Enti locali e Comuni italiani sembrano allergici ai pagamenti elettronici e sono restii ad adeguarsi alla nuova piattaforma PagoPA, che prevede l’obbligo di adeguarsi alla moneta elettronica entro fine anno per tutta la Pubblica Amministrazione.
Un obiettivo che sembra davvero lontano, visto che a fine luglio avevano aderito meno di 300 enti e una trentina di Psp (Payment service provider), fra cui le principali banche, le Poste e due circuiti.
Una goccia nel mare rispetto ai 70 mila enti che alla fine dovranno comporre la piattaforma PagoPA, che secondo la tabella di marcia del Piano Crescita Digitale dovrà essere operativo entro la fine del 2016.
In attesa di conoscere i dati aggiornati sull’adesione a PagoPA, un sollecito bello e buono al salto nei pagamenti digitali campeggia da un paio di giorni sulla home page dell’Agenzia per l’Italia Digitale, che ricorda agli enti la tabella di marcia prevista per legge: “Entro il 31/12/2015 le PA sono obbligate ad aderire alla piattaforma nodo dei pagamenti e a programmare le attività di implementazione dei servizi”.
“Considerando il numero delle amministrazioni coinvolte e dei relativi servizi, il completamento dell’attivazione di questi – in coerenza con il piano di crescita digitale – dovrà avvenire entro dicembre 2016”, si legge sul sito dell’Agenzia.
Ma l’opzione POS non piace alla PA, come del resto non era piaciuta nemmeno ai commercianti e professionisti quando fu introdotto senza però prevedere un regime sanzionatorio per gli esercizi inadempienti. Un provvedimento che potrebbe però arrivare al più presto in Parlamento, per rendere davvero cogente l’utilizzo del POS anche nella PA magari prevedendo magari, come propongono alcuni, sanzioni per i singoli dirigenti responsabili e non per gli enti.
Secondo stime di Carlo Cottarelli, ex commissario straordinario alla spending review, i benefici per la collettività derivanti dai pagamenti elettronici nella PA sono stati quantificati in 1,3 miliardi di euro per il solo 2016.
Il sistema PagoPA potrebbe permettere a cittadini e imprese di scegliere come pagare (conto corrente, carta di credito, bollettino postale elettronico); scegliere il canale tecnologico di pagamento preferito per effettuare l’operazione (es. conto web, ATM, mobile).
Il sistema potrebbe permettere alle PA di velocizzare la riscossione degli incassi, ottenendone l’esito in tempo reale e potendo effettuare la relativa riconciliazione in automatico; eliminare la necessità di stipulare specifici accordi con i prestatori di servizi di riscossione. Consentirebbe inoltre di adeguare il sistema alla fatturazione elettronica.
Ma la strada semba ancora lunga.