Marianna Madia starebbe meditando di aprire una consultazione sul nuovo CAD.
E’ questa la voce che circola in merito al decreto legislativo che integra il vecchio CAD, approvato lo scorso 20 gennaio in Consiglio dei Ministri nel pacchetto di riforma della PA e oggetto di forti critiche, finora espresse in ordine sparso.
Sembrerebbe allora che, per smontare le critiche prima che assumano una dimensione rilevante, il ministro della Pubblica Amministrazione e Semplificazione Marianna Madia stia valutando di lanciare una consultazione solo per alcuni soggetti, ben selezionati, sul testo del decreto, già licenziato e bollinato, e disponibile da qualche giorno sul sito del Governo.
Insomma, dopo le polemiche preventive su una bozza circolata fra gli addetti ai lavori e dopo la bollinatura del provvedimento sembra che il ministro stia seriamente pensando di ritirare il testo approvato dal Governo per apportare le modifiche del caso, dando spazio ad un confronto comunque opportunamente “accompagnato”.
Se così fosse, si aprirebbe una questione che tocca il metodo della riforma digitale della PA.
Infatti un provvedimento tanto atteso e tanto decisivo per le sorti della PA italiana, avrebbe meritato maggiore cura da parte della Governo.
Invece si è andati in ordine sparso con ‘stop and go’ che di certo non aiutano l’immagine innovativa dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi.
In effetti aprire una consultazione su un testo bollinato dalla Ragioneria, come quello appunto sul sito del Governo, rischia di ritardare ulteriormente l’adozione di misure annunciate ormai da mesi.
E tanto più che alcuni hanno avviato in modo autarchico una consultazione online sul testo.
Non sarebbe stato meglio fare la consultazione prima di licenziare il testo in Consiglio dei Ministri?
E ancora, il Governo ci crede davvero nel CAD?
Dal punto di vista del metodo, tornare sui propri passi e aprire una consultazione ora, a giochi fatti, non getterebbe una buona luce sul processo di digitalizzazione della PA. Forse sarebbe stato meglio a questo punto varare la riforma e poi utilizzare ulteriori provvedimenti per correttivi ad hoc.
Dal punto di vista meramente politico, al di là del merito delle critiche, a uscire malconcio da questo tira e molla è il digitale tout court.
Anche dal punto di vista comunicativo accostare il Foia (Freedom of information act) al CAD non è stata una buona trovata.
L’esigenza di accesso ai documenti della PA infatti nasce ben prima dell’avvento al digitale.
L’Italia si dota per la prima volta di un simile strumento, e questo è di per sé un passo avanti rispetto all’impenetrabilità tipica della PA. Ma per alcuni non è mai abbastanza, e così le critiche sul Foia rischiano di trasferirsi al CAD che ha ben altre finalità.