La politica dichiara guerra alla carta nella PA e propone di tagliare progressivamente i fondi pubblici per il suo acquisto nelle pubbliche amministrazioni. L’obiettivo finale è arrivare alla completa transizione a processi interamente digitali nella PA a partire dal primo gennaio del 2020.
Fantascienza? No, visto che la guerra all’analogico sbarca alla Camera con un emendamento alla Legge di Stabilità, presentato in questi giorni a Montecitorio da Paolo Coppola (Pd), Sergio Boccadutri, responsabile area Innovazione dei Democratici e altri deputati dell’Intergruppo Innovazione, che tentano così di scardinare per legge la dittatura dei faldoni negli uffici pubblici a favore dell’uso di sistemi informatici.
Se l’emendamento “taglia carta” sarà approvato ancora non si sa, ma di certo tentar non nuoce, tanto più che la crociata per il digitale non può prescindere dall’abolizione della più analogica delle tecnologie, che è appunto la carta.
Ma un indubbio effetto della norma, oltre alla riduzione la carta, sarebbe quello di produrre risparmi enormi per PA e ambiente, costringendo anche i più riottosi a utilizzare processi informatici di immissione dati per i documenti e non più semplici programmi di elaborazione testo, che spesso per una loro consultazione dal web devono essere ulteriormente lavorati quando non ci si vuole accontentare di un semplice file pdf.
Nel quadro dell’articolo 29 sulla “Razionalizzazione dei processi di approvigionamento dei beni e servizi in materia informatica nelle pubbliche amministrazioni”, i deputati Pd propongono di aggiungere il comma 282-bis: “Le amministrazioni pubbliche e le società inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ai sensi dell’articolo 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, programmano i propri acquisti di carta e materiale di consumo per stampanti e fotocopiatrici nei limiti, rispettivamente del 70 per cento per il 2016 e del 40 per cento per il 2017, della spesa annuale complessiva media relativa al triennio 2013-2015”.
In altre parole, si chiede che la programmazione per l’acquisto di carta, stampanti, toner, cartucce e fotocopiatici venga ridotta da subito a partire dal 2016, rispetto alla media del triennio 2013-2015.
Previste inoltre sanzioni per gli enti che non si adeguano, come dimostra la seconda parte dell’emendamento.
“La mancata osservanza delle disposizioni di cui al presente comma rileva ai fini della responsabilità disciplinare e per danno erariale. I risparmi derivanti dall’attuazione del presente comma sono utilizzati dalle medesime amministrazioni prioritariamente per investimenti in materia di dematerializzazione degli archivi. Le amministrazioni di cui al presente comma adeguano i loro processi interni al fine di limitare dal 1 gennaio 2018 i costi relativi all’uso della carta e di altri supporti analogici nella misura massima del 10 per cento della spesa complessiva media relativa al triennio 2013-2015, e programmano la completa transizione ai processi paperless a far data dal 1 gennaio 2020”.
Vedremo, la Legge di Stabilità dovrebbe essere approvata entro la pausa natalizia – in aula il 16 o 17 dicembre – e se tutto andrà bene, per allora l’obbligo di cancellare la carta nella PA sarà legge.
I tagli alla spesa IT della PA saranno invece con ogni probabilità confermati, per quanto diluiti in tre anni. Detto questo, un altro emendamento presentato alla Camera sempre da Paolo Coppola (Pd) con altri deputati chiede di sopprimere l’esenzione dai tagli per il settore giustizia e gli altri enti fiscali per i quali al momento è previsto in Legge di Stabilità lo stesso trattamento di favore.
Motivo? “Le esclusioni dall’obiettivo di risparmio non possono essere relative a specifici soggetti, ma a categorie di spese che vanno specificate nel piano triennale” da sottoporre all’Agid.