Dopo la morte di Papa Francesco, abbiamo sentito per un ricordo Monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia accademia delle scienze e delle scienze sociali. Grande esperto di media e tecnologie, Monsignor Viganò era molto vicino al Santo Padre.
Key4biz. Monsignor Viganò, un suo ricordo personale di Papa Francesco.
Monsignor Viganò. Dopo l’habemus papam del 13 marzo 2013 ero curioso di dare un volto a quel nome proclamato qualche istante prima dal card. Touran. Ero in regia, sull’Obvan dell’allora Centro Televisivo Vaticano (CTV) che produceva e distribuiva al mondo intero le primissime immagini del nuovo pontefice: fu davvero una sorpresa e una emozione.
Key4biz. E quando lo ha conosciuto di persona?
Monsignor Viganò. Il giorno dopo ho potuto salutarlo personalmente insieme a tutti gli operatori dei media – ero direttore del CTV in quel momento – e da li è nato un rapporto dapprima fatto di servizi soprattutto in occasione dei primi viaggi, poi di condivisione di alcune visioni strategiche dei media, fino a quando mi ha chiamato a realizzare una grande riforma dei vari settori dei media vaticani fondendoli in una media company. Di quegli anni i ricordi sono davvero molteplici e belli e ora li custodisco nella gratitudine e nella consapevolezza di un dono inaspettato.
Key4biz. Qual è il lascito di Papa Francesco come comunicatore?
Monsignor Viganò. Per un caso fortuito, all’elezione abbiamo deciso di mettere una telecamera anche dietro al papa che si sarebbe presentato al mondo dalla Loggia centrale della Basilica di san Pietro. In tal modo, in regia si poteva costruire una narrazione tra il papa e il suo sguardo da un lato, e la folla in piazza e il suo sguardo dall’altro. Insomma, una scelta di regia che stava scrivendo in quel momento il primo dialogo del papa. Dialogo che divenne poi cifra del suo ministero.
Key4biz. E poi?
Monsignor Viganò. E poi, quando il papa disse, all’indomani dell’elezione, “quanto desidero una Chiesa povera per i poveri”, certamente richiamava alla sobrietà della Chiesa, ma anche a vivere come i poveri cioè una Chiesa che osasse chiedere e porsi in ascolto degli uomini e delle donne di oggi. Infatti una Chiesa che ascolta, è una Chiesa che non ha la pretesa di avere le risposte a tutte le domande, ma che le cerca delle risposte insieme alle persone e in obbedienza allo spirito santo. Questo spiega perché papa Francesco ha utilizzato un linguaggio sempre molto concreto e ha fuggito la tentazione del linguaggio astratto e formale: infatti ascoltare la vita concreta delle persone, rende capaci anche di creare neologismi che sono stati un elemento caratterizzante di questo pontificato.
Key4biz. Papa Francesco è anche il padre dell’algoretica. Questo suo approccio antropocentrico quanto è fondamentale per l’intelligenza artificiale e in generale per le tecnologie di frontiera?
Monsignor Viganò. Più che di algoretica papa Francesco ha spesso parlato di AI e di Social. E anche su questo fronte ha avuto un approccio molto pragmatico. Quante volte ha parlato dei social come una possibilità per stare in relazione quando le distanze impediscono i rapporti personali o quando siamo stati chiusi come nel periodo del covid. Insieme però quante volte ha richiamato la necessità delle relazioni personali concrete, del darsi fisicamente una mano, del non essere ossessionati dai selfie. Rispetto all’AI ha ricordato l’uso molto positivo, ad esempio, nella medicina. Insomma, ha proseguito la tradizione degli insegnamenti della Chiesa che, rispetto ai media, è sempre stata caratterizzata dalla doppia pedagogia: apprezzamento per le conquiste tecnologiche e insieme richiamo all’uso rispettoso della centralità della persona umana.