Open RAN, il nuovo paradigma delle reti Tlc aperte, è una grande occasione per il mercato italiano delle telecomunicazioni. Il nuovo standard sale agli onori della cronaca in un periodo di grande fermento per la industry, che si trova in una condizione astrale più unica che rara per puntare alla crescita, in trepida attesa dei fondi del PNRR per la fibra e per il 5G (3,8 miliardi per l’Italia a 1 Giga e 2 miliardi per il 5G) e alle porte della nuova mappatura Infratel, che renderà note a brevissimo le intenzioni di investimento 5G degli operatori. Questo in estrema sintesi l’oggetto dell’evento di JMA, che si è tenuto il 22 settembre nella sede di Castel San Pietro sulla Via Emilia, chiamando a raccolta per la prima volta in presenza dopo la pandemia la industry italiana delle Tlc.
All’evento hanno partecipato Remo Ricci, AD JMA Teko; Giovanni E. Corazza, Presidente della Fondazione Marconi; Nicola Blefari Melazzi, Direttore CNIT, che ha presentato Il Progetto RESTART per il rilancio delle Telecomunicazioni in Italia; Giovanni Ferigo (AD Inwit); Daniele Franceschini (Head of Innovation&Standard TIM); Gianluca Verin (Presidente Athonet); Antonio Capone (Politecnico di Milano, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio 5G & beyond), Luca D’Antonio (Responsabile delle Strategie di JMA); il comico Paolo Cevoli, che ha presentato il suo Marketing Romagnolo; il mondo delle Università con Davide Dardari, Università di Bologna-Cesena; Andrea Conti, Università di Ferrara; Amedeo Capozzoli, Università di Napoli, Luigi Atzori, Università di Cagliari, Tommaso Foggi, Università di Parma; Graziano Bini (Head of Fixed&Mobile Access Engineering TIM), Silvia De Fina (Head of 5G Business Development and Solutions Italtel), Vincenzo Bombelli (Technology Director Cellnex), Stefano Giordano (Università di Pisa), Lorenzo Minghini (JMA); le conclusioni sono state affidate a Mario Frullone, Direttore scientifico della FUB.
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Tim-JMA Wireless, a Faenza la prima soluzione Open RAN in Italia
Il contesto
Ed è in questo contesto in forte movimento che la industry delle Tlc guarda con crescente interesse al nuovo standard tecnologico Open RAN, che consentirà per l prima volta di aprire la RAN, disaggregando hardware e software delle reti mobili, e di rompere così i vecchi monopoli delle reti da anni in mano a un pugno di player (Nokia, Ericsson, Huawei, ZTE).
“L’Open RAN è una rivoluzione nel mondo delle Tlc – ha detto Remo Ricci, amministratore delegato di JMA Teko – consentirà di rompere le catene del mercato delle reti e di disegnarne le architetture aprendo la RAN”.
Un cambio di passo tecnologico che vede l’Italia già avanti, come dimostra sul campo l’esperienza di Faenza frutto della collaborazione fra JMA Teko e Tim.
Una sfida per il vecchio mondo delle Tlc, abituate ad una gestione “mono-vendor” delle componenti hardware e software delle reti. “L’Open RAN consentirà a tecnologie di vendor diversi di comunicare fra loro e a nuovi player di entrare sul mercato e competere rompendo l’attuale oligopolio dei vendor”, aggiunge Ricci.
Un salto quantico tecnologico, paragonabile a fatti analoghi del passato, come ad esempio l’avvento sul mercato IT del nuovo paradigma open source. E il rischio per chi non lo riconoscerà sarà di finire come Kodak e Polaroid, superati per mancanza di innovazione.
PNRR in arrivo
Il contesto per le Tlc è favorevole. L’uscita dalla pandemia e l’arrivo dei fondi del PNRR alle porte danno nuova linfa alla industry. “E’ un’opportunità che va colta – ha detto Giovanni E. Corazza, Presidente della Fondazione Marconi – le reti sono un elemento fondante nel PNRR e si intrecciano con tutte le missioni del piano dalla Salute all’equità sociale alla mobilità. L’Open RAN rientra in questo passaggio”.
Progetto RESTART
Il PNRR è anche un’occasione per spingere sul rientro dei cervelli in Italia. “Il PNRR prevede 3.800 posti di ricercatore, riprendiamoli dall’estero”, propone Nicola Blefari Meleazzi, Direttore del CNIT che ha presentato il progetto RESTART per il rilancio delle Telecomunicazioni in Italia. La mancanza di laureati STEM in Italia si fa sempre più sentire e ogni proposta è buona per riportare il nostro paese al livello che le compete in termini di competenze in un settore, le Tlc, dove per decenni abbiamo primeggiato, da Marconi al GSM. Il progetto RESTART sarà certamente un utile strumento per impegnare in modo concreto i fondi compresi fra 100 e 150 milioni di euro dedicati alla ricerca presenti nel PNRR.
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Neutral host, 5G e Open RAN Alliance
Tanto più che la realizzazione delle reti 5G diventa sempre più strategica per il rilancio economico del paese e il superamento del digital divide. Lo sa bene Giovanni Ferigo, amministratore delegato di INWIT che ricorda l’attività della tower company da lui guidata nella connessione di ospedali (tutte le sale operatorie e le Asl vanno connesse), università, centri commerciali, alberghi ecc. Un’attività che coinvolge anche la gestione di di droni, IoT, il lancio di startup e l’attenzione alla sostenibilità del business. “Stiamo per lanciare la prima torre completamente in legno, vicino a Milano”, ha detto Ferigo, aggiungendo che “siamo l’unica tower company che fa parte della Open RAN Alliance”.
5G, slicing della core network
“In un mondo che cambia rapidamente l’innovazione rappresenta il faro”, dice Daniele Franceschini, Head of Innovation&Standard Tim, che ricorda come la digitalizzazione sia stata fortemente accelerata dalla pandemia e come questa transizione sia basata di fatto su alcuni capisaldi: il cloud, la data society, ‘Artificial Intelligence e il 5G che di fatto rappresenta il mondo di congiunzione fra Cloud e AI. Uno standard aperto come l’Open RAN, che si basa sulla disaggregazione tra HW e SW consente la migrazione dell’accesso radio nel cloud e la migliore applicazione dell’artificial intelligence alla rete radio. L’ecosistema aperto e interoperabile nel cloud, con più attori e cicli di innovazione più veloci consente di aumentare la velocità e flessibilità nella creazione di nuovi servizi digitali 5G impiegando al meglio il concetto di Network slicing. Per questo l’Open RAN e la cloud transformation rappresentano quindi la direzione adeguata per il futuro della rete.
Un futuro preconizzato già una decina di anni fa da Athonet, che realizzò le prime core network mission critical nel 2011 con le reti Lte di Nokia. In seguito “abbiamo realizzato la core network per la Protezione Civile dopo il terremoto dell’Aquila”, dice Gianluca Verin, Presidente di Athonet.
Le Tlc non sono una commodity
L’idea comune “di tacciare le Tlc come una commodity è stato un errore che ha provocato un danno enorme all’Occidente”, ha detto Antonio Capone, Professore del Politecnico di Milano Responsabile Scientifico dell’Osservatorio 5G & beyond. Non è un mistero che anche a causa di questa falsa credenza, che le Tlc siano una commodity, oggi l’Occidente sia in ritardo nella realizzazione del 5G rispetto a Usa e Asia. “Questo ritardo si percepisce – dice Capone – le lauree triennali in Tlc sono scomparse in Italia ma un po’ dappertutto in Europa e anche in Germania”. L’Open RAN può quindi rappresentare una seconda chance per Nord America ed Europa per riprendere la corsa al primato nel 5G. “Le tecnologie sono scappate, il software no”, ha aggiunto Capone.
Ma perché ciò avvenga è necessario anche un forte impegno sul fronte della comunicazione e del commitment, “per rendere la figura dell’ingegnere più attraente agli occhi dei giovani”, ha detto Luca D’Antonio, Responsabile strategie di JMA Teko, che nei suoi laboratori di R&D ha messo a punto i prodotti XRAN presenti nelle reti dei clienti.
5G e Open RAN occasione di ripresa per le Tlc
E se l’università deve fare i conti con numeri di studenti sempre più esigui e una percentuale di “mortalità” al primo anno fra il 30% e il 40%, per le imprese dell’intera filiera delle Tlc l’Open RAN, così come l’avvento del 5G, sono una grandissima occasione di ripresa. “Questo è il momento in Italia ed in Europa di investire in 5G ma anche nello sviluppo dell’Open RAN”, ha detto Graziano Bini, Head of Fixed&Mobile Access Engineering TIM, ricordando come negli ultimi 20 il nostro paese e la Ue nel complesso abbia perso molto terreno nel mercato delle Tlc a livello globale. E’ per questo che la disarticolazione fra hardware e software sottesa all’Open RAN rappresenta un’occasione per rompere l’oligopolio dei pochi vendor dominanti e far nascere un ecosistema più ampio. Un’occasione che se colta appieno potrebbe dare nuova linfa anche ai system integrator, ha detto Silvia De Fina, (Head of 5G Business Development and Solutions Italtel): “Se Open RAN significa flessibilità, allora si tratta di un mezzo per risolvere la segmentazione tipica del 5G, uno standard che per sua natura dovrà intercettare un mercato estremamente segmentato”.
Quel che emerge è che l’Open RAN potrà aprire la filiera “a tanti nuovi attori”, ha detto Vincenzo Bombelli (Technology Director Cellnex), che per una tower company come Cellnex vede un ruolo centrale per disaccoppiare il fornitore di rete dall’operatore.
Infine, JMA Teko si propone come una “piattaforma general purpose per i Vertical”, ha detto Lorenzo Minghini, giovane ingegnere di JMA Teko, partita 6 anni fa con le prime soluzioni Open RAN realizzate per la prima volta 3 anni fa in uno stadio di calcio.
5G, la ripartenza fra Vertical e frequenze
Il clima speciale di speranza e la voglia di rilancio che si è respirato all’evento di JMA Teko non sono passati inosservati a Mario Frullone, Responsabile Ufficio Studi della FUB che ha chiuso l’evento squadernando alcune domande che restano aperte. “Ci sono le condizioni esterne perché l’Open RAN e con esso il 5G si possano realizzare appieno nel nostro paese? Le autorità stanno creando queste condizioni affinché le molteplici opportunità di business connesse all’Open RAN e al 5G si realizzino appieno?”.
La risposta è sì, perché le condizioni perché il 5G possa partire ci sono tutte e le opportunità di business legate ai Vertical sono in fase di sviluppo.
Intanto, il nostro paese sul fronte delle frequenze dovrà chiarire se ne serviranno di nuove a breve per il 6G. Una domanda alla quale dovremo rispondere come sistema paese entro il 2023, in vista del prossimo WRC23, la conferenza mondiale delle frequenze organizzata dall’Onu per fissare le policy mondiali dello spettro radio. Gli Usa hanno già fatto sapere che vogliono nuove risorse spettrali “unlicensed”, mentre in Europa la richiesta è di ulteriori 500 Mhz per il WiFi mentre per un’ulteriore porzione di 600 Mhz non è ancora chiaro quali tecniche di licensing saranno utilizzate.
In Italia, intanto, è in corso la consultazione pubblica dell’Agcom sull’uso dello spettro per i Vertical. Si tratta di un primo passo, in attesa di capire come nel nostro paese si svilupperanno le cose sul fronte dell’uso privato dello spettro.
Intanto, i Vertical risponderanno alla consultazione pubblica? Quali sono le intenzioni dei Vertical?
Infine, si attendono a giorni i risultati della mappatura Infratel degli investimenti 5G degli operatori al 2026. Una tappa fondamentale per capire come saranno gestiti ed allocati i fondi del PNRR. Su questi temi, così come su quello della condivisione dello spettro in banda 3.6-3.8 Ghz, la compatibilità del 5G con il satellite, i ponti radio in banda 3.8-4.2 Ghz, sono aperti i tavoli istituzionali del caso. Il dibattito è molto vivace.
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