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PA Digitale, solo il 30% delle amministrazioni pubbliche si affida all’eProcurement

Aggiornata dall’Istat la Banca dati indicatori territoriali per le politiche di sviluppo. In tutto 316 indicatori a livello regionale, suddivisi per macroaree e per le aree obiettivo delle politiche di sviluppo. I dati relativi alla digitalizzazione dei processi di approvvigionamento di beni e servizi delle Pubblica Amministrazioni (l’electronic public procurement, o eProcurement) mostrano un Paese come al solito diviso in due: il Nord che accelera, il Centro-Sud che sta fermo.

L’eProcurement è uno dei principali driver delle politiche della Commissione Europea e l’obiettivo, nel medio periodo, è quello di digitalizzare l’intero processo di approvvigionamento delle pubbliche amministrazioni nelle due fasi di pre e post aggiudicazione, ovvero dalla pubblicazione dei bandi fino al pagamento (appalti elettronici end-to-end).

In Italia il 29,9% delle amministrazioni locali si affida all’eProcurement, meno di una su tre. Ai primi posti troviamo il Trentino Alto Adige con l’87,7% di bandi di gara “con prestazione elettronica dell’offerta sul totale”, seguono Valle d’Aosta con l’85,5%, Lombardia col 50%, Marche 40,9%, Calabria 39,1%.

Agli ultimi posti troviamo invece la Sardegna con appena il 3,4%, la Puglia al 10%, il Friuli Venezia Giulia al 16,5%.

A livello di macroaree c’è il Nord Ovest che sale al 45,3%, il Centro Nord con il 33,4%, il Centro con il 26%, il Sud con il 24,3% e le Isole con il 16,8%.

Il 20% delle regioni è in transizione.

L’anno scorso, secondo dati Consip, il valore del Mercato elettronico della PA (o MEPA) in Italia ha raggiunto i 3,1 miliardi di euro, mentre è salito a 600 mila il numero di contratti conclusi.

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