il caso

OpenAI e lo strano suicidio dell’ex ricercatore Suchir Balaji. A ottobre aveva criticato l’intero settore dell’IA generativa

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Balaji, 26 anni, aveva accusato OpenAI di violare il copyright nel processo di addestramento dei modelli di AI come ChatGPT, ai quali aveva lavorato per un anno e mezzo.

Suchir Balaji, ex ricercatore di OpenAI, è stato trovato morto nel suo appartamento di San Francisco a fine novembre, in quello che le autorità considerano un caso di suicidio. Balaji, 26 anni, aveva lasciato OpenAI nell’agosto 2024, citando divergenze sulle politiche aziendali, e da allora si era fatto notare per una serie di denunce pubbliche contro la società. Aveva accusato OpenAI di violare il copyright nel processo di addestramento dei modelli di intelligenza artificiale come ChatGPT, ai quali aveva lavorato per un anno e mezzo.

Balaji e l’intervista critica nei confronti di OpenAI

In un’intervista di ottobre al New York Times, Balaji aveva criticato l’intero settore dell’IA generativa, definendo insostenibile il modello economico basato sull’utilizzo di dati protetti da copyright senza autorizzazione. Sul suo blog, aveva spiegato che il training dei modelli generativi implica la copia di tali dati, configurando una potenziale violazione del copyright. Secondo lui, questo approccio danneggia sia le aziende che gli ecosistemi digitali, favorendo la duplicazione incontrollata di contenuti e introducendo software capaci di competere con i modelli economici tradizionali gestiti da umani.

Il suo nome è emerso in documenti legali presentati dal New York Times in una causa contro OpenAI, che accusa la società di aver utilizzato illegalmente materiale protetto da copyright per addestrare ChatGPT, causando danni stimati in miliardi di dollari. Balaji era indicato come uno dei detentori di informazioni cruciali per supportare queste accuse.

Nel suo account X scriveva: “Sono scettico sul fatto che il fair use possa essere una difesa plausibile per molti prodotti di AI gen”

“Ho lavorato in OpenAI per quasi 4 anni e mi sono occupato di ChatGPT nell’ultimo anno e mezzo. Inizialmente non sapevo molto su copyright, fair use, ecc., ma ho iniziato a interessarmi dopo aver visto tutte le cause legali intentate contro le aziende che sviluppano intelligenza artificiale generativa”, scriveva Suchir Balaji in un post sul suo account X. “Cercando di comprendere meglio la questione, sono giunto alla conclusione che il fair use sembri una difesa piuttosto poco plausibile per molti prodotti di intelligenza artificiale generativa, principalmente perché questi possono creare sostituti che competono con i dati su cui sono addestrati. Ho scritto nel mio post i motivi più dettagliati per cui credo questo. Ovviamente, non sono un avvocato, ma penso sia comunque importante che anche i non avvocati comprendano il diritto – sia nella lettera, sia nelle ragioni per cui esiste.

“Detto ciò, non voglio che questo sembri una critica specifica a ChatGPT o a OpenAI, perché la questione del fair use e dell’intelligenza artificiale generativa è molto più ampia di un singolo prodotto o azienda. Invito vivamente i ricercatori di machine learning a informarsi di più sul diritto d’autore – è un tema davvero importante, e precedenti spesso citati, come quello di Google Books, non sono in realtà così solidi come potrebbero sembrare. Se vuoi discutere di fair use, machine learning o diritto d’autore, sentiti libero di contattarmi – penso che sia un’intersezione davvero interessante. Trovi la mia email sul mio sito personale”, aveva concluso.

Elon Musk commenta con un criptico “Hmm”

Nonostante la polizia non abbia trovato prove di crimini collegati alla sua morte, la notizia ha sollevato sospetti, alimentati dal criptico commento “Hmm” di Elon Musk su X, alludendo forse a una connessione con la sua battaglia legale contro il CEO di OpenAI.

Musk è sempre stato critico nei confronti di OpenAI per essersi allontanata dalla sua missione originale, per il suo rapporto con Microsoft e per i potenziali rischi legati allo sviluppo dell’IA avanzata. La sua rivalità è alimentata sia da preoccupazioni filosofiche e strategiche, sia da interessi personali e imprenditoriali nel settore dell’intelligenza artificiale. Musk ha fondato xAI nel 2023, un’azienda che si propone di sviluppare un’intelligenza artificiale alternativa in grado di competere con quella di OpenAI.

Da non-profit a profit

OpenAI è stata fondata nel 2015 come un’organizzazione no-profit con l’obiettivo di garantire che l’intelligenza artificiale beneficiasse tutta l’umanità. Ma le cose sono cambiate. A settembre la società ha annunciato che intende trasformare OpenAI in una società a scopo di lucro e Musk ha espresso preoccupazioni sul fatto che questa transizione abbia tradito gli ideali originali, mettendo il profitto sopra l’interesse collettivo.

Di recente anche Mark Zuckerberg si è schierato con Musk per bloccare la trasformazione di OpenAi in una società a scopo di lucro. Secondo il capo di Meta, consentire alla società di diventare una for-profit sarebbe un precedente pericoloso: “Ci sarebbero significative implicazioni per la Silicon Valley. Se il nuovo modello di business di OpenAi fosse valido, gli investitori no profit otterrebbero lo stesso vantaggio chi investe in modo convenzionale in società a scopo di lucro, beneficiando anche delle detrazioni concesse dal governo”, ha scritto Meta in una lettera di Meta al procuratore generale della California Rob Bonta.

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