La proposta di introdurre sanzioni per professionisti e aziende che non si attrezzano per il pagamento con carta di debito e di credito solleva le proteste delle imprese. Proteste che arrivano soprattutto dal mondo delle PMI che lavorano in B2B e con la PA e degli autonomi, che chiedono a gran voce l’esenzione per diverse categorie professionali, che sarebbero troppo penalizzate con l’entrata in vigore del regime sanzionatorio, proposto dal gruppo del Pd in alcuni emendamenti ad hoc alla Legge di Stabilità. E mentre il segretario della Lega Matteo Salvini definisce la proposta come “un regalo alle banche”, portavoce della protesta si è fatta, insieme alla FIPE, la CGIA di Mestre, secondo cui in attesa che entrino in vigore le sanzioni e l’abolizione del tetto di 30 euro per i pagamenti con carta, alcune categorie artigiane andrebbero escluse ‘tout court’ dal provvedimento.
Quali? In particolare quelle che eseguono transazioni commerciali solo con altre aziende e con la Pubblica Amministrazione, che normalmente ricevono pagamenti con bonifico che sono già tracciati: “Milioni di imprese – denuncia Paolo Zabeo della CGIA – che lavorano esclusivamente per altre imprese o per la Pubblica amministrazione saranno costrette a sostenere dei costi del tutto inutili. Si pensi agli autotrasportatori, alle imprese di costruzioni che lavorano per il pubblico, alle aziende metalmeccaniche, a quelle tessili, a quelle dell’abbigliamento o della calzatura che lavorano in subfornitura, alle imprese di pulizia che prestano servizio presso gli studi privati o negli enti pubblici, ai commercianti all’ingrosso. Tutte attività che nella prassi quotidiana ricevono già adesso pagamenti tracciabili (tramite bonifico ndr)”.
Oltre a ciò, Paolo Zabeo solleva un altro aspetto che secondo la CGIA sicuramente penalizzerà molte attività artigianali: “Gli idraulici, gli elettricisti, i falegnami, gli antennisti i manutentori di caldaie, nonché i loro dipendenti e collaboratori, spesso si recano singolarmente presso la dimora o l’immobile del committente. Questo comporta che ciascun dipendente e collaboratore dovrà essere dotato di un Pos. Chi vuole obbligare anche queste attività, ha idea di quali costi dovranno sostenere?”.
Altre categorie che secondo la CGIA andrebbero esentate sono i commercianti all’ingrosso, i concessionari auto e moto, le imprese edili che effettuano interventi di ristrutturazione, manutentori di caldaia ecc.
Secondo una stima della Cgia Mestre, tra canone mensile, canone annuale e percentuale di commissione sull’incasso, un professionista o un’impresa con un ricavo annuo pari a 100 mila euro dovrebbe sostenere una spesa di circa 1200 euro all’anno, che varia a seconda della tipologia di POS: meno cara la versione base, più cara quella priva di collegamento con fili (cordless) e più costosa quella GSM destinata all’utilizzo fuori sede.
FIPE contraria all’azzeramento del tetto
Critiche anche da parte della FIPE (Federazione Italiana Piccoli Esercizi), che non condivide in alcun modo il provvedimento che azzera la soglia di importo sotto la quale vi è l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici. Un’iniziativa del genere “deve essere associata contemporaneamente a un’esenzione dall’obbligo per imprese in regime fiscale dei contribuenti minimi (con ricavi non superiori ai 50.000 euro) e al mantenimento di una soglia minima per i pagamenti elettronici di almeno 10 euro – ha detto il direttore generale Marcello Fiore – La volontà della Federazione è quella di sostenere tutti quei pubblici esercizi caratterizzati da pagamenti di piccola entità (dai bar ai tabaccai fino ad arrivare ai venditori di caldarroste), gravati dai costi delle commissioni bancarie che potrebbero compromettere seriamente la loro attività. Non siamo contrari all’utilizzo della moneta elettronica – spiega il direttore della Federazione Italiana Pubblici Esercizi – ma è importante evitare che un provvedimento mal concepito, affossi attività importanti”.
“In questo frangente è prioritario l’abbassamento delle commissioni, in particolare per tutte quelle carte di emissione non bancaria, che nella ristorazione per valore superano il 50%, dove la commissione va dal 5 al 2,90% – conclude Fiore – Invece delle sanzioni sarebbe più opportuno prevedere incentivi fiscali per le micro imprese che si dotano di POS”.
Va ricordato però che secondo una recente indagine di Bankitalia, in Italia l’83% delle transazioni complessive è eseguito in contanti, a fronte di una media europea del 65%. Il numero di operazioni annue pro capite eseguite con carte di pagamento in Italia è fermo a 31,09 rispetto alle 166,75 operazioni del Regno Unito, le 166,61 dei Paesi Bassi e le 130,32 della Francia. Insomma, l’Italia è molto indietro nei pagamenti elettronici, soprattutto per quanto riguarda i micropagamenti che in molto paesi sono la norma anche per l’acquisto di un pacchetto di gomme in tabaccheria.
Il via libera alla Legge di Stabilità è previsto prima di Natale. Vedremo come andrà a finire.