Il processo di Transizione Digitale nella Pubblica Amministrazione è strategico per il suo efficientamento, oltre che utile ad incrementarne la trasparenza e la qualità dei servizi offerti ai cittadini ed alle imprese. Gli strumenti legislativi tempo per tempo adottati (primo fra gli altri il C.A.D.), come anche gli utili ausili che le Istituzioni coinvolte (GPDP, AgID, ACN, …) hanno emanato con l’obiettivo di normare, indirizzare e coadiuvare la PA nel suo sforzo verso la digitalizzazione (si veda ad esempio il Piano Triennale per l’informatica di AgID), ma anche i Regolamenti (GDPR) e le Direttive (NIS) EU non hanno sempre trovato all’interno della PA, soprattutto in quella locale, l’interlocutore adatto a recepirle.
Il Responsabile della Transizione al Digitale è la figura individuata dal CAD per sviluppare il processo di transizione digitale e innovazione della Pubblica Amministrazione, si tratta di una figura con un ruolo strategico-organizzativo, che tra gli altri ha il compito di garantire il coordinamento e la gestione delle azioni per l’innovazione e la trasformazione digitale; è una figura dirigenziale o comunque apicale interna alla PA e la cui nomina è stata peraltro sollecitata anche attraverso la Circolare n°3/2018 del Ministero della PA.
L’Art. 17 del CAD definisce le caratteristiche dell’Ufficio per la transizione alla modalità operativa digitale ed al comma 1-ter ne elenca compiti assegnati, funzioni e inquadra la figura del suo responsabile: 1-ter. Il responsabile dell’ufficio … è dotato di adeguate competenze tecnologiche, di informatica giuridica e manageriali e risponde, con riferimento ai compiti relativi alla transizione, alla modalità digitale direttamente all’organo di vertice politico.
La richiesta di “…adeguate competenze…” in luogo di una cogenza dei requisiti ha purtroppo generato incertezza e lasciato spazio ad interpretazioni inadeguate al ruolo.
Nella XVII Legislatura è cominciato un lavoro sistematico per una revisione strutturale delle tematiche inerenti il settore dell’Informazione, con l’istituzione della “Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione” (di seguito Commissione). I lavori inizialmente previsti per la durata di 1 anno si sono procrastinati fino al termine della Legislatura, fino al 26 ottobre 2017, quando la Commissione ha pubblicato all’unanimità un documento le cui conclusioni riguardo ai titoli di studio e professionali cogenti per ricoprire il ruolo del Responsabile dell’ufficio per la Transizione Digitale in sostanza richiedessero di aver conseguito una delle lauree abilitanti per l’iscrizione al settore dell’Informazione dell’Ordine degli Ingegneri.
Senza tralasciare il valore aggiunto che un iscritto all’Albo fornirebbe in termini di deontologia professionale oltre che rispetto ai rischi rivenienti dall’esercizio delle funzioni del RTD, nei confronti dei fornitori e soprattutto nel contesto attuale dove l’approccio SaaS è utilizzato per una crescente quantità di servizi IT.
Solo lo scorso 25 giugno AgID ha pubblicato un vademecum per la “Nomina del RTD e costituzione dell’UTD in forma associata” rivolto per lo più alle amministrazioni locali e di dimensioni minori che spesso si trovano di fronte a sfide impegnative nell’affrontare la transizione digitale, a volte con risorse finanziarie e competenze tecniche interne ridotte. Il documento dipana gli ultimi dubbi operativi rispetto ai contesti in cui una nomina con i requisiti descritti potrebbe essere difficilmente realizzabile.
Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha affidato al Consigliere Nazionale Ing. Carla Cappiello, ex Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma, le deleghe per il “TERZO SETTORE” dell’Ingegneria in combinazione tra le altre con quella dei “RAPPORTI CON LA POLITICA”.
Il terzo settore dell’ingegneria, ovvero quello dell’Informazione, si occupa della progettazione, realizzazione e gestione dei sistemi di trattamento e trasporto delle informazioni ed è caratterizzata da un forte aspetto multidisciplinare che include competenze diverse a vari livelli, sia hardware che software.
Questo CNI ha posto le basi perché finalmente si possa contribuire a superare le criticità di cui soffre endemico il settore dell’Informazione nazionale, la cui complessità probabilmente può essere affrontata con un approccio ingegneristico; non a caso tra gli obiettivi programmatici sono state previste azioni volte all’istituzione di riserve di Legge per il settore dell’Informazione.
L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Monza e della Brianza con la sua Commissione ICT ha promosso un documento con l’obiettivo di portare all’attenzione degli interlocutori d’uopo alcune delle conclusioni della Commissione, ha inoltre agito perché venisse istituito in seno alla Commissione ICT della Consulta Regionale degli Ordini Ingegneri Lombardi un Gruppo di Lavoro, agendo affinché il tema venisse portato all’attenzione del C3i ed in modo che il CNI possa farsene interprete nella tutela dei propri iscritti al terzo settore (l’Informazione!).
Le attese sono che il Legislatore si avvalga delle competenze che il CNI può contribuire a fornire, interloquendo nella redazione delle modifiche normative necessarie, e già individuate ante PNRR.