“Se non arriva una buona banda ultralarga a tutti i Comuni, gratuita e non a mille euro l’anno a municipio come dettano oggi le regole del gioco, difficilmente il passaggio al cloud sarà realtà. Nonostante i tentativi di molte Regioni di incentivare, anche con fondi Fesr, la migrazione dei dati sulla nuvola e l’uso di sistemi informativi più efficaci e sicuri, più semplici e remotizzati, il 75% dei 3850 Comuni montani italiani ha ancora il server sotto la scrivania”,
Lo ha affermato Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani). Bussone pone i frequenti attacchi informatici come un problema di sicurezza nazionale, sottolineando la preoccupazione di Uncem al problema.
“I Sindaci, spesso i soli a decidere negli Enti, senza fibra e collegamenti certi, non toglieranno i server sotto le scrivanie“, ha aggiunto. “Sono ancora troppo presenti e che comportano danni uguali a quelli di un attacco hacker in caso di mancanza di ridondanza e di eventi calamitosi, quali terremoti o alluvioni. I dati si perdono anche senza attacchi. Si perdono quando gli hard-disk sono fisici, sotto la scrivania. Uncem sostiene da tempo, con molte delle imprese che offrono i sistemi informativi ai Comuni e alla PA nei territori, che il passaggio al cloud sia necessario. Sempre che avvenga su server certificati Agid, che avvenga su piattaforme italiane e adeguatamente protette e controllate. La pubblica amministrazione, ad esempio con Lepida o CSI, ha fatto molto e bene su questo. Ma ancora, solo il 25 per cento dei Comuni montani è andato in cloud. E solo il 5 per cento ha scelto la fibra appena posata collegando i municipi. Perché mille euro l’anno per una connessione sono troppi. Sono problemi che stiamo affrontando con Mise e Dipartimento per la Transizione digitale e che spesso i Palazzi romani ignorano”.
“Ma i dati custoditi a Sante Marie, a Balme o Dossena, non sono meno importanti di quelli di un Municipio di Roma o di un quartiere di Milano. Se vogliamo veramente proteggere i dati, conclude Bussone, garantiamo buona e gratuita infrastruttura di rete pubblica agli Enti locali. Facciamolo in fretta e senza costi per i Comuni. Che così non avranno più quelle che oggi non sono delle scuse, bensì adeguate preoccupazioni. Se non ho la connessione, il dato non lo scarico, ricorda il Sindaco. E come dargli torto. Questo Paese, anche sul cloud e sui sistemi informativi web based, ha bisogno di tenere insieme tutti, non lasciando alcun Ente e alcuna Amministrazione indietro”.
Colao e il 95% dei server della PA non sicuri
Lo scorso giugno, il ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale Vittorio Colao, aveva avvisato la totale insicurezza dei server della Pa. “Abbiamo il 93-95% dei server della Pubblica amministrazione non in condizioni di sicurezza” Qui nessuno è sicuro e non possiamo andare avanti così, abbiamo bisogno di cloud più sicuri perché i dati sensibili dei cittadini e quelli meno sensibili siano tenuti in sicurezza”, ha dichiarato il ministro.
“Dobbiamo andare verso il cloud con la creazione del Polo strategico nazionale. E lo Stato si aspetta che tutte le imprese diano le loro proposte al più presto per creare un polo nazionale sicuro e ridondante le cui chiavi di accesso di crittografia – ha concluso Colao – siano in controllo pubblico e in cui possiamo avere i vantaggi di esser al sicuro con la nostra tecnologia”.