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PAdigitale. La riforma burocratica è la vera sfida per il nuovo Governo

Donato A. Limone

Un Governo per una burocrazia “diversa”

Il Governo prossimo venturo, tra l’altro, dovrà affrontare (subito) il problema della riforma burocratica in “concreto” fuori dalla logica delle riforme delle PA che da più di 30 anni non sono quasi mai andate in porto per generare una burocrazia moderna per un Paese importante come l’Italia. Una burocrazia riformata per essere semplificata, trasparente, digitale, utile e funzionale ai cittadini, alle imprese, ai mercati e alle stesse istituzioni. Una burocrazia riformata per abbattere una montagna di adempimenti e di oneri amministrativi diretti ed indiretti per erogare servizi ai cittadini e alle imprese.

Una burocrazia moderna per eliminare elevati costi diretti ed indiretti per presentare dare una risposta veloce ed utile ad istanze, dichiarazioni, richieste di vario tipo. Una burocrazia moderna “governata” da una dirigenza consapevole di dovere operare con un approccio innovativo, rispettoso per le forme quanto basta, finalizzato a cambiare di passo: verso un paradigma nuovo e per chiudere una epoca burocratica contrassegnata dalla espressione “negativa” dello stesso concetto di “burocrazia”. La riforma “vera” (sostanziale) e non teorica (formale) della burocrazia non può che essere tra le prime e forti decisioni che un Governo (qualunque governo esso sia) oggi deve adottare. Cosa succede se non adotta tale decisione? Semplicemente che continueremo ad “affondare” nella palude che tutto blocca ed ingoia! Con grave danno per i mercati e la concorrenza. La burocrazia continuerà ad operare come un nemico della società italiana.

Come riformare la burocrazia………non servono massimi sistemi!

Il Governo non dovrà affrontare la riforma delle P.A. con un’altra riforma (basta ricordare come è andata l’ultima riforma). Il Governo dovrà riformare la P.A. senza ricorrere ai massimi sistemi e ai proclami “vuoti” tramite comunicazioni sui social, ma partendo da un principio già formalizzato nel nostro ordinamento (legge 241/90; legge 183/2011,art. 15; dlgs 33/2013; dpr 445/2000; regolamento UE sulla protezione dei dati personali (679/2016); ecc.): la semplificazione amministrativa (modifiche di iter, fasi, durata, modulistica, ecc. di procedure, pratiche, procedimenti, ecc.).

Da 30 anni non si semplifica quasi nulla ma si complicano le procedure: è un modo di essere e di operare della burocrazia. Correlando i processi di semplificazione amministrativa con i processi di digitalizzazione: formazione dei dati/documenti in modalità nativamente digitale; tracciabilità delle attività; trasparenza ed accessibilità in rete.

Nessuna ulteriore legge per affermare quanto stabilito dall’art. 97 della Costituzione e dalle norme citate. Basta leggi!

Come procedere?

Utilizzando “solo” i principi del Codice dell’Amministrazione Digitale (e riducendo il CAD ai principi essenziali e con pochi articoli, come un vero Codice): diritti  della cittadinanza digitale; valore legale dei documenti informatici, delle firme elettroniche, della conservazione dei documenti; semplificazione e digitalizzazione di documenti, modulistica, iter dei procedimenti e delle pratiche, delle istanze digitali, ecc.

Le amministrazioni digitali devono operare con una “logica sequenziale” semplice del tipo:

  1.  il cittadino con qualsiasi strumento di accesso deve poter accedere ai siti delle amministrazioni e presentare una istanza secondo un form digitale che viene protocollato automaticamente e viene “spedito” in rete sulla stazione di lavoro del responsabile della “pratica” (usiamo questo termine di “pratica” così ci si intende meglio);
  2.  il responsabile interviene in modo efficace sui dati della istanza (e sui dati già in possesso delle amministrazioni) e risponde all’indirizzo e-mail dichiarato dal richiedente.

Qualcuno sicuramente si “scandalizzerà” di questa soluzione (e solleverà settemila obiezioni, le solite da 30 anni……ma che si sono rilevate costose, inutili, non funzionali, stupide, dannose ….) ma è l’unica che possiamo utilizzare in un mondo digitalizzato. E da 30 anni non ci sono che timidi tentativi di semplificazione. O forse non si vuole una burocrazia semplificata e digitalizzata!?

Unitamente a questa soluzione sarà necessario semplificare e digitalizzare i procedimenti amministrativi che sono comuni alle P.A. Per fare questo è necessario che, per es. in tutti i comuni d’Italia (oltre 8.000 comuni), Governo e Anci procedano a stabilire i procedimenti di base, con un intervento unico finanziato dal Governo si proceda poi alla semplificazione e alla digitalizzazione dei procedimenti; da una certa data le amministrazioni caricano sui propri sistemi questi procedimenti digitalizzati ed iniziano ad operare solo tramite questa modalità. Così,  per es. in tutte  le scuole d’Italia (20.000 unità amministrative) basterebbe semplificare e digitalizzare una tantum i procedimenti di base ed attivarli assieme per tutte le scuole. Sia nel caso dei comuni sia nel caso delle scuole si tratta di un numero complessivo di 150 procedimenti amministrativi (tipo) da semplificare e digitalizzare.  Con enormi economie  da parte di cittadini, scuole, comuni, ecc. per oltre 30.000 amministrazioni: queste amministrazioni non possono sostenere (singolarmente) costi di semplificazione e di digitalizzazione. E garantendo che su tutto il territorio nazionale i servizi sarebbero resi nelle stesse modalità per tutti.

Ciò non significa “mortificare” l’autonomia ma significa “rafforzare” la stessa, rendendo possibile la qualità sei servizi, la semplificazione, l’accessibilità in rete, la trasparenza, ecc. Basta applicare l’articolo 117, lett. r) della Costituzione in base al quale è necessario raccogliere e coordinare i dati necessari per il “governo”  del Paese, di un Paese moderno che fa parte della Società dell’informazione. Non possiamo morire di burocrazia! E la burocrazia potrebbe esercitare un ruolo strategico importante.

I costi della non-semplificazione e della ridondanza burocratica

Il Governo prossimo venturo dovrà intervenire per abbattere i costi della burocrazia che sono particolarmente rilevanti e che bloccano la produttività del Paese.

Le piccole e medie imprese pagano 22 miliardi/anno per costi legati alla complessità delle norme, per la mancata semplificazione, ecc. : il dato si evince dal report  della CNA “Piccole imprese e pubblica amministrazione: un rapporto (im)possibile” (2017).Le imprese pagano una tassa nascosta per costi burocratici di 2 euro l’ora.

Da una indagine realizzata da sette sigle sindacali che rappresentano i commercialisti (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec, Unico) (2017) i costi della burocrazia per i diversi adempimenti fiscali ammontano a 46 miliardi di euro/anno.

Nel convegno che si è tenuto a Roma sul tema “Burocrazia:l’Italia del tempo perso” (dicembre 2017) sono stati diffusi i risultati di una indagine effettuata dall’Università di Trento per conto di  Confcommercio. I costi della burocrazia soffocano le micro e le piccole imprese per un ammontare di 33 miliardi di euro/anno (8000 euro per ogni impresa; il peso della burocrazia sul profitto lordo di ogni imprenditore pesa per il 39%).

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