veramente non comprendiamo come possa essere ottimista il presidente degli esercenti… E sarebbe interessante promuovere un sondaggio di opinione tra gli associati della sua Anec.
Tutto il sistema è drogato dal “tax credit”. Nel 2022, sono stati prodotti 355 film (!) della quasi totalità dei quali non si ha traccia, né nei cinematografi né in tv né sulle piattaforme: “chi li ha visti?!”
Tutto il sistema – va denunciato, una volta ancora – è ormai drogato dal “tax credit”: ne beneficiano soprattutto alcune decine di grossi produttori (che hanno perso definitivamente la vocazione al capitale di rischio), mentre molti piccoli produttori indipendenti boccheggiano (perché si tratta di uno strumento che agevola i “big player” e non gli “indies”).
La riprova di questa deriva la si è avuta anche in occasione della recente conferenza di presentazione di una nuova associazione di produttori indipendenti, Itaca (vedi “Key4biz” del 27 settembre 2023, “Nasce ‘Itaca’, nuova associazione di produttori cinematografici indipendenti”), che è certamente fuori dal coro di Anica ed Apa ed altri.
Secondo alcune anticipazioni dal report della Dgca “Tutti i numeri del cinema italiano 2022” (la presentazione era stata annunciata giustappunto ad inizio settembre nel calendario veneziano, ma poi è sfumata ed è stata rimandata e avverrà appunto lunedì prossimo 9 ottobre al Mia), l’anno scorso in Italia sarebbero stati prodotti 355 film (leggasi: trecento-cinquanta-cinque) come dire… 1 al giorno!
355 trecento-cinquanta-cinque nel 2022. Erano 313 nel 2021. Erano 252 nel 2020.
Inflazione produttiva galoppante…
Il report del Ministero riporta i titoli di questi 355 film (nelle sue pagine finali, a corpo piccolo assai), ma purtroppo nemmeno un dato che consenta la loro… “tracciabilità”: sono usciti in sala? per quanti giorni? in quante copie?! con quanti spettatori e quali incassi? e sono stati trasmessi dalle emittenti televisive “pay” o “free”? sono stati offerti dalle piattaforme?! come sono stati valutati dalla critica? a quali festival sono stati invitati a partecipare?
Su questi dati: trasparenza zero. Altro che “tutti i numeri” del cinema e dell’audiovisivo italiano, come recita il titolo del rapporto, in modo piuttosto… fuorviante. E ottimista!
La “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo ancora non esiste. Anche se formalmente la Dgca la affida, ormai da cinque o sei anni, sempre allo stesso raggruppamento – Università Cattolica di Milano e Ptsclas spa – che producono un corposo tomo… all’acqua di rose.
Interpello urgente per rafforzare la struttura della Direzione Cinema e Audiovisivo: cercasi 56 funzionari specializzati
E peraltro molti operatori del settore (soprattutto gli “indies”) lamentano come i processi burocratici correlati al sostegno dello Stato (dal “tax credit” alla “promozione”) siano ancora lenti e faticosi: se ne ha indiretta riprova dall’avviso che la Dgca ha pubblicato un paio di settimane fa: lo stesso Direttore Generale Nicola Borrelli ha pubblicato il 21 settembre 2023 un “interpello”, ovvero un invito ai dipendenti di ruolo del Ministero della Cultura a partecipare ad una selezione per ben 56 funzionari (cinquantasei), in vari settori. Titolo: “Interpello per il reperimento di unità di personale per esigenze della Direzione generale Cinema e Audiovisivo”. Incipit: “la scrivente Direzione generale ha urgente necessità (…)”.
È la riprova che la “macchina amministrativa” del Ministero richiede una iniezione di energie e professionalità.
Ed è anche la riprova che – evidentemente – “qualcosa” non funziona nel “tax credit” e nei suoi meccanismi strutturali…
E se è stata la stessa Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) a segnalare, ad inizio agosto, che ci sono patologie gravi nel sistema, perché il Ministero della Cultura tarda ad affrontare a muso duro la questione?!
Cosa attende il Ministero, forse che la quota di mercato del cinema italiano in sala finisca per tendere a 0 (zero), con grande gioia delle piattaforme come Netflix ed Amazon ed Apple?
Lo Stato deve continuare ad alimentare società che fanno parte di multinazionali mediali straniere (tra tutte emerge sempre l’emblematico caso di Fremantle ovvero Rtl ovvero del colosso tedesco dei media Bertelsmann), che finiscono per “saccheggiare” le risorse pubbliche italiche, a tutto svantaggio delle esigenze dei produttori indipendenti e degli autori e dei creativi?
C’è forse una “regia” (occulta) in questo modo di governare la “res publica” culturale italiana, inchinandosi di fronte ai nuovi “padroni del mondo”, la plutocrazia digitale?!?
Con buona pace di quel “sovranismo culturale” tanto enfatizzato da Fratelli d’Italia durante la ormai dimenticata campagna elettorale del 2022…
Nota su Rai: dopo l’analisi accurata ed in tempo reale della discussione del “contratto di servizio” Rai in Commissione Vigilanza, proposta su queste colonne (vedi “Key4biz” del 3 ottobre 2023, “Contratto di servizio Rai: oggi la giornata decisiva?”), i giornali dell’indomani e di ieri giovedì 4 si sono concentrati – come prevedibile – sullo scontro tra Pd e M5s, sintomatico di conflitti che si scatenano su tavoli ben più importanti. Torneremo su questa dinamica, a freddo, tra qualche giorno: nelle more suggeriamo al lettore appassionato di leggere il testo approvato dalla Commissione (gli emendamenti approvati sono evidenziati in rosso). Giudichi il lettore se c’è stato il gran salto di qualità rivendicato dalla Presidente della Commissione Barbara Floridia e dai suoi colleghi di partito (M5s). Il famigerato “Allegato” (che definisce gli obblighi più specifici della tv pubblica) è rimasto… giustappunto in allegato: ma – Deo gratias – verrà comunque anch’esso pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Una vera conquista per il “public media service” italico, nevvero?!
Clicca qui per il parere della Commissione di Vigilanza al Ministero delle Imprese e del Made in Italy sul “contratto di servizio” Rai (evidenziati in rosso gli emendamenti approvati), Palazzo San Macuto, Roma 3 ottobre 2023
[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.