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PAdigitale. Giunta Raggi e democrazia elettronica: perché un sindaco deve comunicare cosa sta facendo

Donato Limone

Il caso Raggi e il sindacato cronisti romani

Il Sindacato cronisti romani ha inviato al procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone, un esposto contro la sindaca Virginia Raggi, per “reiterate violazioni delle leggi sulla trasparenza amministrativa e del diritto dei giornalisti all’accesso, alla conoscenza, alla vigilanza e al controllo delle attività del Campidoglio”.

“In particolare – scrive in una nota il sindacato – si denuncia la chiusura della sala stampa, il perdurare di un ingiustificabile silenzio sui principali avvenimenti da sottoporre, tramite i mass-media, alla verifica e al giudizio dell’opinione pubblica, le fasulle conferenze stampa senza possibilità di domande da parte dei giornalisti, le circolari bavaglio di censura preventiva diffuse all’interno dell’amministrazione comunale”.

Perché informare i cittadini e gli obblighi dei sindaci per una comunicazione pubblica digitale completa e sistematica

 

Perché informare i cittadini che appunto hanno il diritto di essere informati. Questo diritto nasce con la legge 150/2000 e il diritto è stato poi consolidato con il dlgs 33/2013 (modificato di recente dal dlgs 79/2016). In cosa consiste questo diritto? La risposta precisa si trova nell’articolo 1 del dlgs 33/2013: comunicare perché i cittadini possano verificare l’operato degli amministratori pubblici e dei dipendenti e la gestione delle risorse finanziarie in particolare.

Cosa comunicare: le normative e tutti i documenti/atti/dati per i quali esiste un obbligo alla pubblicazione ma anche tutti i dati/documenti/atti attraverso i quali si permette di garantire ai cittadini l’informazione completa e sistematica sull’operato dell’amministrazione (amministratori e dirigenti/responsabili amministrativi). Più e meglio si pubblica e più si creano le condizioni per una democrazia elettronica (art. 9 del Codice dell’Amministrazione digitale), nel rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali (che non deve però essere un “pretesto” per non diventare trasparenti).

La comunicazione pubblica si fa sempre più digitale in quanto il sito web degli enti diventa il “luogo” giuridico e tecnologico per garantire l’accesso all’informazione completa, valida, di qualità. Quindi essere trasparenti non significa adottare l’indice e le linee guida dell’Anac sulla trasparenza (come adempimento) trascurando poi i contenuti da inserire nell’indice della Trasparenza pubblicato sui siti (lo stesso presidente Anac rileva che per gli adempimenti ci siamo ma non ci siamo per la qualità e la completezza dell’informazione).

Il dlgs 33/2013 riporta un set di dati/documenti/atti da pubblicare che è da ritenere come un set minimo e non massimo (come viene inteso nella generalità dei casi). Per esempio, non tutte le PA pubblicano i contratti e di questi poi si perdono le tracce perché non si pubblicano gli stati di avanzamento delle opere e dei servizi o perché non si pubblicano documenti importanti come i verbali di collaudo (questi ultimi veramente rilevanti per fare i controlli sull’operato della politica e dei dirigenti/responsabili).

Come comportarsi per comunicare in modo sistematico e completo?

 

Piccoli accorgimenti (indicati anche nella campagna elettorale “Roma Capitale, Roma digitale. Qualche consiglio ai candidati Raggi e Giachetti prima del ballottaggio”) che riproponiamo ai sindaci e alla sindaca di Roma capitale in particolare.

  1. Intanto realizzare siti che permettano di accedere e di consultare facilmente i dati/documenti/atti delle amministrazioni (la maggior parte dei siti pubblici sono stati realizzati senza il rispetto dei requisiti di cui all’art. 53 del Codice dell’Amministrazione Digitale; ovviamente il sito di Roma Capitale non fa eccezione).
  2. Pubblicare dati/atti/documenti per garantire il diritto di informazione: una informazione completa e affidabile, facilmente accessibile. Non è il caso di Roma Capitale.
  3. La responsabilità dei siti a norma e della qualità della informazione pubblicata sugli stessi siti è dei dirigenti (la gli organi politici devono vigilare e controllare).
  4. Dotarsi di OIV (Organismi Indipendenti di Valutazione) che abbiano un profilo adeguato a valutare l’operato dei dirigenti e delle strutture dagli stessi dirette su dati veri, certi, completi, funzionali. Questi organismi devono essere sicuramente rivisti. Così come sono servono poco!
  5. Pubblicare un cronoprogramma delle attività che devono essere avviate nell’arco del mandato di sindaco e pubblicare almeno ogni mese i dati su “come” procedono i piani, gli appalti, i servizi, ecc. Tutto pubblicato sul sito e di facile accessibilità e comprensibilità. E’ il caso di Roma?
  6. Pubblicare periodicamente (almeno ogni mese) la situazione delle risorse finanziarie: come spendiamo, per cosa, con quali risultati, ecc. E’ il caso di Roma?

Ci fermiamo a queste indicazioni che permetterebbero al Governo di Roma Capitale di informare correttamente cittadini e giornalisti nel modo più semplice, efficace, completo e sistematico.

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