Una inspiegabile proroga dei tempi indicati nei bandi su lavori già assegnati
Il Sole24Ore riporta oggi la notizia secondo cui nella bozza del nuovo decreto sul PNRR approvato giovedì scorso dal Consiglio dei Ministri c’è l’ennesimo pacchetto semplificazioni a favore delle società impegnate negli scavi per la posa della fibra ottica (che tutto fanno fuorché, appunto, gli scavi per la fibra), con lo scopo di accelerare i lavori finanziati dal PNRR e che devono essere conclusi entro il 2026.
L’intervento più controverso riguarda la proroga di ben due anni di tutti i permessi già rilasciati per i cantieri tlc su cui ci sono, peraltro, molti dubbi degli esperti. Non sarebbe infatti una norma coerente con il diritto amministrativo. Chi esegue i lavori deve sempre specificare la tempistica (data di inizio e data di fine dei lavori)
Alcune considerazioni a riguardo
Stiamo parlando appunto di permessi già rilasciati, che riguardano quindi le Aree bianche ed il cui concessionario è Open Fiber.
I lavori per le Aree grigie a fallimento di mercato (quelli relativi ai fondi del PNRR) di fatto non sono ancora iniziati e addirittura non è stata fatta neanche la progettazione.
La proroga di 24 mesi dei permessi già rilasciati per i cantieri tlc otterrà, ahimè, l’effetto contrario. Anziché velocizzare i lavori, diventerà una scappatoia per autorizzare Open Fiber ad ulteriori rinvii di altri 24 mesi che comporteranno la perdita di gran parte dei fondi europei. E su questo siamo pronti a scommettere.
E poi c’è un’altra bugia non a fin di bene
Non è vero, come ha sempre sostenuto Open Fiber, che era difficile ottenere i permessi e che i ritardi erano imputabili proprio al rilascio dei permessi. Al contrario, Open Fiber ha avuto i permessi, non ha fatto i lavori e ora ottiene altri 24 mesi di proroga, con la certezza di nuovi ulteriori ritardi nelle Aree bianche e con altrettanto certezza che non realizzerà le opere previste entro il 2026 e finanziate con il PNRR.
Se tutto questo si realizzerà, di chi sarà la responsabilità? E ci riferiamo naturalmente alla responsabilità politica, perché su quella operativa ed industriale vi è una firma grande come una montagna.