AI e business

OpenAI, il futuro da azienda profittevole è incerto. Per questo i manager abbandonano la nave?

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Dei fondatori originali restano solo il presidente Greg Brokman e Sam Altman, guarda caso l'unico che era stato fatto fuori nel 2023. A distanza di un anno OpenAI potrebbe diventare un'azienda tradizionale, a scopo di lucro, una decisione che pare non aver accolto il favore di chi se ne è andato.

OpenAI, l’azienda che ha creato modelli di intelligenza artificiale rivoluzionari come ChatGPT e DALL-E, sta attraversando una fase di profonda trasformazione. Nata con l’obiettivo nobile di garantire che l’intelligenza artificiale generale (AGI) fosse a beneficio dell’umanità, sembra ora dare priorità al profitto rispetto alla sua missione originale. Questo cambiamento ha creato scompiglio interno, causato dimissioni di alto profilo e portato ad una concentrazione di potere nelle mani del CEO Sam Altman.

Inizialmente un’organizzazione no-profit, OpenAI ha successivamente creato una sussidiaria a scopo di lucro per attrarre investimenti per lo sviluppo dell’AGI. Tuttavia, la struttura aziendale era stata progettata per dare priorità al beneficio sociale rispetto al guadagno finanziario, limitando i profitti degli investitori e mantenendo il controllo finale nelle mani dell’organizzazione no-profit.

Attrarre investitori

Questa struttura è ora messa in discussione. Con una valutazione in forte crescita e ambiziosi obiettivi di raccolta fondi, OpenAI sta attirando investitori che cercano rendimenti sostanziali. Alcuni report suggeriscono che l’azienda stia prendendo in considerazione la possibilità di ristrutturarsi come una società a scopo di lucro, il che potrebbe portare alla perdita del controllo da parte dell’organizzazione no-profit.

Il cambiamento coincide con significativi cambiamenti nella leadership. Il CTO di OpenAI, Mira Murati, ha recentemente annunciato le sue dimissioni, insieme ad altre figure chiave come il Chief Research Officer Bob McGrew e il VP of Post Training Barret Zoph. Queste partenze seguono una tendenza iniziata con il tentativo di estromissione di Altman lo scorso anno e le successive dimissioni di quasi tutti i membri del consiglio di amministrazione coinvolti.


Il dubbio ora è lecito: i manager se ne sono andati perché non d’accordo con la nuova piega che sta prendendo la società? Molto probabile.

La sicurezza dell’IA è in secondo piano?

Mentre sia Altman che Murati sostengono che la tempistica sia casuale, le mosse sollevano preoccupazioni sulla direzione di OpenAI. Alcuni ex dipendenti hanno espresso critiche per il fatto che la “cultura e i processi di sicurezza” siano passati in secondo piano rispetto allo sviluppo del prodotto e ai lanci rapidi.

In mezzo a questa turbolenza, Sam Altman è emerso come una figura dominante. Sopravvissuto a un tentativo di licenziamento e assicuratosi un posto nel consiglio di amministrazione, Altman dovrebbe ora ricevere una quota significativa dell’azienda. Una concentrazione di potere che solleva ulteriori interrogativi sul futuro di OpenAI e sulla sua capacità di mantenere la missione originale.

La trasformazione di OpenAI solleva questioni cruciali sull’equilibrio tra profitto e sviluppo etico dell’IA. Mentre si muove verso una struttura più convenzionale, rimangono preoccupazioni sull’impegno della startup per la sicurezza, la ricerca a lungo termine e la sua missione fondante di garantire che l’AGI sia a beneficio di tutta l’umanità. E non solo del suo business.

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