La generazione di donne che uscirà nel 2020 dalle università dei paesi maturi potrebbe essere la prima a godere della parità retributiva con i colleghi maschi: è quanto emerge dalla nuova ricerca di Accenture realizzata in occasione della Giornata internazionale della donna. Lo studio “Getting to Equal 2017” rivela che, nei prossimi decenni, il divario retributivo potrebbe scomparire se le donne sapranno sfruttare tre fattori chiave: digital fluency, strategia di carriera, competenze tecnologiche. Una combinazione che può ridurre il divario salariale del 35% entro il 2030, proiettando il reddito delle donne a 3,9 trilioni di dollari a patto che Stato, mondo accademico e imprese sostengano fattivamente il cambiamento.
Nei mercati maturi, la compresenza dei 3 fattori abilitanti potrebbe eliminare le differenze salariali entro il 2044, con 36 anni di anticipo rispetto al previsto. Nei mercati emergenti, invece, l’anticipo potrebbe addirittura superare i 100 anni, garantendo così il raggiungimento dell’uguaglianza salariale entro il 2066, anziché nel 2168. In Italia si potrebbe raggiungere la parità salariale nel 2049, rispetto al previsto 2091, con 42 anni di anticipo.
Secondo la ricerca di Accenture, a livello mondiale, per ogni 140 dollari guadagnati da un uomo, una donna ne guadagna mediamente 100. Uno squilibrio aggravato dal fatto che, rispetto agli uomini, le donne hanno una probabilità di gran lunga inferiore di ottenere un lavoro retribuito (50% vs. 76%). Ciò contribuisce a un “divario retributivo nascosto” che aumenta le disuguaglianze economiche tra i sessi: la ricerca rivela che ogni 100 dollari guadagnati da una donna ne corrispondono 258 ottenuti da un uomo. In Italia, per ogni 100 dollari guadagnati da una donna un uomo ne guadagna mediamente 131. Una distanza che aumenta guardando al “divario retributivo nascosto”: per ogni 100 dollari guadagnati da una donna un uomo guadagna mediamente 192 dollari.Secondo la ricerca Accenture, in Italia il divario retributivo risulta inferiore rispetto a Inghilterra (131 vs 161), Francia (131 vs 135), Germania (131 vs 160).
Inoltre, lo studio identifica diversi fattori fondamentali che influiscono sulla capacità di una donna di conquistare la parità retributiva fin dall’università. In Italia le studentesse universitarie hanno attualmente meno probabilità rispetto ai colleghi maschi di scegliere un’area di studio che a loro avviso possiede un elevato potenziale retributivo (13% vs. 24%), di avere un mentore (17% vs. 24%) o di ambire a posizioni di alta dirigenza (35% vs. 43%). Inoltre, le giovani donne dimostrano minore prontezza nell’adottare le nuove tecnologie (49% vs. 59%) e minore partecipazione a corsi di programmazione e informatica (77% vs. 82%).