Come si confrontano oggi le organizzazioni pubbliche e private con l’innovazione in una società digitale che sta cambiando rapidamente volto? Questo il tema di un convegno che si è tenuto ieri a Roma per un confronto tra soggetti pubblici e privati impegnati nel processo di trasformazione del paese nel nuovo contesto della società digitale. Tra gli interventi di interesse quelli che riguardano INPS, INAIL e Corte dei Conti.
Tre esperienze differenti su come oggi le amministrazioni pubbliche italiane possano “navigare la trasformazione digitale” e porsi obiettivi ancora più ambiziosi.
La prima sfida delle amministrazioni pubbliche deve essere quello di garantire la sicurezza necessaria a ricostruire il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, sicurezza delle informazioni ma anche sicurezza che le informazioni vengano impiegate efficacemente per la realizzazione dei servizi.
Giulio Blandamura, Direttore centrale sistemi informativi INPS, ha sottolineato come oggi la spesa informatica rappresenti ancora il 30% della spesa di funzionamento dell’INPS, per questa ragione la leva informatica è elemento essenziale per la razionalizzazione e l’ottimizzazione dei servizi. Rivendicando gli importanti risultati raggiunti, oltre 100 milioni euro annui di risparmi, e sottolineando come il cambiamento prima che tecnologico deve essere culturale e partire proprio dal management dell’azienda.
L’INAIL dal canto suo si è dotata di un ambizioso piano strategico per la trasformazione digitale, disponibile online come rivendicato orgogliosamente da Cardinale Ciccotti, Responsabile Ufficio Servizio Infrastrutture ICT dell’Istituto, finalizzato a ripensare interamente l’ente considerando la leva tecnologica come piattaforma abilitante dei cambiamenti dei processi. Uno degli obiettivi principali dei cambiamenti in atto è quello di liberare le energie presenti nell’azienda, le tante intelligenze che possono essere meglio impiegate nell’ambito di processi più aperti e flessibili. Per ottenere questo obiettivo, secondo Ciccotti, è necessario far passare il messaggio del cambiamento, superando le resistenze che spesso si incontrano anche tra gli stessi lavoratori.
Michele Melchionda, Direzione Generale per i sistemi informativi automatizzati Corte dei conti, ha portato l’esperienza della Corte dei conti, che ha recentemente siglato un accordo con il Centro Interuniversitario per la Sicurezza e punta per l’anno prossimo a rinunciare al data center e scommettere pienamente sulle nuove potenzialità offerte dai servizi in cloud. Per Melchionda nel contesto attuale l’obiettivo deve essere superare le infrastrutture, rimodellare l’organizzazione e l’approccio orientando verso i servizi ai cittadini i risparmi resi possibili dall’innovazione.
Per quanto riguarda le aziende, le nuove opportunità vanno dallo sviluppo dell’“internet of things”, che rileva ed offre una quantità di dati sempre crescente, alla diffusione software di analisi dei big data sempre più evoluti, in grado di elaborare questi dati, e di servizi in cloud sempre più accessibili, che mettono a disposizione di tutti la potenza di elaborazione dei dati necessaria a gestirli possono determinare oggi un completo cambiamento di paradigma.
Una vera e propria disrupture in grado di mandare in frantumi prassi consolidate e rendite di posizione ed affermare una “economia delle idee”, dove le nuove idee potranno essere sviluppate con strumenti sempre più accessibili, anche per le istituzioni pubbliche interessate a sfruttare appieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Queste innovazioni potranno oggi avere un impatto simile a quello che hanno avuto le due principali rivoluzioni che hanno caratterizzato gli ultimi decenni: la disintermediazione della rete internet resa possibile dal World Wide Web e la diffusone capillare di smartphone e social network, che hanno così profondamente cambiato la vita di ciascuno di noi (basti pensare che oggi mediamente l’80% dei consumatori consulta il proprio device, smartphone o tablet, quando si reca ad effettuare gli acquisti).
Nonostante questo però le organizzazioni non sfruttano adeguatamente le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie se pensiamo che perfino negli avanzatissimi Stati Uniti solo il 18% delle aziende ha iniziato un vero processo di digitalizzazione delle imprese. Se ha ragione il guru del web Alec Ross, già consigliere per l’Innovazione di Hillary Clinton, nel prevedere che da qui dal 2020 saranno generati più dati di quanti l’umanità abbia prodotto fino a oggi in tutta la sua storia, la grande sfida dei nostri tempi è quella di capire come leggere e sfruttare utilmente questi dati, per le imprese chiamate a competere in questo nuovo scenario e per le istituzioni chiamate a garantire diritti e fornire servizi adeguati in una società dove l’esperienza digitale assume un ruolo sempre più centrale nella vita quotidiana di tutti i cittadini.