Consueto appuntamento del lunedì con Francesco De Leo, Executive Chairman di Kauffman & Partners di Madrid, per parlare di pandemia e reazione dei governi, di come rilanciare gli asset sanitari e dotarsi di misure economiche adeguate, infine come affrontare i rischi di involuzione democratica che le fasi di incertezza sul futuro possono sempre generare.
Key4biz. L’anno è iniziato con una sequenza di eventi che sembrano essere il preludio a mesi che si riveleranno ancora difficili. Sarà così?
Francesco De Leo. Siamo entrati in un “inverno” che si preannuncia lungo e più sfidante di quanto si poteva anticipare. Ci arriviamo dopo un anno che nessuno di noi avrebbe immaginato di dovere affrontare nel corso della propria vita. Non eravamo preparati e fatichiamo ancora oggi a comprenderne le implicazioni. Sappiamo solo che il mondo che abbiamo vissuto in passato, non tornerà più. L’incedere inesorabile della Storia ha archiviato il mondo che abbiamo conosciuto. E dopo tutto quello che è successo ci troviamo di fronte ad un 2021 che già da ora si preannuncia più insidioso. Lo stato dell’economia a livello globale presenta un livello di fragilità senza precedenti e non abbiamo ancora chiari i costi psicologici della crisi in cui siamo precipitati. Non dobbiamo dimenticare che i mercati e le famiglie vivono di “aspettative”: non possiamo dare nulla per scontato. Ma, giorno dopo giorno, sta maturando una consapevolezza diffusa che “desperate times need desperate measures”. E sarà bene tenerne conto.
Key4biz. È uno scenario che richiama tempi ancora molto difficili. Ma come si potrà uscire dalla crisi attuale e con che tempi?
Francesco De Leo. La pandemia ha esercitato un impatto irreversibile sulla resilienza delle nostre economie, già messe a dura prova dalla crisi finanziaria del 2008 ed ha accelerato la transizione verso un futuro, che non può più attendere. Ogni giorno di ritardo accumulato è un giorno perso per sempre. Per uscire dalla crisi ci vogliono senso di responsabilità e consapevolezza collettiva dell’urgenza con cui si devono prendere decisioni chiave per il futuro. Non è più possibile temporeggiare, occorre dare risposte. In effetti eravamo già in crisi, ma era come se non ce ne fossimo accorti. La pandemia non ha fatto altro che riportarci tutti insieme, ad ogni latitudine del pianeta, alla dura realtà che per un senso diffuso di “complacency” si voleva tenere nascosta.
Key4biz. E allora cosa fare concretamente?
Francesco De Leo. Da una crisi economico-finanziaria che era già in corso, ma che è stata amplificata dalla pandemia si può uscire solo con un cambio di paradigma. Innanzitutto con un focus su innovazioni science-based, ma contemporaneamente con un’accelerazione sulla convergenza fra automotive, energia e telecomunicazioni. Siamo come ritornati al 1929: dipende ora solo da noi quale sarà il futuro verso cui vogliamo andare.
Key4biz. Nell’aprile 2020 una Research Note pubblicata da Kaufmann & Partners, la società da lei presieduta dava in una certa misura alcune di queste indicazioni…
Francesco De Leo. In effetti nei primi mesi della pandemia, in seguito ad un incontro a fine gennaio 2020 al World Economic Forum a Davos, Roland Schatz con cui lavoravano da anni, Founder e CEO del UN Global Sustainability Index Institute, ci aveva coinvolto in un progetto di ricerca mirato ad analizzare l’impatto del COVID-19 su scala globale. Sono passati più 9 mesi dall’aprile 2020 e penso di poterne parlare senza fare torto a nessuno. Se vuole possiamo richiamare i punti cardine di quell’analisi. Anche se ora stiamo lavorando ad un nuovo Research Report, che anticipa l’evoluzione dei mercati nel corso del 2021, di cui daremo un’anticipazione nelle prossime settimane.
Key4biz. Allora riprendiamo i punti chiave di quelle previsioni o indicazioni…
Francesco De Leo. Il dato di fatto da cui partire è che il mondo, come lo conosciamo, sarà soggetto ripetutamente a nuove ondate pandemiche. Il fenomeno delle deforestazioni e della progressiva desertificazione legata al cambio climatico, sono tutti fenomeni che portano inesorabilmente alla contaminazione fra specie, che in passato non entravano in contatto per via della presenza di barriere naturali che ne limitavano i rischi di contagio. Il COVID-19 non è né la prima, né sarà l’ultima pandemia con cui dovremo confrontarci già nei prossimi anni.
Key4biz. L’azione dei governi non è stata lineare, anzi ha prevalso l’incertezza tra tra linee dure, smarrimenti o misure inefficaci…
Francesco De Leo. I Governi, indipendentemente dalla latitudine e dalle forme istituzionali di governance, sono stati colti impreparati. Non c’erano e non vi sono tutt’ora piani, né meccanismi di coordinamento intergovernativo posti in essere fra Paesi: ed è cosi di fatto ancora oggi in Europa. E questo ha impedito di fare tesoro delle lezioni chiave che si potevano apprendere e di cui era necessario fare tesoro, per farsi trovare preparati in previsione di nuove ondate pandemiche. A distanza di quasi un anno, è sensazione diffusa che ci si trovi al punto di partenza. Un errore che nessun Paese si può più permettere, a cui occorre porre rimedio senza indugi. Ne va’ della salute delle prossime generazioni.
Key4biz. È emersa in modo forte una diversità di direzioni tra i vari governi.
Francesco De Leo. Si, ma è di fondamentale importanza e non più rinviabile nel tempo l’obiettivo di accelerare ed allargare la collaborazione e la condivisione delle informazioni fra Paesi, definendo standard e protocolli “omogenei” di raccolta dei dati. Occorre dare maggiore impeto allo sviluppo di un Cloud europeo, con capacità di “storage” e modalità di accesso condivise, per consentire un progresso più rapido della scienza nella gestione di future pandemie. È possibile che le prime avvisaglie del COVID-19 risalgano al settembre-ottobre 2019 in Cina: sono stati persi 4-5 mesi che potevano rivelarsi critici per ridurre il costo in vite umane e l’impatto senza precedenti sull’economia mondiale e dell’Eurozona. C’era tempo sufficiente per studiare quanto stava succedendo in Cina e successivamente in Italia e quindi in Spagna, e attivare delle contromisure. Ma, sulla base dei dati attualmente a disposizione, non è emerso alcun “spillover” di esperienze fra Paesi, quando si è trattato di individuare le “best practice” per affrontare gli effetti della pandemia. E questo è un costo che nessun Paese si può più permettere.
Key4biz. E quale sarebbe la direzione da intraprendere?
Francesco De Leo. I Governi devono innanzitutto impegnarsi a rendere l’infrastruttura sanitaria una priorità in termini di investimento e di budget per assicurarsi che sia “COVID-proof”, a prova di COVID: senza un cambio di policy i costi in termini di danni collaterali e irreversibili metteranno a rischio la stabilità interna e le possibilità di ripresa dell’economia.
Key4biz. Rimane il nodo della cooperazione, il vero buco nero di questa pandemia…
Francesco De Leo. Nessun Paese si troverà nelle condizioni di uscire da questa crisi da solo con le proprie forze, considerato l’attuale livello di interconnessione dell’economia su scala globale. È di fondamentale importanza studiare più nel dettaglio il funzionamento dell’economia “reale”, nella fase di transizione post-COVID, per comprenderne più a fondo i meccanismi di funzionamento e identificare i “trigger” di trasmissione del contagio da crisi locali a crisi su scala globale. Con il COVID. è iniziato un lento, ma progressivo processo di de-globalizzazione, le cui implicazioni ci sono ancora sconosciute. Deve diventare una priorità per i Governi l’individuazione dei settori chiave dell’economia, la cui resilienza è di fondamentale importanza per superare le crisi strutturali che seguiranno a ripetute ondate pandemiche.
Key4biz. E poi ci sono i nodi di varia natura in seno ai singoli Paesi…
Francesco De Leo. Se rimaniamo in ambito di economia e finanza, il “decoupling” del sistema finanziario dall’economia reale è destinato ad allargarsi nel tempo per gli effetti della pandemia, anche per la tendenza in atto da parte dei governi a supportare banche e istituzioni finanziarie a scapito delle piccole e medie imprese, che si troveranno a rischio di estinzione.
Key4biz. Il mondo ha sempre vissuto con le crisi, quali sono gli elementi nuovi in questo caso?
Francesco De Leo. La crisi innescata dalla pandemia non è paragonabile per magnitudo e velocità di diffusione del contagio alle crisi degli ultimi 50 anni. La sfida più difficile è quella di mitigare i costi “psicologici” della crisi e di aiutare le nostre società ad affrontare le sofferenze e le incertezze di una transizione di cui è difficile anticipare gli esiti. I costi “psicologici” della crisi sono tutt’ora ampiamente sottovalutati e tenuti “nascosti”, nella speranza di prendere tempo. Ma rischiano di minare la tenuta del tessuto sociale e promettono di essere un fattore critico di destabilizzazione.
Key4biz. Cosa prevedete tra le manifestazioni inaspettate
Francesco De Leo. Nel corso dei mesi successivi alla pandemia prevediamo che ci sarà un ritorno alla fede e al ruolo della religione indipendentemente dalle latitudini e dalle confessioni religiose. È un pattern che si è registrato ripetutamente negli ultimi 150 anni e che sta emergendo anche in questa fase come un elemento centrale nel processo di trasformazione delle nostre società. È possibile che assisteremo a nuove forme di radicalizzazione, che potranno essere mitigate da un’affermazione delle scienze, come scudo di protezione contro future pandemie.
Key4biz. E sul versante della politica?
Francesco De Leo. Le democrazie nei Paesi occidentali saranno messe rischio dall’emergere di nuove forme di populismo e di leadership identitarie, che ne tendono a minare l’architettura costituzionale e l’equilibrio fra poteri. Nessun Paese in Europa si trova al riparo da una progressiva fragilità dell’impianto democratico. Diritti che si davano per acquisiti, tenderanno ad essere archiviati come un intralcio ad una progressiva dilatazione dei poteri esecutivi dei governi, che possono determinare nel tempo una trasformazione “de facto” delle democrazie parlamentari in democrazie presidenziali, che sviliscono le prerogative e i poteri del parlamento, senza che vi siano margini di correzione verso forme di autoritarismo “benevolo”. È prevedibile che il potere esecutivo dei governi tenderà ad avocare a sé “poteri speciali” per affrontare la pandemia, dando forma a profili di leadership “carismatica”. L’emergere di nuove forme di populismo e di leadership carismatica costituiscono un precedente pericoloso e contribuiscono ad elevare il rischio di un ritorno dell’antisemitismo in Europa, che sarebbe bene non sottovalutare, per l’impatto sulla coesione sociale che questo potrebbe avere a fronte di costi crescenti della pandemia.
Key4biz. Ecco, appunto, l’Europa, che ne sarà del nostro continente?
Francesco De Leo. La stabilità dell’Europa e delle economie dell’Eurozona è messa a dura prova dalla pandemia e sarà la sfida più importante dei prossimi anni. In un mondo dominato da due sole superpotenze su scala globale, Stati Uniti e Cina, l’Europa con tutti i suoi problemi e differenze a volte inconciliabili rappresenta un modello per quei paesi che cercano un modello di sviluppo che coniughi diritti, crescita e solidarietà. Le vulnerabilità dell’Europa, nel suo complesso, sono il banco di prova del processo di trasformazione dell’economia globale. Se non si dovesse rinnovare uno spirito “costituente” comune fra i partner europei, il lascito della pandemia alle prossime generazioni sarà la fine dell’Europa, come ad oggi l’abbiamo conosciuta.
Vorrei aggiungere un’ultima osservazione, che è frutto di più di una conversazione con Vladimiro Giacche’, che, illuminante ed incisivo come sempre, mi faceva notare come la seconda e (aggiungo) la probabile terza ondata pandemica dimostrano che non si è imparato nulla, almeno in Europa.
Key4biz. Il quadro che ha delineato ad Aprile 2020 impressiona per la sua attualità. Cosa si aspetta dal Governo e dalle forze politiche oggi in Parlamento?
Francesco De Leo. Nessuno mette in discussione che ci troviamo di fronte a sfide che non hanno precedenti nella Storia e così pure dobbiamo tutti riconoscere che stare al Governo in questa fase di profonda trasformazione e di incertezza richiede scelte difficili, che possono e devono fare la differenza e non lasciano scampo. Ma proprio per questo non è pensabile non impegnarsi a riconquistare una propria dignità ed autorevolezza in Europa, agli occhi dei nostri partner e delle istituzioni europee. Mi piacerebbe vedere meno provincialismo, come è naturale che sia quando la crisi morde e ci spinge a rinchiuderci in noi stessi. L’Italia deve tornare ad essere più propositiva in Europa e non rimanere al traino o in una posizione subordinata all’asse franco-tedesco. Occorre avere più coraggio e una visione che ci proietti in un nuovo futuro. Come diceva il Cardinale Newman: “Non temere che la vita giunga ad una fine. Temi, piuttosto, che non abbia mai inizio”.