Si sta per aprire un’altra delicatissima partita che in autunno terrà sicuramente banco.
Ci riferiamo all’uso dei fondi europei del PNRR per il finanziamento delle Aree Grigie.
Come si sa Bruxelles non ha mai amato e non ama che i soldi pubblici vadano all’incumbent, ovvero all’ex-monopolista, a maggior ragione quando i soldi sono europei.
Concorrenza e gare italiane
La DGCOMP della UE è sempre tenuta a valutare l’impatto anti-competitivo che qualsiasi misura può avere sul mercato e sul grado di concorrenza tra operatori e siamo sicuri lo farà anche per queste gare italiane.
Anche i competitor di TIM ovviamente non amano che l’ex-monopolista sia finanziato con i soldi pubblici. A maggior ragione questa volta, vista la virata del ministro Vittorio Colao che vuole assegnare soldi pubblici per le nuove reti nelle Aree Grigie a fondo perduto (secondo il cosiddetto “modello ad incentivi”).
In poche parole i soldi per costruire le nuove reti saranno pubblici, ma la rete rimarrà di proprietà dell’operatore privato, modificando quanto accaduto in passato. Nelle precedenti gare le Aree Bianche, erano state assegnate con il “modello in concessione” ad Open Fiber che alla fine del periodo dovrà restituirla allo Stato. Quindi passiamo dal modello “rete pubblica” con soldi pubblici a quello “rete privata” con soldi pubblici. Ma sempre di soldi pubblici si tratta!
Occhi su TIM
È chiaro che se i soldi dovessero andare a TIM, ex-monopolista italiano che detiene nelle Aree Grigie ancora alte quote di mercato, questo “modello ad incentivi” avrebbe forti impatti sulla concorrenza ed i soldi che TIM risparmia per la rete, grazie all’eventuale iniezione di soldi pubblici, potrebbero essere utilizzati per sussidiare la sua Divisione retail e mettere in difficoltà i concorrenti. Stiamo del resto già vedendo in questi giorni cosa sta succedendo con i diritti sportivi.
CDP situazione delicata
Ma la partita più delicata, come dicevamo, la gioca Cassa Depositi e Prestiti (CDP) che è stata messa in una situazione difficile dalle scelte sbagliate della precedente gestione.
Oggi CDP ha il piede in due staffe. Avrà a breve la maggioranza assoluta (60%) e la gestione di Open Fiber (a chiusura del deal, in attesa di signing) ed ha quasi il 10% di TIM, società in cui è il secondo azionista e si è presentata in lista comune con i francesi di Vivendi (primo azionista di TIM) assicurando al proprio Presidente, Giovanni Gorno Tempini, un posto nel CdA di TIM.
Cosa farà adesso CDP?
Commissione Ue vigile
Di sicuro la Commissione Europea vigilerà perché in Italia ci sia una vera gara e nessuna aggregazione (Consorzio) tra Open Fiber e TIM, che di fatto sarebbe una sorta di spartizione mascherata, visto che oggi sono gli unici due veri competitor sul mercato delle infrastrutture wholesale.
Siamo più che certi l’Antitrust europeo vigilerà con estrema attenzione per impedire qualsiasi forma di coordinamento tra TIM e Open Fiber, visto il conflitto di interesse di CDP (siede nel CdA delle due società, avendo quindi accesso alle informazioni, ai piani ed alle strategie commerciali delle due società e svolgendo un ruolo decisionale primario in entrambi i casi). È vero che CDP in TIM è poco sotto il 10%, ma, a nostro giudizio, è anche vero che TIM in questo momento non farebbe nulla senza l’assenso di CDP, anche in considerazione di altre partite parallele tuttora in corso.
I prossimi mesi ci diranno se siamo stati profeti o, meglio, se siamo stati attenti nel valutare accortamente tutti gli elementi presenti già da tempo sul tavolo.