Per quanto infondati dal punto di vista scientifico e medico, i timori per la salute legati alla diffusione del 5G sembrano in aumento. I timori per ipotetiche e non motivate ragioni di tutela della salute pubblica spingono quindi diversi comitati spontanei di cittadini a bloccare i sindaci dei piccoli comuni, costretti a stoppare i permessi per l’installazione di nuove antenne. Eppure, anche in Parlamento c’è stato il voto contrario ad ogni richiesta di stop.
Il paradosso vero è che, come illustrato da un report di Deloitte, in Italia lo smartphone è ormai uno strumento indispensabile, in mano anche agli over 65. Peraltro, un fenomeno analogo si riscontra anche in altri paesi, fra cui il Regno Unito.
Italiani utenti sfegatati di smartphone
Decisioni irrazionali, basate su timori non suffragati da prove, sensazioni e percezioni che non hanno alcuna evidenza scientifica. Ma oggi come oggi la mancanza di prove non sembra un argomento sufficiente e la industry delle Tlc è alle prese con una bella gatta da pelare, visto che non ci sono ancora prove provate, in assenza delle reti 5G che vanno ancora realizzate, dell’assenza di rischi per la salute derivanti dal nuovo standard. Eppure, siamo da anni utenti sfegatati di smartphone e telefonini fin dai tempi del 2G, 3G e ora 4G. Cosa è cambiato con il 5G, tanto che più aumenta il numero di antenne minori sono le emissioni?
5G Italy. Onde elettromagnetiche. 5G e salute ‘Timori immotivati’
Un cane che si morde la coda
E’ pur vero che timori analoghi si manifestano ogni volta che emerge una nuova tecnologia radio all’orizzonte. Lo stesso scenario, più o meno, si era manifestato l’ultima volta quando fece la sua comparsa il WiFi, la tecnologia di connessione wireless non licenziata che oggi è comunemente utilizzata ovunque, comprese scuole e ospedali, e da chiunque in alternativa alle reti mobili.
Ma questa volta con il 5G il paradosso sembra più forte da scardinare: più le autorità come l’Istituto Superiore di Sanità (ISS)si premurano a ripetere che non ci sono prove di possibili rischi per la salute dall’utilizzo del 5G, più l’opinione pubblica si chiude a riccio e vuole prove provate della totale assenza di pericoli per la salute dall’uso delle nuove frequenze. Peraltro in Italia sono in vigore i limiti di missione elettromagnetica più restrittivi della Ue, pari a un massimo di 6 v/m a fronte di una media di 61 v/m.
La giornata globale di protesta
Se a qualcuno fosse sfuggito, il 25 gennaio scorso è stata la giornata globale di protesta contro il 5G “The Global Day of Protest Against 5G”. Una protesta globale andata in scena anche in Italia e promossa dall’Alleanza Italiana Stop 5G che chiede uno stop immediato al nuovo standard.
Sono una quarantina le città dove si è manifestato nel nostro paese, da Lecce a Torino, da Bari a Lucca con azioni di volantinaggio. L’obiettivo dei manifestanti è convincere le amministrazioni locali a scegliere il “principio di precauzione” e bloccare l’installazione delle nuove reti. C’è da dire che i comuni che hanno bloccato la posa delle antenne sono più di cento e sono in aumento.
Che fare?
Visto il quadro, la soluzione migliore per la industry e la politica è cercare il confronto con gli scettici, spiegare ancora una volta le ragioni del sì alla nuova tecnologia, rispondere alle critiche e ricordare che dire no al 5G rappresenta un danno certo all’economia di qualunque comune decida di bloccare il nuovo standard. Una decisione anacronistica, che lascerebbe gli abitanti del comune in una bolla indietro nel tempo di decenni. Nessun servizio ultraveloce, nessuna auto o ambulanza connessa, niente servizi innovativi. E’ davvero questo che vogliamo? Tanto più che per gli operatori che si sono aggiudicati le frequenze gli obblighi di copertura sono stringenti. Il rischio però è che in Italia si sviluppi una rete 5G a macchia di leopardo, dove il nuovo standard dipenderà dalla posizione dei sindaci.