È entrata nelle battute finali la fusione da 10 miliardi di euro tra Orange e Bouygues Telecom, nonostante alcuni ostacoli che ne hanno impedito la chiusura già la scorsa settimana. L’operazione deve ancora essere limata, ma l’incontro tra Martin Bouygues e il PDG di Orange, Stéphane Richard, sembra aver sanato le divergenze su alcuni dei punti cruciali: primo fra tutti le modalità della ripartizione degli asset di Bouygues tra gli operatori concorrenti e, quindi, il prezzo.
La condivisione tra i competitor delle attività dell’operatore mobile sono infatti una condizione indispensabile perché l’Antitrust consenta di chiudere la transazione. Secondo lo schema elaborato dalle due società – come riportato dal quotidiano Le Figaro – Bouygues sarà diviso in due: da una parte le reti e le frequenze (per un valore di circa 2 miliardi di euro) che potrebbero entrare nella sfera di interesse di Free, l’operatore di Xavier Niel. I clienti, invece, che valgono all’incirca 8 miliardi, potranno essere suddivisi tra Orange, Free e SFR.
Manca però ancora l’accordo, riporta invece il quotidiano Les Echos, sul valore da attribuire a quelli che sono considerati ‘passivi’, ossia gli 8 mila dipendenti di Bouygues, i negozi e le imposte sul plusvalore della cessione. Free potrebbe rilevare i dipendenti, soprattutto quelli che lavorano sulle reti, ma i circa 550 lavoratori dei negozi sono a rischio. Il gruppo di Niel sarebbe pronto a ‘salvarne’ non più di una cinquantina.
Aspetti, questi, tenuti in grande considerazione dal Governo francese, che è anche il principale azionista di Orange: pur avendo chiarito di non avere preclusioni nei confronti dell’operazione, il ministro dell’Economia ha infatti più volte ripetuto che l’esecutivo, che controlla il 23% dell’ex monopolista, non abbasserà la guardia sui temi dell’occupazione e degli investimenti.
Quanto al prezzo, da molti ritenuto esagerato, l’operazione non dovrebbe prevedere l’esborso di contanti: Orange pagherà la sua parte facendo entrare Bouygues nel suo capitale, all’altezza del 12%.
Come ha dichiarato Richard ai rappresentanti dei dipendenti, la parte interessante dell’operazione riguarda proprio il fatto che non genererà un incremento del debito e accrescerà l’Ebitda. “Certo – ha precisato – non mi entusiasma l’arrivo di Martin Bouygues tra gli azionisti, ma possiamo dire che è almeno una persona coerente, un industriale fedele ai suoi valori. Lo preferisco – ha chiosato – all’altro B.”
Il riferimento, ovviamente, è al patron di Vivendi, Vincent Bollorè, attualmente primo azionista di Telecom Italia. Forse anche in questo modo, Richard vuole smentire che dietro l’investimento di Vivendi nella società italiana ci sia un progetto con Orange, volto alla creazione di un soggetto tlc paneuropeo che nascerebbe dalla cessione della quota in Telecom a Orange in cambio, anche stavolta, dell’ingresso di Bollorè nel cda di Orange.
Le azioni delle telco francesi, intanto, viaggiano tutte in positivo, con Bouygues che ha toccato rialzi del 6.2% e Orange del 3,9%, mentre Iliad e Numericable-SFR sono cresciute rispettivamente del 3,7% e dell’8,6%.
Segnale, questo, che secondo gli analisti rafforza la convinzione che il consolidamento del mercato francese si concretizzerà e che Iliad ne beneficerà alla grande.