Utile netto quasi triplicato, a 2,652 miliardi di euro (contro 925 nel 2014) per l’ex monopolista francese Orange, che ha chiuso il 2015 con risultati migliori alle attese, grazie alla fibra e al 4G e segna un risultato per certi versi storico: la stabilizzazione del fatturato a 40,236 miliardi di euro, lo stesso livello del 2014. Cosa che non succedeva dal 2009.
Risultati che stridono con quelli di Telecom Italia anche se si guarda all’Ebitda, che per l’operatore transalpino ha registrato un aumento (seppur lievissimo) dello 0,1% a 12,4 miliardi di euro, una performance superiore all’obiettivo 2015.
Il quadro che emerge dai risultati annuali di Orange è comunque quello di una società che ha voltato pagina, con l’ottimizzazione della struttura dei costi e gli investimenti nelle reti di nuova generazione che cominciano a dare i loro frutti: il fatturato è stato in crescita, seppur lieve, negli ultimi due trimestri del 2015; gli investimenti in crescita del 9,3% e che rappresentano il 16% del giro d’affari e risultati col segno + in tutti i mercati in cui è presente.
Risultati, spiega la società, legati alla “favorevole evoluzione del risultato operativo, alla diminuzione degli oneri fiscali e al risultato netto di attività in corso di cessione”.
In particolare, il gruppo ha annunciato la cessione di Orange Arménie all’operatore armeno Ucom ad agosto scorso e la cessione della joint-venture EE a BT nel Regno Unito.
Dopo l’acquisizione di Jazztel in Spagna, che ha dato vita al secondo operatore di banda larga fissa del paese, la società francese sta negoziando l’acquisizione del terzo operatore mobile francese, Bouygues Telecom. Un’operazione ‘importante e molto complessa’ che necessita di altro tempo, almeno due o tre settimane per essere definita in tutti i dettagli e con tutte le parti coinvolte, ossia i quattro principali operatori tlc francesi.
Tra gli altri obiettivi, anche il rafforzamento in Africa, definito una delle priorità strategiche del gruppo, con la salita nel capitale di Médi Telecom in Marocco e le acquisizioni in corso in Burkina Faso, Liberia, Sierra Leone e Repubblica democratica del Congo.
Ma niente è in vista per quel che riguarda Telecom Italia. Interpellato sull’argomento, il PDG Stephane Richard ha detto che non è ancora maturo il tempo per “grandi aggregazioni in Europa tra i maggiori gruppi” di telecomunicazioni.
L’ex monopolista delle tlc francesi è stato più volte tirato in ballo in merito a un possibile progetto inerente Telecom Italia in concerto col primo azionista – Vivendi – e con il patron di Iliad Xavier Niel, che conta si una partecipazione potenziale del 15% circa, ma Richard ha nuovamente chiarito di non aver avuto “alcun contatto, discussione, trattativa di alcun tipo con gli attori che sono oggi presenti nel capitale di Telecom Italia”.
Pur non volendo entrare nel merito delle strategie di Vivendi che “…è abbastanza grande per spiegarla da sè” o dei progetti di Xavier Niel, “che investe dove gli pare”, Richard ha sottolineato che dietro il loro investimento c’è evidentemente la constatazione che “Telecom Italia è una bella azienda, con un grande potenziale”.
Resta però il fatto, ha chiarito ancora Richard, che Orange non ha “alcun piano, in particolare piano di acquisto, su Telecom Italia”, ma solo “relazioni professionali” inerenti il “nostro mestiere, le tecnologie, quello che facciamo”.
Il mese scorso, sempre ribadendo di non aver discusso con Vincent Bolloré e Xavier Niel di Telecom Italia, Richard sembrava non escludere che il futuro di Orange quale protagonista del consolidamento europeo delle tlc potesse passare anche per l’operatore italiano.
Orange, aveva spiegato Richard, ambisce a “diventare uno dei campioni delle telecom europee e a prendere parte al consolidamento del mercato, che può passare anche da Telecom Italia”.