Dopo oltre due mesi di discussioni in vista di una possibile fusione, Orange e Bouygues Telecom sembrano a un punto di svolta: secondo il quotidiano Les Echos, potrebbe infatti esserci l’accordo con i concorrenti SFR e Free, necessario per ottenere il via libera dell’antitrust.
Il presidente di Orange, Stéphane Richard, e Martin Bouygues si sono detti disposti a negoziare fino al 31 marzo, non oltre, ma il numero uno dell’ex monopolista si è anche detto fiducioso di un buon esito dell’operazione.
Per ottenere il via libera dell’Autorità, però, è essenziale trovare un accordo anche con gli altri competitor: SFR di Patrick Drahi e Free di Xavier Niel. Entrambi si sono detti disponibili a condividere frequenze, capacità di rete e clienti mobili, ma secondo le ultime indiscrezioni Free riprenderebbe meno asset di quanto preventivato in un primo momento e nessun cliente mobile.
Quanto ai dipendenti Bouygues, anche questi dovrebbero essere ripartiti tra Orange, Free e SFR, ma lo stesso i sindacati temono amare sorprese a conclusione dell’operazione e chiedono di non essere loro le vittime della fusione. Lo Stato, dal canto suo, ha detto di vigilare proprio affinché l’operazione non abbia ricadute occupazionali ma è ovvio che il rischio c’è ed è per questo che tutti vorrebbero passare con Orange.
A condurre le complesse trattative è il solo Richard, che per stringere i tempi ha annullato un roadshow negli Usa.
Restano infatti da risolvere una serie di ostacoli di non poco conto, in particolare per quanto riguarda il futuro peso di Bouygues Telecom nel capitale dell’operatore storico, controllato dallo Stato al 23%, di cui il 9,6% attraverso la BPI (omologo francese della CDP).
Mentre lo Stato non vorrebbe diluire eccessivamente la propria quota per mantenere i suoi posti in consiglio e il suo potere di veto, Martin Bouygues punta a cedere la sua controllata tlc in cambio di una quota compresa tra il 10 e il 15% di Orange (ma dal suo entourage precisano che l’ambizione è più verso il 15 che verso il 10).