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Palestina, l’UE ha inviato 1,1 miliardi di euro di aiuti finanziari

Dall’inizio della crisi 41.689 morti a Gaza, alla Palestina 1,1 miliardi dall’Ue

Alle 18:30 (ora italiana) del 1° ottobre 2024, l’Iran ha lanciato tre ondate di missili balistici contro Israele, per un totale di 181 missili. L’attacco, anticipato con precisione dall’intelligence statunitense e dal Mossad israeliano, è stato intercettato senza difficoltà dal sistema di difesa “Iron Dome” di Israele. Il raid iraniano contro il territorio israeliano arriva in reazione alle recenti uccisioni di importanti figure politiche e militari del blocco legato all’Islam sciitaIsmail Haniyeh, leader politico di Hamas ucciso nella notte tra il 30 e il 31 luglio 2024 a Teheran in un attacco attribuito a Israele, ma non rivendicato dal governo Netanyahu; Abbas Nilforoushan, comandante della forza Quds (il corpo delle guardie della rivoluzione islamica) e il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, entrambi eliminati da un attacco aereo israeliano il 27 settembre 2024.

Quanti morti nella Striscia di Gaza

La domanda ora è una sola: quanto sarà dura la risposta di Israele all’attacco dell’Iran? Gli analisti sottolineano che tra gli obiettivi di Netanyahu potrebbero esserci le strutture nucleari e le infrastrutture petrolifere dell’Iran. Dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 (che ha causato più di 1.300 vittime tra civili e militari israeliani e 250 presi in ostaggio), la guerra di Gaza, scatenata da Israele in risposta all’attacco terroristico di Hamas, ha causato 41.689 vittime, 96.625 feriti e una crisi umanitaria tra la popolazione palestinese della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.

Quanti soldi alla Palestina e da quando

A causa delle conseguenze della guerra per “cancellare Hamas” sulla popolazione civile, l’Europa ha chiesto fin dall’inizio del conflitto un cessate il fuoco, esprimendo al contempo pieno sostegno a Israele nell’esercitare il suo diritto di difendersi, ma promuovendo una risoluzione politica basata sulla soluzione dei due Stati. Inoltre, l’Europa nel periodo 2023-2024 ha fornito sostegno finanziario alla popolazione palestinese per 1,1 miliardi di euro, di cui 841 milioni mobilitati come risorse addizionali dal 7 ottobre 2023 come illustra il grafico in apertura. Ma da quanto continua il flusso di denaro, non solo europeo, verso la Palestina?

Per rispondere bisogna tornare indietro al 13 settembre 1993. E precisamente sul prato della Casa Bianca dove, la stretta di mano tra il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il leader palestinese Yasser Arafat “benedetta” da Bill Clinton, sancisce la nascita dell’Autorità Nazionale Palestinese. Obiettivi: creare un organismo politico per amministrare temporaneamente i territori di Gaza e della Cisgiordania e collaborare alla lotta al terrorismo al fine di creare le condizioni favorevoli alla nascita di uno Stato palestinese indipendente.

L’accordo di Oslo, il fallimento del progetto di pace in Palestina

E’ qui, con l’Accordo di Oslo ratificato alla Casa Bianca, che inizia il finanziamento internazionale per lo sviluppo economico della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Secondo i dati dell’Ocse gli aiuti ai palestinesi ammontano a 40 miliardi di dollari erogati tra il 1994 e il 2020. Soldi per infrastrutture, sicurezza idrica, istruzione, sanità. La maggior parte degli aiuti, quasi il 72%, proviene da dieci donatori. Nel grafico qui sopra i principali finanziatori dei territori palestinesi. In testa troviamo l’Unione Europea che ha contribuito per il 18,9% sul totale dei fondi erogati. L’Italia si posizione fuori dalla top 10, il suo contributo incide per l’1,6% sul totale dei soldi erogati alla Palestina.

Gli aiuti economici alla Palestina finanziano Hamas?

Il progetto di pace inaugurato dagli Accordi di Oslo è fallito subito. Il 4 novembre 1995 l’assassinio del Primo Ministro Yitzhak Rabin, da parte di un militante della destra estremista sionista contraria agli accordi di Oslo, segna la fine delle speranze di pace nate da quella stretta di mano. Da quel momento la spirale di odio entro la quale convivono i due popoli continua a crescere. L’esito di questo climax è davanti ai nostri occhi con la guerra scoppiata il 7 ottobre 2023 tra Hamas e Israele.

In tutti questi anni i soldi sono tuttavia sempre transitati nelle casse di Ramallah, città palestinese situata in Cisgiordania che rappresenta de facto la capitale dello Stato di Palestina. Inoltre in più occasioni l’Europa è stata accusata di finanziare il terrorismo antisionista. Ma quanto c’è di vero? La risposta è che non si sa con certezza. La questione, tornata a ribollire in questi giorni, è stata più volte oggetto di inchieste da parte della Commissione Europea che, tuttavia, non ha mai appurato con certezza se una parte dei fondi finisse nelle mani dei terroristi di Hamas. Quello che è sicuro, invece, è che una parte dei fondi veniva “sprecata, sperperata o persa nella corruzione” come afferma un rapporto della Corte dei Conti Europea del 2013.

Fondi alla Palestina, il perché del blocco

Ma allora perché i soldi continuavano a fluire? Prima di tutto va specificato che dal 1994 praticamente ogni anno l’erogazione veniva bloccata. I fondi congelati e i beneficiari passati al setaccio. E poi i dispositivi e i nomi dei progetti di finanziamento mutati mentre venivano introdotti sistemi “a duplice chiave” sempre più raffinati per l’esborso dei pagamenti. Prevedendo, cioè, l’autorizzazione sia dell’Europa sia dell’Anp e sempre sotto presentazione dei necessari documenti giustificativi. Nonostante questi accorgimenti le fughe di denaro non hanno mai cessato di verificarsi.

La ragione per cui continuano a essere erogati gli aiuti economici alla Palestina

Ebbene, la ragione per la quale i finanziamenti non venivano bloccati è questa: senza fondi sarebbe stato ancora peggio. Lo affermava nei primi anni Duemila il Commissario europeo per le relazioni estere e successivamente presidente della Bbc Chris Patten adducendo che i fondi sono un “importante contributo” per evitare “un’ulteriore caduta nell’anarchia, nel caos e nella povertà”. E lo conferma oggi l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Joseph Borrel: “Nessuno stop ai finanziamenti, danneggerebbe i palestinesi e rafforzerebbe i terroristi”.

Ultimo aggiornamento: ottobre 2024
Fonte:  European External Action Service (EEAS); Arab Center Washington DC (ACW)

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