Open Fiber o Open Titanic?
Il Governo continua a far finta di niente mentre il disastro di Open Fiber si consuma sotto gli occhi di tutti.
Ritorna in mente il salone delle feste del Titanic, mentre l’iceberg che aveva sfondato la grande chiglia assisteva imperterrito all’ingresso di una montagna d’acqua che avrebbe fatto poi affondare il gigante dei mari, considerato inaffondabile.
Gli ultimi dati disponibili, aggiornati al 31 dicembre, pubblicati da Infratel e relativi alle Aree bianche del paese, sono inequivocabili ed inesorabili.
I numeri inesorabili di Open Fiber
Open Fiber ha cablato solo poco più di 2,3 milioni di Unità Immobiliari, dove il servizio è “attivabile”, su 6,4 milioni da realizzarsi entro il prossimo giugno. Infratel ha richiesto altri 2 milioni di euro di nuove penali. E allora è il caso di chiedersi: “Dobbiamo aspettare il 30 giugno per avere la conferma che i lavori nelle aree bianche non saranno finiti e perderemo larga parte dei fondi europei?”.
Anche gli impegni assunti lo scorso luglio dall’azienda guidata da Mario Rossetti, con firma della relativa Convenzione e finalizzata al cablaggio delle Aree grigie sussidiate, sono stati ampliamente disattesi.
Su 33.000 civici che avrebbero dovuto essere cablati e resi con servizio disponibile entro il 31 dicembre scorso, ne sono stati realizzati, secondo quanto dichiarato da Open Fiber stessa, solo 27.000.
Attendiamo adesso la certificazione dei dati reali dal soggetto deputato al controllo, Infratel. Ad ogni modo, anche se il numero dovesse essere confermato, è evidente lo stato comatoso in cui versa Open Fiber se dopo aver preso un impegno in luglio questo è subito disatteso appena 5 mesi dopo.
Stessa storia nelle Aree nere
Ad aggiungersi a questo inaccettabile ritardo c’è poi il significativo rallentamento del cablaggio nelle Aree nere. Il 2022 si chiude con un numero di Unità Immobiliari realizzate che è la metà di quello degli anni precedenti.
Insomma Mario Rossetti può vantare proprio dei bei “successi”. Con la sua gestione ha, di fatto, mancato tutti gli obiettivi di Piano industriale che egli stesso si era dato.
Open Fiber è ormai oberata dal debito, che secondo stime potrebbe raggiungere i 5 miliardi alla fine del 2023, ed appare inoltre incapace di rispettare gli impegni presi con il Governo. L’azienda gestita da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) sta creando un serio danno al sistema produttivo dell’Italia, che necessita invece al più presto di una rete in fibra ottica, pervasiva e tecnologicamente avanzata, per poter sostenere le proprie imprese e garantire accesso ad internet a tutte le famiglie ovunque si trovino. Dal piccolo paesino alla grande città.
E nelle Aree grigie non sussidiate siamo al pianto greco
La situazione si aggrava ancor di più, se guardiamo a quella parte di Aree grigie non sussidiate che Open Fiber ha dichiarato alle Autorità italiane che cablerà entro il 2026.
Ora, visto il ritardo nelle Aree bianche e Grigie sussidiate, visto il rallentamento nelle Aree nere, come può essere credibile Mario Rossetti, l’AD di Open Fiber, quando dice che cablerà le Aree grigie commerciali? Riuscirà ad ottenere il finanziamento dalle banche creditrici, visto che non ha rispettato nessuno degli impegni presi solo il 3 dicembre 2021? È ancora colpa della precedente gestione (della quale peraltro era CFO con responsabilità sul controllo di gestione)?
Servono azioni di discontinuità: vendere la parte di Open Fiber sulle Aree nere!
È chiaro che, per salvare il salvabile, esiste ormai una sola soluzione che si sta configurando e cioè la vendita immediata da parte di CDP delle Aree nere di Open Fiber.
Infatti qualunque soluzione si voglia portare avanti per la realizzazione della rete nazionale, acquisto della rete di TIM o OPA sulla stessa, nel momento in cui si dovrà procedere al merger con Open Fiber le aree nere dovranno essere cedute. Ed allora visto il disastro fatto dalla gestione di Mario Rossetti, probabilmente il momento migliore è adesso. Ogni giorno di ritardo distrugge valore, quel valore che Open Fiber ha costruito negli anni passati.
Ed ecco perché venderle subito
Vendere adesso significa, peraltro, vendere ad un prezzo più alto. Ogni giorno che passa FiberCop cabla le Aree nere. Ogni giorno che passa il gap di vantaggio di Open Fiber si riduce. E di conseguenza si riduce anche il valore.
Vendere adesso significa far si che finalmente CDP esca dall’imbarazzante conflitto di interessi di essere azionista di TIM e del suo maggior competitor infrastrutturale. Restando azionista nelle sole Aree bianche e grigie sussidiate, il conflitto di interessi con TIM si può quantomeno attenuare.
Vendere adesso significa che la rimanente Open Fiber, che potrebbe essere interamente posseduta da CDP, potrà dedicarsi a tempo pieno, finalmente, a finire le Aree bianche e grigie sussidiate.
Chi deve decidere, decida e decida in fretta…
Fate presto, per evitare che cittadini ed imprese italiane non debbano più continuare a chiedere perché nessuno non fa nulla di fronte a questo sperpero di denaro pubblico, ormai usato solo per pagare gli interessi sul debito di Open Fiber e non per collegare case ed aziende con la fibra alla rete di cui nessuno può fare più a meno.