British Telecom (BT) è alla ricerca di un nuovo Ceo, dopo aver annunciato a giugno il licenziamento di Gavin Patterson (resta in carica fino al sostituto). E al prossimo amministratore delegato della società di telecomunicazioni si rivolgono alcuni dei maggiori azionisti di BT. In forma anonima e attraverso il Financial Times lanciano l’appello: “Prendere in considerazione lo spin off completo di Openreach”, la società della rete britannica, di proprietà BT, che nonostante la separazione legale e funzionale dalla casa madre (che la controlla al 100%), resta vincolata sul fronte degli investimenti all’ex monopolista.
L’obiettivo di questo gruppo di azionisti è tentare di far risollevare la performance finanziaria, che ha visto il prezzo delle azioni quasi dimezzarsi negli ultimi due anni. E prima di sapere del suo licenziamento Patterson ha comunicato il piano di ristrutturazione della compagnia con il taglio di 13mila posti di lavoro.
Jan du Plessis, presidente di BT, convinto che il nuovo Ceo sia a lavoro entro la fine dell’anno, si augura anche che porti avanti il piano di rilancio di British Telecom, perché “sostenuto dagli azionisti”. Molti dei quali vorrebbero anche misure più radicali da prendere, come la separazione strutturale di Openreach.
“Ci sono più possibilità che la separazione strutturale avvenga ora con un nuovo CEO e presidente”, ha detto al Ft uno dei 10 azionisti di BT, che non vuole affatto sentirsi dire “Non si può fare”. Un altro azionista, tra i maggiori 25, ha rivelato che c’è stata una “discussione valida” sull’idea della scissione totale di Openreach dall’ex incumbent.
La pressione degli azionisti di BT rispecchia le mosse simili degli investitori attivisti e delle società di private equity in altri mercati europei. Nel nostro Paese Elliott è riuscita ad ottenere la guida della governance di Tim in parte anche per accelerare lo spin off della propria rete in un business separato, e in Danimarca Macquarie ha acquistato quest’anno il gruppo tlc TDC affidando la rete a una società separata.
La replica di BT
BT ha dichiarato: “Openreach è una parte importante di BT e non ci sono piani in corso per vendere l’attività”. Il presidente della compagnia du Plessis ha dichiarato al Financial Times a luglio scorso di non avere “fretta” nel nominare il nuovo amministratore delegato e ha ribadito che vuole un candidato con esperienza nel settore delle telecomunicazioni e della tecnologia. Du Plessis ha detto, inoltre, che prenderebbe in considerazione tutte le opzioni per creare valore alle azioni, come anche una rottura del business ma “non approverò strategie che puntino solo a rafforzare il prezzo delle azioni nel breve periodo e non a pensare a un piano di rilancio a lungo termine”, ha precisato il presidente di BT.
Perché anche il Governo Uk è a favore della separazione totale di Openreach da BT
BT dovrebbe separare la sua rete perché la proprietà del network a banda larga danneggia i consumatori. La pensa così il ministro inglese dell’Edilizia e delle Politiche abitative Dominic Raab, secondo cui la proprietà della rete (Openreach la società della rete è controllata al 100% da BT) rappresenta un “vantaggio ingiusto” e danneggia i consumatori.
Insomma, secondo Raab Openreach dovrebbe essere separata da BT perché oggigirono l’operatore britannico è in grado di “configurare la rete” a suo vantaggio e nel proprio interesse “a detrimento” dei concorrenti.
Secondo il ministro, BT è in grado di dare priorità ai guasti di rete dei suoi clienti senza parità di trattamento per quelli dei concorrenti come Sky, Vodafone e Tre. I rilevi di Raab, che peraltro ha attaccato anche i costi nascosti degli operatori mobili, sono giunti in audizione di fronte a membri del Governo nel quadro di una serie di proposte per tutelare i consumatori da abusi e trattamenti iniqui.
Si riaccende così il dibattito sullo scorporo di BT, un tema ricorrente su cui negli ultimi tempi è tornata ad esprimersi anche l’Ofcom.
Il regolatore britannico dei media e delle Tlc, ha espresso preoccupazione sulla persistente partecipazione attiva di BT nella configurazione dei piani strategici di business di Openreach, la società della rete indipendente nata dalla separazione legale dalla casa madre.
In un report pubblicato a giugno, Ofcom scrive che la separazione legale di BT e Openreach è stata in generale soddisfacente, ma che sussistono ancora alcuni passi importanti da completare per garantire la completa indipendenza (strutturale e funzionale) di Openreach dalla casa madre, che peraltro mantiene il controllo al 100%
Perché è nata Openreach in Uk
L’anno scorso, dopo una battaglia di due anni sul futuro della banda larga nel Regno Unito, BT ha deciso di cedere al pressing di Ofcom dando il via libera alla separazione legale del suo network nazionale, in linea con i piani governativi sulla banda ultralarga.
Da allora, la governance di Openreach, il fornitore nazionale a banda larga, ha subìto diversi cambi di governance. Oggi la società è un’entità legale separata da BT con un board indipendente, come peraltro sottolineato da Ofcom.
Tuttavia, secondo il regolatore di Londra, l’influenza della ex casa madre BT su Openreach resta forte, sia sul fronte della pianificazione strategica sia su quello finanziario. I rapporti fra i manager delle due società sono comprovati da continui scambi di mail fra i manager e lo staff delle due società.
La separazione strutturale porrebbe fine a tutti questi problemi e darebbe un maggiore impulso alla sviluppo della ‘full fiber’ in Uk.