Fondi strutturali

PA digitale, i fondi ci sono ma l’Italia non sa spenderli

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I fondi strutturali 2014-2020 per la digitalizzazione della PA ci sono, pari a 6 miliardi fra nazionali ed europei, peccato che in Italia non si riesca a spenderli che in minima parte, più che altro, per nostra incapacità.

I fondi strutturali 2014-2020 per la digitalizzazione della PA ci sono, pari a 6 miliardi fra nazionali ed europei, peccato che in Italia non si riesca a spenderli che in minima parte, più che altro, per nostra incapacità, e che ci sia il rischio che vadano sprecati. Questo in sintesi il messaggio che arriva dal Rapporto 2016 condotto dal Comitato di pilotaggio del Dipartimento della Funzione Pubblica sull’attuazione degli obiettivi tematici 11 (“Rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e un’amministrazione pubblica efficiente”) e 2 (“Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché l’impiego e la qualità delle medesime”, per la parte riferibile all’Agenda Digitale) nei POR e PON, piani operativi nazionali e regionali.

I ritardi del 2016

Il quadro che ne emerge è desolante, tanto più che complessivamente per la crescita digitale del paese si spendono ogni anno più di 5 miliardi di euro, e mette in evidenza “un ritardo generalizzato nell’avvio delle attività di capacità amministrativa (OT11) e delle azioni di OT2 relative all’Agenda Digitale (il CdP non ha competenza in materia di Banda Ultra Larga) – si legge nel rapporto – Nell’insieme dei POR, gli impegni giuridicamente vincolanti sono risultati per OT11OT11 pari a poco meno di 27 milioni di euro (rispetto ai 287 milioni di euro programmati), mentre hanno raggiunto gli 87 milioni di euro per OT2, a fronte di un programmato che ammonta (al netto degli interventi sulla Banda Ultra Larga) ad oltre 862 milioni di euro.

Per quanto riguarda i PON, “a fronte di una dotazione programmata a valere su OT11 molto significativa (circa 946 milioni di euro), soprattutto per la presenza di uno specifico programma dedicato alla capacità amministrativa, gli impegni giuridicamente vincolanti già presi dalle amministrazioni hanno raggiunto, nel 2016, 143 milioni di euro. L’avvio degli interventi in OT2 – presente solo nel PON Governance, nel PON METRO e nel PON Legalità – è stato molto lento. Si registrano attualmente impegni giuridicamente vincolanti pari a poco più 25 milioni di euro, a fronte di un programmato di circa 339 milioni di euro”.

Per OT2 la maggior parte degli interventi attivati si è concentrata – sia nei POR che nei PON – sul RA 2.2 – Digitalizzazione dei processi amministrativi e diffusione dei servizi digitali pienamente interoperabili. Nei POR i progetti più ricorrenti riguardano la Sanità, i data center regionali e i servizi di e-government interoperabili (primi tra tutti SUAP e Pago PA). Solo poche amministrazioni regionali (Emilia-Romagna, Umbria e Sicilia) hanno attivato interventi sul RA 2.3 – Potenziamento della domanda di ICT di cittadini e imprese in termini di utilizzo dei servizi online, inclusione digitale e partecipazione in rete.

Va comunque segnalato che alcune amministrazioni (Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Toscana, Provincia autonoma di Trento) non hanno programmato interventi sull’Agenda Digitale.

Le criticità

A pagina 43 del rapporto, una sintesi delle criticità che hanno caratterizzato l’avvio dei Piani operativi:

  • competenze e organizzazione del lavoro;
  • coordinamento interistituzionale e intraistituzionale;
  • complessità dei meccanismi di programmazione e gestione dei Fondi SIE.

“Queste tre dimensioni sono molto spesso tra di loro dipendenti, ma la classificazione aiuta a focalizzare meglio il processo di autovalutazione delle amministrazioni. Rientrano nel primo ambito, competenze e organizzazione del lavoro, le problematiche connesse alla gestione del personale dedicato trasversalmente all’attuazione dei Programmi Operativi – prosegue il rapporto – Ad esempio, è stata segnalata la debolezza ed inadeguatezza delle competenze del sistema regionale per l’attuazione delle politiche e la progettazione degli interventi (Liguria, Molise, Puglia, Sicilia). Altri problemi segnalati dalle regioni sono scarso livello di integrazione tra Uffici/Settori regionali; scarso livello di coordinamento ed interlocuzione con le amministrazioni nazionali titolari di PO”. Fabbisogno di maggior coordinamento e supporto tecnico a livello centrale per l’attuazione dei programmi FESR.

Piano triennale

La recente pubblicazione del piano triennale con il via libera da parte del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in Cdm pone l’accento sulla necessità, ormai improrogabile, di passare dalla teoria ai fatti, avviando finalmente laa fase operativa della digitalizzazione pubblica a partire dal consolidamento dei data center pubblici.

Se l’obiettivo in ottica di spending review del piano triennale è quello di tagliare del 50% la spesa corrente ICT delle amministrazioni pubbliche, a questo punto diventa ancor più urgente accompagnare Comuni e Regioni (che sono in difficoltà) nell’attuazione dei grandi progetti della PA Digitale, dallo Spid all’Anagrafe Unica passando per PagoPA solo per citare i più importanti. Altrimenti Italia Login, il sistema operativo del Paese che in futuro promette ai cittadini l’accesso a tutti i servizi digitali della PA, rischia di restare sulla carta.

Ma per fare ciò, sarà necessario che il Team Digitale del Commissario di Governo Diego Piacentini, in carica da ormai 10 mesi e che ha messo il timbro sul Piano triennale realizzato dall’Agid (piano che in realtà era già pronto da mesi) fornisca un contributo davvero operativo alla “messa a terra” dei diversi progetti della PA digitale, a partire dall’Anagrafe Unica ancora ferma ai box.

E’ pur vero che il team Digitale, in questi mesi, ha organizzato le community degli sviluppatori e dei designer, ma adesso il Paese chiede uno scatto: le risorse finanziarie ci sono, Regioni e Comuni mostrano diverse difficoltà a tradurre le risorse finanziarie in progetti e per questo una strategia da parte del Team Digitale, destinata al territorio, sembra alquanto urgente. Così come sembra auspicabile un più marcato gioco di squadra del Team Digitale con l’Agid e, perché no, con l’Anci e le Regioni. Il rapporto privilegiato con sette comuni potrebbe non bastare.

Vedremo.

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