Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.
«Ogni giorno sembra il weekend», c’è scritto nel comunicato stampa di Spotify a proposito degli (ottimi) dati finanziari per il primo trimestre del 2020 – ed è un sentimento che in queste settimane abbiamo provato tutti, anche se sono stati fine settimana assai poco spensierati, sovente stressanti, troppe volte dolorosi. Ma se per alcuni settori l’epidemia di Covid-19 significa una crisi che minaccia di essere la peggiore da quasi un secolo a questa parte, i risultati pubblicati nelle ultime ore dai big della tecnologia mostrano una realtà molto diversa.
Partiamo proprio da Spotify, che ha usato l’esempio del “weekend perpetuo” per mostrare come le abitudini dei suoi clienti siano radicalmente cambiate. La compagnia, è vero, ha aumentato del +31% i suoi utenti, fino ad arrivare a 261 milioni di utilizzatori mensili attivi e a 130 milioni di iscritti al servizio a pagamento. Ma l’assenza, per milioni di persone, di una tratta casa-lavoro-casa in auto ha fatto calare il consumo relativo alle app per l’auto e per i wearable, soprattutto nel settore dei podcast. In compenso, c’è stato un aumento del 50% dell’ascolto attraverso la tv e le console, dispositivi decisamente “casalinghi”, per effetto della quarantena globale. Tra chi ha annullato il proprio abbonamento, una persona su sei ha citato come causa proprio il Coronavirus, soprattutto per una strategia prudenziale: la maggioranza, infatti, ha dichiarato di volersi abbonare nuovamente non appena ci saranno meno incertezze dal punto di vista economico.
Oltre agli ascolti, va considerato anche il fondamentale apporto del comparto pubblicitario, ed è qui che Spotify, pur avendo centrato pienamente i suoi obiettivi trimestrali, ha sofferto di più, tanto che la società ha annunciato di aver rallentato fino alla fine dell’anno i suoi i piani di assunzione. Anche perché c’è sempre il temuto spettro del ritorno dell’epidemia quando tornerà la stagione fredda, e non molti clienti sono disposti a fare piani di investimento e marketing a lungo termine.
Per Microsoft, il futuro è ancora più sulla nuvola
È ancora presto per valutare gli effetti negativi del Coronavirus: così la pensa Microsoft, che è anzi cresciuta del 15% nelle vendite, grazie soprattutto al suo settore cloud: le connessioni ADSL e fibra ottica casalinghe infatti sono state, e lo saranno ancora per moltissimi lavoratori, gli strumenti indispensabili per lavorare in remoto, proprio per merito degli applicativi “sulla nuvola” (su SOSTariffe.it si possono trovare le offerte più convenienti per la banda ultralarga).
Lo stesso CEO, Satya Nadella, non ha esitato nel rimarcare come il cloud sarà ancora più centrale nei prossimi anni: “Se fate un passo indietro e vi chiedete, poniamo, come sarà la situazione tra due anni e se più cose verranno fatte attraverso il cloud pubblico o ibrido, la risposta è: di più“.
Anche Microsoft ha registrato una significativa discesa dei ricavi pubblicitari (ad esempio per la controllata LinkedIn), pur rilevando che i prezzi ora si stanno stabilizzando dopo il crollo di marzo. E, naturalmente, sono diminuiti anche i guadagni derivati dalle licenze per le piccole e medie imprese, chiuse per la maggior parte.
Google e Facebook: il crollo non c’è stato
Il sospiro di sollievo di Alphabet, la holding cui fa capo Google, e Facebook è stato evidente durante la divulgazione dei dati finanziari per il primo finestre del 2020, visto che la discesa dei ricavi pubblicitari per i due colossi ha avuto un impatto meno grave del previsto: le azioni di entrambe le compagnie hanno fatto segnare rialzi record, una boccata d’ossigeno dopo un inizio di primavera che definire travagliato è decisamente un eufemismo.
È facile capire perché: tra WhatsApp, Instagram, YouTube, Facebook e Google sono le incontrastate regine del nostro tempo libero, e in quarantena quello non è certo mancato. A questo si aggiungono i software (spesso a pagamento) per poter interagire tramite videoconferenza con i colleghi di lavoro o i propri cari, e con Skype, Teams e Meet (quest’ultimo pronto a diventare gratuito per tutti fino alla fine dell’estate) le due società possiedono le piattaforme che si spartiscono la stragrande maggioranza dell’utenza, insidiate solo da Zoom che però ha avuto diversi problemi di sicurezza.
Per Sundar Pichai, CEO di Alphabet, gli aumenti più significativi sono arrivati dalle ricerche e dall’utilizzo di YouTube. La CFO Ruth Porat si è mostrata ottimista ma non troppo sul fatto che il peggio sia ormai alle spalle: “La diminuzione nelle ricerche e nel fatturato derivato dalla pubblicità è stata netta in marzo, e malgrado stiamo già vedendo qualche primo segno di un ritorno a un utilizzo commerciale più consueto da parte degli utenti, non è ancora chiaro quanto durerà o quanto sarà monetizzabile“. Facebook dal canto suo pensa già al futuro: “Vista la forte crescita dell’engagement e delle richieste correlate sulla nostra infrastruttura, la riduzione delle spese in conto capitale di quest’anno va vista più come un rinvio al 2021 che come un risparmio“, ha dichiarato la società.
Per gli smartphone la richiesta scenderà del -30%
E per la telefonia mobile? Dopo Apple, anche Samsung e Qualcomm hanno parlato agli azionisti, ed entrambe le società, pur avendo mostrato guadagni di tutto rispetto, si sono mostrate meno fiduciose rispetto al settore software per quanto riguarda il futuro. Ancora una volta, la parola chiave è diversificazione: si tratta di aziende talmente grandi da poter rimediare con la crescita di un settore, se un altro mostra dei dati negativi a causa della pandemia.
Nel caso di Samsung, ad esempio, la stabilità è data dalla sua fiorente produzione di memory chip, mentre per gli smartphone i prossimi mese potrebbero essere meno rosei. L’azienda sudcoreana si aspetta un incremento derivante dalla richiesta di PC e server – visto che, dopo aver tutti scommesso sulla mobilità, il lockdown ci ha mostrati ancora molto legati alle nostre postazioni fisse – per il lavoro e per la didattica a distanza, mentre ha già anticipato una contrazione negli utili rispetto a quelli del primo trimestre a causa del probabile crollo della domanda per alcuni prodotti core, tra cui appunto gli smartphone.
Secondo Qualcomm – la maggior produttrice al mondo di chip 5G – i dispositivi mobili andranno incontro a una riduzione del 30% nei prossimi mesi; questo però non andrà a detrimento del 5G stesso, il cui sviluppo dovrebbe rimanere invariato.
Fonti: https://newsroom.spotify.com/2020-04-29/spotify-reports-first-quarter-2020-earnings/#spotifynews