Una creazione di valore compresa tra 6 e 8 miliardi a vantaggio dell’intero comparto telecom francese. Questo potrebbe essere il risultato della fusone tra Orange e Bouygues Telecom in Francia.
Sempre che l’ex monopolista francese riesca a convincere il suo principale azionista, lo Stato, della validità di un’operazione che al momento non ha precedenti in Europa.
L’operazione valorizzerebbe Bouygues Telecom circa 10 miliardi di euro e darebbe a Bouygues una partecipazione di circa il 15% in Orange, inferiore dunque a quella dello Stato che si attesta attorno al 25%.
Il governo transalpino ha già dichiarato di non avere pregiudizi, ma di guardare con attenzione ai risvolti dell’operazione in termini di difesa dell’occupazione, degli investimenti della concorrenzialità del settore.
Dall’arrivo sul mercato del quarto operatore mobile – Free di Xavier Niel – i prezzi ai consumatori hanno registrato un sostanzioso calo e nessuno vuole tornare indietro, men che meno la Commissione europea, che però potrebbe non intervenire sulla fusione, la cui approvazione spetterà a Parigi e non a Bruxelles.
Da dove arriveranno le attese sinergie?
Innanzitutto, spiegano gli analisti, dalla condivisione delle infrastrutture e delle operazioni commerciali senza contare che la riduzione del numero di operatori da 4 a 3 potrebbe porre fine alla guerra dei prezzi in corso e quindi raddrizzare i margini degli operatori.
Al termine, Orange controllerebbe il 55% del mercato. Ma un’operazione tanto mastodontica non sarebbe approvata se non vi fosse la certezza che a guadagnarne sarebbe l’intero settore delle telecomunicazioni: per anticipare le possibili rimostranze delle autorità antitrust, allo studio ci sarebbe infatti il coinvolgimento dei diretti concorrenti Free e SFR che potrebbero acquisire parte delle frequenze di Bouygues Telecom e anche una parte del personale dedicato alla rete e dei clienti.
Alla fine dei conti, la creazione di valore netta per il settore potrebbe davvero attestarsi su livelli molto elevati.
L’ultima parola spetterà comunque all’Antitrust che dovrà stabilire se la sola cessione di asset basterà a mantenere alto il livello di concorrenza o no: i presidente dell’Autorità, Bruno Lasserre, potrebbe essere più indulgente del suo omologo a Bruxelles, Margrethe Vestager, la cui intransigenza ha fatto saltare il progetto di fusione tra Telenor e TeliaSonera.
Ma niente è ancora sicuro, anche se c’è chi si dice convinto che c’è almeno l’80% delle possibilità che l’operazione vada a buon fine.