Una riforma dello SPID per rilanciare il progetto del Sistema pubblico di identità digitale mai davvero decollato dopo il suo lancio 4 anni fa da parte del Governo Renzi. Lo ha annunciato oggi in audizione in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera la ministra per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, Paola Pisano esponendo le linee programmatiche del suo dicastero. Ed è questa del rilancio di SPID la novità forse più inattesa da parte della ministra, dopo che lo SPID era in qualche modo finito in secondo piano rispetto ad altri strumenti di identità digitale (CIE, card unica, CNS, Pin unico annunciato dal presidente del Consiglio Conte) nelle prime dichiarazioni della ministra Pisano subito dopo la sua nomina. “Dallo sviluppo dell’innovazione e del digitale è previsto un miglioramento del Pil del 13% pari a una crescita in valore di 228 miliardi di euro”, ha detto Pisano esponendo i progetti più importanti del dicastero: da Anpr (anagrafe residenti) per creare una banca dati unica della popolazione residente, a Pago PA, da Spid (identità digitale) al “Polo strategico nazionale” .
I numeri deludenti di SPID
“Ad oggi utilizzano Spid 4,9 milioni di utenti, abbiamo 9 identity provider attivi, circa 4mila servizi integrati e 120mila è il picco di rilascio settimanale nel 2019”, ha detto oggi Pisano, che poi ha anche aggiunto che la diffusione dell’identità digitale con SPID non è sufficiente, perché 5 milioni di utenti non sono abbastanza e che per questo serve una riforma dell’identità digitale, che il suo ministero sta mettendo a punto insieme con il Ministero dell’Economia (Mef).
SPID, Agid in difficoltà
I punti deboli dello SPID, elencati dalla stessa Pisano, sono il timore dei Comuni che i cittadini debbano pagare per lo SPID, il modello di business che non funziona con gli Identity Provider che non sono riusciti a monetizzare il rilascio delle identità digitali ai clienti. Un combinato disposto per cui “Agid è in difficoltà” ha aggiunto Pisano, secondo cui è necessario che lo Stato investa nel progetto SPID e che un soggetto pubblico forte, un player di Stato, al quale i diversi Identity Provider privati facciano riferimento, prenda in mano la governance dello SPID.
Pisano ‘SPID, ridisegnare sistema di attribuzione e gestione dell’identità digitale’
Testualmente, Pisano ha detto che “Ci vuole una riforma all’interno di Spid per superare alcune criticità che noi abbiamo oggi: bisogna ridisegnare il sistema pubblico di attribuzione e di gestione dell’identità digitale, e questa attività la faremo in collaborazione con il Mef. Le Pa hanno paura che un giorno i cittadini debbano pagare Spid, e la Pa non vuole dare l’identità tramite un servizio gestito da privati. Inoltre, la user experience di Spid è migliorabile, ma gli identity provider – i soggetti che oggi erogano Spid – sono in perdita, e quindi non la vogliono migliorare. Gli identity provider non sono in grado di fare business attraverso l’utilizzo di Spid da parte dei privati. Agid, in questo momento, è in difficoltà sulla governance di questo sistema estremamente complesso”, ha detto la ministra. “Lo Stato deve investire almeno nella partenza di questo progetto, e ci vuole una governance più incisiva, in cui gli identity provider diventino dei fornitori di un soggetto centrale sotto il controllo dello Stato. Ci vuole una collaborazione con il settore bancario e quello postale, che per loro natura possono diffondere l’identità digitale, e su questa proposta di riforma stiamo lavorando con il Mef”.
Non è chiaro in che relazione con SPID restino le diverse carte in circolazione e futuribili (CIE, card unica, CNS). Resta poi aperto il tema della necessità di realizzare l’ANPR (Anagrafe unica) come passo propedeutico per il successo di SPID.
Rilanciato anche il Domicilio digitale
La ministra Pisano ha poi, fra le altre cose, rilanciato il domicilio digitale che sarà “attivato nei prossimi mesi” per inviare in digitale tutte le comunicazioni con valore legale ai cittadini da parte della PA. Una casella di posta certificata che nelle intenzioni dei suoi promotori potrebbe tagliare lo scambio di carta fra enti pubblici e cittadini, prendendo il posto della raccomandata A/R.
Pisano, ‘Anpr primo progetto del ministero’
A proposito di Anagrafe unica, Pisano ha detto che nel ministero per l’Innovazione tecnologica (dove ci sono una quarantina di persone, troppo poche secondo il ministro che ha aperto a nuove assunzioni) e la digitalizzazione “un primo progetto è l’Anpr, l’Anagrafe nazionale per i residenti. Questo progetto deve riuscire a creare una base dati unica per i cittadini, e coinvolge tutti i Comuni italiani per riuscire a creare un unico grande Comune. Per il cittadino le procedure saranno più semplificate, tutti i certificati saranno online, ci sarà la possibilità di controllare i propri dati, e ci sarà la possibilità di fare servizi non solo nel proprio Comune di appartenenza, ma anche in altri. L’interazione tra i vari Comuni diventa più semplice: oggi è complessa, bisogna scambiare tanta documentazione, e con Anpr questo sarà molto più agevolato. Inoltre, i servizi saranno immediatamente erogabili”.
Anpr, i numeri
“Su Anpr siamo arrivati in queste quattro settimane a 30 milioni di cittadini on board: sono entrate Napoli e Palermo. Per PagoPa abbiamo superato i 500mila wallet, che sono utenti registrati su PagoPa che hanno memorizzato la loro carta di credito, e solo nel mese di settembre sono stati gestiti oltre 1 miliardo di euro di pagamenti. Quindi, PagoPa sta bene e sta iniziando a funzionare correttamente. Nel breve e medio periodo per Agid faremo il rinnovo del direttore e la razionalizzazione delle competenze, del ruolo e delle funzioni. Inoltre, la app del Progetto IO verrà lanciata negli store e verranno attivate le funzioni di digitalizzazione, di patente e tessera sanitaria, in modo da garantire l’utilizzo di questi due documenti attraverso lo smartphone”.
Anpr: Maccanti (Lega) ‘Pisano chieda scusa a cittadini Torino’
“Spero che la ministra Paola Pisano, diventata ministra dell’Innovazione dopo essere stata assessore all’innovazione di Torino, abbia l’umiltà di chiedere scusa ai cittadini di Torino. L’innovazione deve semplificare la vita dei cittadini e invece i torinesi ancora oggi sono costretti a fare code interminabili per avere la carta d’identità telematica o un qualunque documento all’anagrafe”. Lo ha detto la deputata delle Lega Elena Maccanti nel suo intervento in commissione Trasporti durante l’audizione della ministra Pisano. “Lei deve chiedere scusa ai tornesi per aver sostituito con dei droni lo spettacolo dei fuochi d’artificio di San Giovanni e adesso i droni acquistati sono in magazzino” ha detto ancora Maccanti, alla quale la ministra ha replicato dicendo che non credeva di trovarsi in una seduta del Consiglio comunale di Torino.
PagoPa non è una in house
“PagoPa spa non è una ‘in house’, ma possiede la flessibilità per confrontarsi sul mercato. Questa società dovrà sviluppare e industrializzare alcuni dei nostri servizi, che sono PagoPa, il ‘Progetto Io’ e la Piattaforma digitale nazionale per i dati. Noi agiremo in assoluta continuità con il lavoro che è stato fatto dal commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale: noi abbiamo ereditato una serie di progetti che porteremo avanti, in assoluta continuità. Ciò che c’è di buono deve essere salvato, migliorato e preservato, mentre quello che non funziona deve essere analizzato e modificato”, ha detto la ministra.
Polo strategico
“La strategia sulle infrastrutture dipende dal servizio: esistono dei servizi critici – che stiamo mappando, e lo sta facendo anche l’Ue – e dei servizi non critici, ma altrettanto importanti, all’interno della Pa. I servizi digitali, che sono tutti pubblici e creano valore per cittadini e imprese, speriamo che migrino all’interno di un cloud – ha detto Pisano – I servizi critici ed essenziali per la Pa, cioè che sono essenziali per il mantenimento di attività sociali ed economiche, e sono critiche per il Paese, devono migrare all’interno di un soggetto – che gestirà il cloud – che noi chiamiamo ‘Polo strategico nazionale‘. Il Polo è un gestore unico che è controllato dallo Stato, e che è formato – speriamo – da almeno 3 data center distribuiti sul territorio nazionale”.