La rubrica “Digital & Law” è curata da D&L Net e offre una lettura delle materie dell’innovazione digitale da una prospettiva che sia in grado di offrire piena padronanza degli strumenti e dei diritti digitali, anche ai non addetti ai lavori. Per consultare tutti gli articoli clicca qui.
Negli ultimi anni si sono moltiplicate, in rete, le applicazioni e i software mediante i quali i genitori possono controllare e tracciare le attività che i figli effettuano mediante e sui cellulari, strumenti che, come sappiamo, sono ormai di uso comune fin dalla prima età scolare.
Queste applicazioni permettono di verificare e leggere i messaggi mandati e ricevuti, verificare le chiamate, controllare luoghi e posizioni dove i ragazzi si sono recati e spesso molto altro.
Nel contemperare le delicate ragioni della tutela della privacy dei minori con il necessario e doveroso controllo dei genitori, il tribunale di Parma (n. 628/2020), con una sentenza pubblicata poche settimane fa, ha confermato un orientamento consolidato dei nostri giudici, secondo il quale i genitori sono tenuti a controllare che i figli abbiano assimilato l’educazione loro impartita, se necessario anche mediante controlli e verifiche che possono, e talvolta devono, divenire penetranti.
Il dovere di controllo
La decisione del giudice parmigiano sottolinea che i genitori devono tenere sotto controllo non solo i telefoni cellulari, certamente ormai più comuni e utilizzati nei post – millennials rispetto ai computer portatili, ma anche questi ultimi, potendo e dovendo, se del caso, applicare filtri e controlli: “i contenuti presenti sui telefoni cellulari dei minori andranno costantemente supervisionati da entrambi i genitori, evitando la comparsa di materiali non adatti all’età ed alla formazione educativa dei minori. La stessa regola vale per l’utilizzo eventuale del computer, al quale andranno applicati i necessari dispositivi di filtro.”
Tali attività in qualche modo anche preventive devono essere messe in atto soprattutto e a maggior ragione laddove i figli manifestino condotte imprudenti o anche ingenue e, in ogni caso, a loro tutela, a fronte di effettive e dimostrabili necessità che giustifichino una tale ingerenza che però, vale la pena ricordare, non può trascendere norme fondamentali come quelle previste dalla Convenzione sui diritti del fanciullo di New York, ratificata in Italia con la Legge n. 176/1991.
Si tratta, a ben vedere, di misure che se applicate, come si è fatto in passato -sebbene mediante altre modalità- con discernimento e ragionevolezza, appaiono indispensabili per evitare influenze nocive ed esposizioni a circostanze, fatti e situazioni che, oggigiorno, assumono le vesti più diverse e spesso degenerate.
La rete è un coacervo di informazioni, che vanno dalle più utili e innocue alle più orrende e disgustose, senza dimenticare quelle davvero pericolose.
Il controllo parentale dovrebbe dunque favorire una crescita serena e libera, ma non senza controlli.
Le competenze digitali degli adulti
Se quanto abbiamo sin qui accennato pare condivisibile, non può però non farsi cenno al fatto che per poter efficacemente supervisionare gli strumenti e gli applicativi in uso ai figli è necessario avere un minimo di conoscenza e di consapevolezza di come il mondo digitale e la rete in generale, oggigiorno, si muovano.
Da WhatsApp a TikTok alle miriadi di applicazioni di dubbia fattura, provenienza, finalità e gestione, è difficile se non irrealistico pensare che tutti i genitori siano realmente in grado di “tenere il passo” dello sviluppo tecnologico.
Il Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del paese è impegnato in una strategia di livello istituzionale per combattere il c.d. digital divide e accompagnare il processo di trasformazione digitale del Paese.
I tristemente noti eventi di forzato spostamento della didattica mediante forme di insegnamento a distanza impartite attraverso i dispositivi familiari hanno purtroppo recentemente confermato che il livello di digitalizzazione del Paese è ancora, in certe zone soprattutto, piuttosto arretrato.
Come sempre, peraltro, è doveroso rimboccarsi le maniche e darsi da fare: se non altro per non perdere il velocissimo treno sul quale i ragazzi stanno viaggiando e che, come visto in apertura, abbiamo il dovere di conoscere e controllare.
Al riguardo, l’Europa ha delineato un progetto di sviluppo, il DCDS-Digital Competences Development System, che mira a definire un approccio per fornire alla popolazione europea adulta poco qualificata le competenze digitali e trasversali di base necessarie per l’occupazione, lo sviluppo personale, l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva.
Confidiamo possa essere un utile ausilio, anche per i genitori dei ragazzi di oggi.
Articolo di Andrea Broglia, avvocato – componente D&L Network