Le telco francesi provano a ripartire, oggi, dopo la terribile giornata di ieri, quando il comparto ha bruciato 9 miliardi di capitalizzazione. Dal 30 marzo, quando si è cominciato a comprendere che il banco stava per saltare, i titoli del settore hanno perso il 13,3% del loro valore, pari a oltre 11,3 miliardi di euro. Tanto è costato il panico scatenato tra gli investitori dalla chiusura delle trattative per il matrimonio tra Orange e Bouygues Telecom.
Accordo che avrebbe consentito una struttura di mercato a tre operatori, favorendo il ritorno a margini più elevati e accelerando gli investimenti nelle nuove reti.
Dopo due anni di tira e molla conclusi con un inatteso nulla di fatto, gli analisti del settore vedono ora il consolidamento del mercato francese quasi come un sogno irraggiungibile, oltre che come una opportunità mancata per migliorare la struttura del mercato.
Ci vorranno ora diversi anni prima che si crei nuovamente la possibilità di trattare un’operazione di consolidamento. I rapporti tra le telco transalpine non sono quel che si dice ‘idilliaci’. Basti pensare che durante questi faticosi negoziati, che hanno coinvolto tutti gli operatori, è stato il ceo di Orange, Stephane Richard a farsi da intermediario tra Bouygues, SFR e Free che non si sono mai seduti insieme attorno a un tavolo. Tutti, però, sembra abbiano tirato un po’ troppo la corda.
“Un’opportunità mancata per tutto il Paese”, ha spiegato Richard, riferendosi anche alla rigidità di tutte le parti in causa, Governo francese compreso.
Difficilmente, tuttavia, Richard si darà per vinto. Anzi, gli osservatori attenti hanno letto nei suoi riferimenti a nuovi potenziali accordi in Europa ma anche in Africa e Medio Oriente, un possibile ‘ritorno di fiamma’ nei confronti di Telecom Italia, di cui il principale azionista è, lo ricordiamo, il gruppo francese Vivendi guidato da Vincent Bollorè, attualmente assorbito dall’imminente accordo con Mediaset.
Secondo quanto riferito da una fonte finanziaria al quotidiano Les Echos, “la logica ora vorrebbe che, a medio termine, Orange acquisisse Telecom Italia per poi bussare alla porta di Deutsche Telekom per proporre una fusione tra pari”.
Un progetto, dunque, di respiro europeo, con Telecom – lo si dice ormai da un po’ – nel ruolo di ‘preda di prestigio’.
Un’attrazione, quella di Richard per Telecom, manifestata sempre con mezze parole e riferimenti ambigui, tanto da scatenare la reazione irritata del presidente Giuseppe Recchi, che arrivò a richiamare Richard a “un’assunzione di responsabilità” per gli effetti delle sue parole sui media e sui mercati. Richard aveva detto che “se Bollorè ci dicesse che la cosa migliore da fare sarebbe un accordo tra noi per fare in modo che Orange compri Telecom, allora guarderemmo all’operazione”.
Anche in questo frangente, è da dire, si registra a stretto giro la precisazione di Richard, che in un’intervista a ‘Challenges‘ ha chiarito che le ambizioni di Orange al momento si limitano al rafforzamento in quei paesi europei in cui la società è già presente, quindi “la Romania, la Polonia o il Belgio”.
Quanto a Telecom Italia, ha spiegato che “sul tema non c’è alcuna attualità. Bisogna essere estremamente prudenti. Osservo che è un tema molto sensibile in Italia. Oltralpe le ambizioni francesi infastidiscono”.
Non sembra così, tuttavia, stando almeno alle dichiarazioni del presidente del consiglio Matteo Renzi, che interrogato – alla presenza del presidente francese Francois Hollande – proprio sul dossier Orange-Telecom disse: “Siamo ben felici se si creerà un polo che potrà valorizzare in particolare la cultura latina, franco-italiana, europea, ma lasciamo che sia il mercato a fare la propria parte e che siano coloro i quali hanno soldi da investire a farsi sentire. È finito il tempo in cui si investiva a parole e non con i soldi”, per poi aggiungere: “L’Italia è molto lieta di accogliere tutti gli imprenditori che hanno voglia di investire nel futuro dei business di questo Paese. E’ lieta e orgogliosa dei nostri imprenditori che vanno all’estero ad acquistare società ed è lieta e orgogliosa che ci siano imprenditori che considerano il nostro mercato interessante”.
Da allora, almeno dal versante politico, è calato il silenzio sui fatti di Telecom, che nel frattempo ha registrato l’uscita di scena dell’ad Marco Patuano e l’arrivo, al suo posto, di Flavio Cattaneo che dovrebbe debuttare ufficialmente in occasione del prossimo Investor Day il 12 aprile a Venezia.