L’euro digitale: intervento di Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Bce
L’argomento non è banale, anzi, non è mai banale, perché è quello della moneta unica europea, l’euro. Non solo da affrontare in termini di banconote e politiche bancarie, ma anche in chiave tecnologica, nello specifico digitale.
Anche il nostro euro sta attraversando la sua transizione tecnologica ed entro pochi anni, forse a cavallo tra 2023-2024, avremo il primo prototipo di euro digitale.
Oggi, intervenendo alle Lectiones cooperativae di Federcase, Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea (BCE), ha dato alcune indicazioni sui tempi e le modalità per lo sviluppo del progetto e per il suo lancio ufficiale.
“La digitalizzazione sta cambiando il modo in cui lavoriamo, consumiamo, interagiamo tra noi, utilizziamo il nostro tempo – ha spiegato Panetta – ma sono in rapida trasformazione anche la moneta e i sistemi di pagamento. Stanno emergendo strumenti innovativi. Se fino a pochi anni fa il contante era pressoché l’unico modo per concludere immediatamente una compravendita, oggi utilizziamo abitualmente forme di moneta digitale privata quali bonifici online, carte di pagamento, applicazioni su smartphone o smartwatch”.
Quando si parla di euro digitale ci si riferisce sempre ad una moneta sovrana offerta dalla Banca centrale europea in formato elettronico, utilizzabile da chiunque in qualunque posto in ogni Stato dell’Unione.
I servizi sono gli stessi garantiti dalle tradizionali banconote cartacee e dal contante, per una nuova valuta digitale sicura, priva di costi aggiuntivi, facile da utilizzare e accettata da tutti.
Differenza con criptovalute e stablecoin
L’euro digitale non va confuso con le criptovalute, “perché gode di un valore garantito dallo Stato. Al contrario, le cripto-attività non sono emesse da alcun operatore: sono strumenti fittizi senza valore intrinseco, che non generano flussi di reddito – cedole, dividendi – e non offrono alcun servizio d’uso al possessore”.
“Le cripto-attività sono scambiate tra operatori che hanno l’unico obiettivo di rivenderle a un prezzo maggiore. Di fatto – ha continuato Panetta – rappresentano una scommessa, un contratto speculativo ad alto rischio privo di fondamentali. Per questi motivi il loro valore registra fortissime oscillazioni”.
L’euro digitale differisce anche dalle cosiddette stablecoin: “Queste sono strumenti digitali il cui valore è legato a quello di un portafoglio di attività a basso rischio (le cosiddette “attività di riserva”), quali valute o titoli. In mancanza di una adeguata, incisiva regolamentazione, anche le stablecoin risultano inadatte a svolgere le funzioni della moneta”.
Le stablecoin sono particolarmente vulnerabili a possibili “corse ai riscatti”, nel caso in cui venisse a mancare la fiducia dei detentori.
L’euro digitale, quindi, è quindi considerato fattore strategico e per più di un motivo a sentire Panetta.
La sovranità monetaria e il contrasto alle Big Tech
Vi è innanzi tutto l’esigenza di “affermare la nostra sovranità in campo monetario e finanziario, in conformità con l’obiettivo di salvaguardare la nostra autonomia strategica stabilito dal Consiglio europeo”. La capacità di effettuare pagamenti sicuri in modo efficiente, senza influenze esterne, è un’esigenza fondamentale per l’economia e la società nel suo complesso, soprattutto in un’area importante come quella dell’euro.
Oggi in Europa oltre due terzi dei pagamenti digitali al dettaglio sono intermediati da operatori esteri.
“Un sistema dei pagamenti basato su tecnologie e prassi progettate, gestite e vigilate altrove indebolirebbe la capacità delle autorità europee di esercitare controlli di vigilanza; potrebbe risultare poco protetto da minacce esterne – ha aggiunto Panetta – incluse quelle informatiche; esporrebbe cittadini, imprese e Stati al pericolo di un uso improprio dei dati riservati; potrebbe ostacolare la tracciabilità delle informazioni necessarie per il contrasto delle attività illecite”.
Tra questi soggetti esteri ed esterni troviamo le grandi società tecnologiche, o Big Tech, che hanno ampliato l’attività in campo finanziario: “Una confluenza tra queste due tendenze – la crescita delle stablecoin e l’espansione delle Big Tech nella finanza – potrebbe stravolgere il funzionamento dei mercati finanziari e spiazzare l’intermediazione finanziaria e i servizi di pagamento tradizionali”, ha continuato il rappresentante della BCE.
Tutelare la privacy
Un uso improprio dei dati riservati desumibili dai pagamenti potrebbe rivelare aspetti privati della nostra vita, “quali le tendenze politiche, l’orientamento sessuale, lo stato di salute di ciascuno di noi”, ha precisato Panetta, e ciò potrebbe limitare le libertà personali e interferire con i diritti individuali.
“I dati contenuti nei pagamenti digitali sono spesso utilizzati da società private per varie finalità. Alcune società di pagamento stanno passando da un modello di attività basato su commissioni a uno basato sui dati (data driven), in cui i servizi vengono forniti gratuitamente per ottenere informazioni dettagliate sui clienti”, ha proseguito Panetta.
In futuro la concentrazione nel mercato dei pagamenti digitali potrebbe aumentare ulteriormente per effetto dell’espansione delle Big Tech, che hanno già mostrato in più di un’occasione la tendenza a comportamenti anti-competitivi.