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Pacini (Assinter): “Bandi ICT per PA, i limiti di Consip. La nostra proposta per aumentare la qualità e la cybersicurezza”

Key4biz. Le società in-house aderenti ad Assister svolgono un ruolo fondamentale, nei loro territori, quale motore di sviluppo dell’innovazione. Hanno spesso, però, anche un altro ruolo fondamentale: quello di Centrali di Committenza o di Stazione Appaltante. Qual è il suo punto di vista?

Pietro Pacini. Le società in-house svolgono spesso anche il ruolo di Soggetto aggregatore della domanda.
Alcune, come ARIA in Lombardia, INVA in Valle d’Aosta o Soresa in Campania, hanno la funzione di Centrale di Committenza Regionale. Altre, hanno acquisito la qualifica di Stazione Appaltante qualificata da parte di ANAC.
Tale funzione ha grande rilevanza sul territorio tenendo presente che annualmente i Soci Assister gestiscono procedure di acquisto per un valore stimato di oltre 1 miliardo di euro. 

Key4biz. Come si concilia questa importante attività con quella della Centrale di Committenza per antonomasia, CONSIP?

Pietro Pacini. Il modello Consip come centrale di committenza, avviato con la Legge Finanziaria del 2000 e successivamente rafforzato da numerosi interventi normativi, ha inizialmente rappresentato un riferimento innovativo per la gestione degli approvvigionamenti. Tuttavia, era prevedibile immaginare che una sola organizzazione centrale non potesse rispondere pienamente alle esigenze delle oltre 14.000 Pubbliche Amministrazioni oggi abilitate, caratterizzate da necessità spesso molto diverse tra loro.
A distanza di 24 anni, il modello inizia a mostrare i limiti di un sistema progettato in un contesto completamente diverso. Le profonde trasformazioni economiche, tecnologiche e sociali degli ultimi decenni rendono evidente la necessità di un’evoluzione verso soluzioni più flessibili e specializzate, in grado di affrontare le sfide attuali e di soddisfare i bisogni, sempre più diversificati e complessi, delle Pubbliche Amministrazioni.
Ad oggi, esistono necessità di approvvigionamento che l’offerta di Consip copre solo parzialmente o non riesce a soddisfare del tutto, evidenziando ulteriormente la necessità di un cambiamento.

Key4biz. Ci fa un esempio?

Pietro Pacini. Penso, ad esempio, all’approvvigionamento di servizi professionali informatici dove spesso le professionalità individuate non risultano adeguatamente specializzate a fronte della necessità di operare su piattaforme e strumenti anche innovativi e ad alta complessità.
Tali peculiarità andrebbero valorizzate, anche economicamente. Il meccanismo degli importi offerti, su basi asta già minime, anche a seguito di duplice negoziazione e duplice ribasso, si traduce in un sistema che non produce risparmi oltre a incidere negativamente sulla qualità dell’offerta.

Key4biz. La competizione che determina come risultati finali prezzi estremamente bassi non produce economie per il sistema pubblico?

Pietro Pacini. Negli appalti di grande scala gestiti attraverso l’istituto dell’Accordo Quadro, si è osservato un fenomeno per cui le quantità delle medesime prestazioni (Q) tendono ad aumentare con il diminuire del prezzo unitario (P). Tuttavia, i risparmi effettivi per la Pubblica Amministrazione si realizzano solo se le quantità restano stabili nonostante la continua riduzione dei prezzi.
Un equilibrio virtuoso tra prezzo e qualità, soprattutto in settori strategici come il Cloud, l’Intelligenza Artificiale e la Cybersecurity, richiede che i prezzi riconoscano adeguatamente l’elevata professionalità e specializzazione necessarie. Questo approccio è l’unico in grado di garantire prestazioni di alto livello e risultati realmente performanti.
Oggi, invece, si riscontrano spesso tariffe giornaliere per i servizi professionali che non sono allineate ai costi che tali competenze hanno sul mercato. Questo porta a un significativo abbassamento della qualità del servizio e ad una difficile sostenibilità economica delle commesse mantenendo invariato l’effort.

Key4biz. Eppure, le leggi di stabilità susseguitesi nel tempo – e in particolare l’ultima del 2015 (legge 208/2015) hanno posto in capo alle Pubbliche Amministrazioni ed alle società inserite nell’elenco ISTAT l’obbligo di provvedere ai propri approvvigionamenti esclusivamente tramite gli strumenti di acquisto e di negoziazione di Consip S.p.A. o dei “Soggetti Aggregatori”. Che ci può dire su questo?

Pietro Pacini. Gli obiettivi di aggregazione e specializzazione nella gestione delle gare di appalto posti alla base del modello Consip oggi sono radicalmente superati se si considera che il processo di riduzione e qualificazione delle Stazioni Appaltanti, auspicato già dal precedente codice del 2016, si è finalmente concluso portando valore rispetto alla conoscenza delle specifiche esigenze del territorio.
Alla luce di questa evoluzione e dei rapidi progressi dell’innovazione tecnologica degli ultimi anni, emerge la necessità di ripensare la normativa, riconoscendo e valorizzando il ruolo di Stazioni Appaltanti altamente specializzate, soprattutto in ambiti strategici come l’ICT.

Key4biz. Le società in-house possono aiutare a risolvere tale problematica?

Pietro Pacini. Certamente si. Oggi le in-house che operano sui territori possono meglio definire alcune tipologie di bisogno e organizzare le procedure di acquisto per soddisfarli efficacemente.
Ritengo che si debba andare con convinzione verso una più stretta integrazione e sinergia tra la Società di Committenza nazionale e le realtà che possono operare nei territori regionali.
È necessario rivedere radicalmente il meccanismo di approvvigionamento in taluni contesti.
Bisogna rivedere le procedure di acquisto puntando, certamente, al risparmio ma anche all’efficacia ed alla qualità che rappresentano anche esse forme alternative di risparmio.

Key4biz. Cosa propone Assinter?

Pietro Pacini. È prioritario sfruttare la competenza e la conoscenza acquisite dalle Stazioni Appaltanti del territorio per ottimizzare l’uso delle risorse pubbliche, promuovere l’innovazione nei prodotti e nei servizi, e migliorare le strategie di gara.
Puntiamo sul modello delle Stazioni Appaltanti qualificate, che conoscono meglio il mercato di riferimento e le relative esigenze, e che, agendo in autonomia, possono intercettare più efficacemente il fabbisogno specifico dell’ente pubblico. In questo contesto, il ruolo delle in-house specializzate per materia apporta un valore aggiunto.
Possiamo sviluppare nuove e più sofisticate strategie di acquisto, favorendo forme di collaborazione nel cosiddetto ‘tavolo dei soggetti aggregatori’, per migliorare la qualità della contrattazione a beneficio delle imprese innovative e dei cittadini. Questo modello di riorganizzazione strategica della funzione appalti si evolverebbe in un’ottica di cooperazione e coordinamento tra le varie centrali di committenza e le articolazioni regionali, settoriali e locali, perseguendo l’adeguatezza della funzione pubblica.
È necessaria una visione comune che guidi verso azioni capaci di promuovere una trasformazione digitale e tecnologica, organizzando i processi in modo interconnesso, facilitando il cambiamento in maniera strutturale e creando le condizioni favorevoli per generare innovazione.

Per approfondire: Il Procuratore Gratteri e Consip

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