L’articolo 76 della Legge di Bilancio depositata oggi alla Camera prevede interventi in materia di banda ultrlalarga per 220 milioni di euro all’anno spalmati nelle annualità dal 2027 al 2029, 660 milioni in totale, per la copertura delle aree bianche. L’unico concessionario del piano BUL per le aree bianche è Open Fiber, si tratta quindi di una misura destinata all’operatore controllato al 60% da Cdp e al 40% dal fondo australiano Macquarie.
Se l’articolo proposto dal Governo passerà al vaglio del Parlamento, il contributo diventerà legge entro fine anno. Una fonte vicina al dossier ha spiegato a Key4biz che non si tratta di nuovi ‘aiuti di Stato’, ma di fondi già previsti dalla convenzione e che rientrano nel riequilibrio dei fondi già previsti dai bandi.
Il riequilibrio per extra costi previsto dalla convenzione
Si tratta di somme a copertura degli extra costi già erogati. Sempre secondo fonti vicine al dossier, che i fondi arrivino nel periodo dal 2027 al 2030 non significa che i lavori termineranno nel 2030. La concessione di Open Fiber è ventennale e confermano invece gli obiettivi di copertura del piano industriale che prevedono la fine dei lavori nel 2024.
Si ricorda che il piano BUL, varato nel 2016, si sarebbe dovuto chiudere nel 2020, termine poi prorogato al 2025 su richiesta di Open Fiber.
Decisione Ue su aiuti di stato per le aree bianche scaduta nel 2022
Non si tratta, quindi di aiuti di Stato, anche perché la decisione di Bruxelles sugli aiuti di Stato per le aree bianche, firmato nel 2016 dal Commissario europeo alla Concorrenza Margrethe Vestager, è scaduta il 31 dicembre del 2022 (Banda ultralarga, Decisione Ue sugli aiuti di Stato per le aree bianche).
Banda ultralarga, Decisione Ue sugli aiuti di Stato per le aree bianche